Di
sicuro c’è una sola verità, quella
cantata da Lucio Dalla, cioè che “nel
centro di Bologna non si perde neanche
un bambino...”. E allora coraggio,
entriamo nella città “tra la via
Emilia e il West” (questo, però, lo
cantava Francesco Guccini) e
approfittiamone per conoscere meglio
questa capitale del buon gusto e della
gastronomia, della cultura e dell’arte,
giovane e antica al tempo stesso, vivace
e ospitale, accogliente e divertente in
ogni stagione. Sarebbe un errore
limitarsi a identificarla con i
tortellini, il ragù e, al massimo,
piazza Maggiore. Meglio scoprirla a poco
a poco e assaporare il piacere di
penetrarne l’anima. Anzi: “le” anime.
Perché se è vero che Bologna ha un solo
cuore, traboccante di allegria,
tradizioni e solidarietà, è altrettanto
vero che, girando per i suoi vicoli e i
suoi portici, si comprende presto che
racchiude mille volti diversi, mille
realtà differenti abituate da secoli a
convivere in armonia. Anime raccontate e
descritte bene da Loriano Macchiavelli
nei suoi tanti libri dedicati alle
inchieste di “Sarti Antonio, sergente”:
leggetele, o rileggetele con occhio
attento. E scoprirete, per esempio, che
persino nei sotterranei di Bologna c’è
qualcosa di interessante: una città
sotto la città che ha avuto un ruolo
importante non solo in epoche lontane,
ma anche ai tempi delle lotte
partigiane.
Tra passato e presente
Adagiata ai piedi dell’Appennino
Tosco-Emiliano, contornata da colli (e
chi non ha canticchiato, con i Luna Pop,
“Ma com’è bello andare in giro per i
colli bolognesi…”) che sono il suo
polmone verde, Bologna coniuga in modo
sorprendente passato e presente,
tradizione e modernità, eleganza e
semplicità. La sua realtà economica e
industriale è all’avanguardia, così come
lo è la sua vita sociale e culturale, da
sempre simbolo di attenzione verso le
minoranze, i giovani, l’arte in tutte le
sue espressioni e manifestazioni. Per
guadare Bologna con gli occhi dei
bolognesi bisogna partite da piazza
Maggiore, una delle sue “anime” più
antiche: non per niente vi si affacciano
la Basilica di S. Petronio, il Palazzo
del Podestà e il Palazzo Comunale. Ed ,
quasi a suggellare l’imponenza del
luogo, ecco lì a fianco la
cinquecentesca fontana di Nettuno, dove
i bolognesi Doc, giovani in testa, amano
darsi appuntamento. Si può poi imboccare
via Rizzoli, fermarsi in uno dei tanti
caffé che la caratterizzano, quindi
proseguire fino a piazza di Porta
Rovegnana. Alt: alzate lo sguardo,
osservate lo spettacolo che avete
davanti e… non direte mai più che quella
di Pisa è l’unica torre pendente al
mondo. Quei due capolavori di
architettura medioevale che dominano la
prospettiva, la Torre degli Asinelli e
la Garisenda, pendono talmente tanto che
persino Dante ne rimase impressionato e
le celebrò in versi. Infilatevi poi
sotto gli antichi portici di via Zamboni,
respirate il profumo di storia che emana
dai suoi palazzi storici e dal Teatro
Comunale, beatevi della facciata gotica
di S. Giacomo Maggiore e, quasi senza
accorgervene, sarete già arrivati a
Palazzo Poggi, una delle sedi
universitarie bolognesi, un’altra delle
“anime” pulsanti della città.
Da Strada Maggiore in poi
E’ ora di addentrarsi in Strada Maggiore
e di dare uno sguardo alla chiesa di S.
Bartolomeo e a quella dedicata ai SS.
Vitale e Agricola, i primi martiri
bolognesi. Più avanti, invece, ci sono
il seicentesco Palazzo Bargellini e la
chiesa gotica di S. Maria dei Servi.
Ancora qualche passo ed ecco la piazzola
di S. Stefano con l’imponente Palazzo
Bolognini, le Case Tacconi e,
soprattutto, il complesso di edifici
sacri medioevali intitolati a S.
Stefano. A proposito: via S. Stefano è
uno degli angoli in cui si è meglio
conservata intatta l’atmosfera della
vecchia Bologna: merito dei superbi
palazzi che la fiancheggiano. Un po’
come via Archiginnasio, dove si trovano
il Museo archeologico e l’Archiginnasio,
che ospita la Biblioteca comunale. Ma
sono tante le altre meraviglie
storico-artistiche di Bologna che
meritano una visita: la chiesa di S.
Paolo, il Collegio di Spagna, l’ex
convento di S. Procolo, Palazzo Sanuti
Bevilacqua, piazza S. Domenico, il
Palazzo di Giustizia e, naturalmente, la
cattedrale di S. Pietro.
Fuori porta e la Montagnola
“Sono ancora aperte come un tempo le
osterie di fuori porta...” E’ di
nuovo Guccini a suggerire il modo per
far propria un’altra anima di Bologna:
il rito delle fughe in collina (meglio,
come suggerivano sempre i Luna Pop, “se
hai una Vespa Special che ti toglie i
problemi...”) in cerca di un po’ di
relax, di tregua dal traffico cittadino,
di trattorie e osterie dove i sapori che
hanno fatto grande la tradizione
enogastronomica locale conservano
intatti i loro inconfondibili profumi.
Se decidete per un itinerario di questo
tipo, non fatevi scrupoli: fermate per
strada un bolognese verace (meglio se
non troppo giovane e non troppo magro,
due garanzie di provata esperienza in
materia) e fatevi suggerire il suo
locale fuori porta preferito. Dategli
retta e state tranquilli: non rimarrete
delusi. Se, invece, preferite
l’atmosfera un po’ confusionaria del
mercato più famoso d’Italia, puntate
decisi alla Montagnola, dove centinaia
di bancarelle offrono di tutto:
biciclette e formaggi dell’Appennino,
capi firmati (veri, ma nessuno vi
spiegherà mai come sono arrivati lì) e
contraffazioni d’autore, scarpe e fiori,
salami di fattoria e biancheria, quadri
e ferramenta... Di tutto, insomma.
Perché la Montagnola è un’altra “anima”
di Bologna. Quella delle sorprese.
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