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La via del sale, in Sicilia   

di Giorgia Giacomelli  

 

Lungo la strada che da Trapani conduce a Marsala, costeggiando la laguna dello Stagnone, sono visibili montagne dal candore abbagliante che luccicano sotto i raggi solari, non si tratta di rocce innevate, bensì cumuli di sale lasciati ad asciugare al sole, ecco li vi troverete immersi nelle famose saline, che costituiscono la Riserva Naturale Orientata Saline di Trapani e Paceco gestita dal WWF. Le saline vennero impiantate in Sicilia dai fenici i quali, ebbero per  buona parte del primo millennio a.C., il monopolio “dell’oro bianco”, prodotto indispensabile per l’alimentazione umana e componente privilegiata dell’economia del tempo. La riserva si estende su un’area di quasi mille ettari includendo nella maggior parte del territorio proprietà private, nelle quali piccole e grandi imprese esercitano la millenaria attività della “coltivazione del sale”. Le circostanze climatiche favorevoli quali: acque basse, temperatura elevata e vento favoriscono l’evaporazione e contribuiscono a creare uno scenario suggestivo e irreale, formando un’immensa scacchiera naturale dalle colorazioni che dal verdastro tendono al rosa. Il momento più bello ed emozionante per visitare questi luoghi è il tramonto, quando la luce colpisce le vasche e il bianco del sale e il celeste del mare si tingono di rosso, arancione e giallo creando una vera e propria tavolozza di colori. Le saline sono composte da un insieme di vasche artificiali per favorire lo scolo dell’acqua, attraverso canali e livelli. L’ambiente ultra salato ospita associazioni vegetali che si sono adottate a queste condizioni di vita, come le chenopodiacee specie di erbacce o piccoli arbusti che nella loro varietà hanno colonizzato gli argini delle vasche e i pantani salmastri. I bacini utilizzati per l’estrazione del sale ospitano una grande diversità biologica, dai microscopici batteri a una grande varietà di uccelli che trovano in questo ambiente sosta e cibo durante le migrazioni autunnali e primaverili. Le specie che si trovano in questa zona sono circa 196 e tra queste ci sono: i limicoli, gli aironi, i gabbiani, i fenicotteri, i falchi di palude e più di 5.000 anatre che trovano rifugio nelle vasche. Numerosi anche gli insetti come la piccola farfalla Orgya dubia, che in Italia è presente soltanto qui.    

Trovandosi in questi luoghi magici non si può non visitare il Museo del sale di Nubia ospitato in un baglio risalente al XVII secolo. Qui sono illustrate le fasi di lavorazione del sale e conservati alcuni attrezzi utilizzati per l’estrazione e la raccolta. Il museo si può visitare tutto l’anno, occorre però ricordare il ciclo del sale che inizia a marzo e si conclude a settembre. Orari d’apertura: 9-12.30 e 16-19.30 da lunedì al sabato; ingresso libero.    

Nel museo potete trovare anche il ristorante “Trattoria del Sale” che racchiude in se tutti gli elementi rappresentativi della miglior storia, cultura e tradizione della cucina siciliana.    

Seguendo la strada principale SP 21 in direzione dello Stagnone, un’indicazione segnala il Museo del sale Ettore e Infersa. Si deve alla passione di questi due uomini, che hanno restaurato e rimesso in funzione un mulino di oltre cinquecento anni, un tempo strumento indispensabile per la macinazione del sale, se ancora oggi è possibile assaporare il fascino del lavoro di un tempo. Orari d’apertura: tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.30; ingresso Euro 3,00.    

In mezzo alla laguna dello Stagnone, un bacino naturale paludoso e dai bassi fondali, sorge l’isoletta di Mozia, che fu un’antica colonia fenicia fondata nell’VIII secolo a.C.. L’isola, come la maggior parte delle altre colonie fenicie, era una stazione commerciale e doveva fungere come punto d’attracco per le navi provenienti dal Mediterraneo. Fu molto prospera fino a quando fu rasa al suolo dall’esercito greco di Dionisio I di Siracusa. I moziesi che riuscirono a sottrarsi dall’eccidio si trasferirono sulla vicina costa, nel luogo in cui dove sarebbe sorta l’odierna Marsala. Mozia fu riscoperta da un nobile inglese, Joseph Whitaker, che grazie a degli scavi riportò alla luce una piccola parte del patrimonio archeologico. Il percorso che conviene seguire per compiere un itinerario completo (1 h e mezza circa) è la strada in terra battuta che corre lungo la costa, sulla quale si incontra per prima la casa dei mosaici caratterizzata da un grande cortile con un portico; il pavimento presenta decorazioni musive a ciottoli di fiume bianchi e neri, con scene di leoni, grifoni e altri animali in lotta. Seguono i resti della porta Sud, fiancheggiata da torri e da un tratto di mura, essa era collegata da una strada retta alla porta Nord. Subito dopo è il cothon che serviva per riparare, in un luogo interno e al sicuro dai venti, le navi danneggiate; in questo punto addentrandosi al cuore dell’isola si arriva al tophet che era un’area dedicata al dio Baal Hammon, famosa per i sacrifici umani di bambini e animali.  Poco più in là troverete la necropoli con numerosi cippi, stele funerarie e un santuario. Proseguendo verso la costa si giunge alla porta monumentale più importante dell’isola, porta Nord, collegata verso l’interno con la porta Sud per mezzo di una strada lastricata ancora conservata per un buon tratto e verso l’esterno tramite un percorso ora sommerso dal mare, che nelle giornate limpide è ancora possibile individuare sotto l’acqua. Tappa finale dell’itinerario è il Museo Whitaker, allestito in un’ala della villa del primo archeologo dell’isola. Il museo, riordinato e ampliato, accoglie i materiali degli scavi moderni (1960-1990), la giovane in tunica, statua greca in marmo della seconda metà del V secolo a.C.; e infine la nuova sezione espositiva dove si possono osservare le vetrine e i pannelli che documentano i ritrovamenti d’epoca preistorica, i resti delle fortificazioni e oggetti provenienti dai diversi quartieri dell’abitato dell’isola. Orari d’apertura: 9-13; 15-18    

Per raggiungere l’isola si possono noleggiare piccole barche all’imbarcadero di Spagnola. Per il traghettamento: Compagnia di navigazione Arini-Pugliese  (tel: 347-7790218/347-3430329). Sul lato di Mozia dove si sbarca, c’è un botteghino dove si acquista il biglietto d’ingresso che comprende sia l’accesso al Museo Whitaker che la libera visita dell’isola.
 

 

 

 

NOTIZIE UTILI

 

In aereo: l’aeroporto di Trapani “Vincenzo Florio” in località Birgi dista 15 Km dai centri di Trapani e Marsala. Lo scalo di Trapani è collegato con voli da Roma, Milano e Orio al Serio. La compagnia che fa scalo nella città siciliana è Ryanair (www.ryanair.com).
 

 

 

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