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Jamaica? No problem!

di Sahara Sebastiani

 

“No problem”. Ve lo sentirete ripetere mille volte se avrete la fortuna di fare un viaggio in Giamaica. Per la gente del posto ogni occasione è buona per ripeterlo: allontanare da sé i problemi fa parte della loro filosofia quotidiana, del loro modo di vivere che si esterna così bene in quella camminata lenta e dinoccolata, come una danza in onore del sole che bacia l’isola quasi incessantemente 365 giorni all’anno. Sarà per questo che la Giant swallow tail, la farfalla più grande di tutto l’emisfero occidentale, ha scelto di vivere esclusivamente in Giamaica.

Segno del destino: anche la farfalla sarà rimasta affascinata da questo scampolo di terra tuffato nel blu dei Caraibi dove per tutto l’anno la temperatura media dell’aria è di 29 gradi e quella del mare oscilla tra i 24 e i 27 gradi. Sì, ogni tanto arriva qualche acquazzone, ma è roba di pochi minuti, poi il sole dei tropici torna a splendere. No problem, insomma. Storia antica quella della Giamaica: inizia verso il 1000 a.C., quando venne raggiunta, su canoe scavate in tronchi d’albero, da due popolazioni precolombiane: i Cyboneys e gli Arawaks. L’isola fu il loro paradiso fino al 4 maggio 1494, quando le caravelle di Cristoforo Colombo gettarono l’ancora a Discovery Bay, straordinario golfo su cui si affaccia l’odierna, e mondanissima, Ocho Rios. Come la Giant swallow tail, anche Colombo si innamorò dell’isola, tanto che per 15 anni si guardò bene dall’affidarla alle cure dei governatori di Sua Maestà e se la tenne ben stretta come feudo personale. Come condannarlo? La bellezza dell’isola lo giustifica: ancora oggi è uno degli angoli più suggestivi dei Caraibi.

E non è un caso se, su questa che è la terza isola delle Antille, si sono incrociati i destini di molti tra i personaggi che hanno scritto pagine indelebili della storia del cinema e della musica: da Harry Belafonte e Errol Flynn, da Peter Tosh a Bob Marley fino a Sean Connery, alias James Bond, figlio diletto di Ian Fleming e agente segreto di Sua Maestà con tanto di licenza di uccidere, che agli albori della sua carriera di spia osservava un’indimenticabile Ursula Andress emergere, in un bikini mozzafiato, dalle acque calme e calde che lambivano proprio una spiaggia giamaicana.

Questa culla di idoli che hanno fatto sognare intere generazioni di giovani tra gli anni Settanta e Ottanta, e che si presenta come l’angolo più africano del Caribe, ricco di fiumi e coperto da una vegetazione foltissima, rappresenta un’oasi naturale d’eccezionale importanza: nel suo mare si nuota tra migliaia di crostacei e pesci tropicali, nei suoi cieli vola un incredibile campionario di uccelli, nei suoi fiumi vive persino il coccodrillo, mentre farfalle, manguste e lucertole accompagnano anche la più semplice passeggiata. A proposito di uccelli: l’isola è su una delle principali rotte migratorie caraibiche e, grazie a questa posizione privilegiata, ospita 252 specie diverse di volatili, delle quali 116 sono stanziali e addirittura 24 sono reperibili solo qui. Si chiama Doctor’s Bird l’uccello nazionale giamaicano: piccolissimo e con una lunga coda che lo fa sembrare in tight, ha un piumaggio caratteristico e colorato: è lui l’ospite d’onore del Bird’s Sanctuary di Anchoby, vicino a Montego Bay, riserva straordinaria dove è facile trovarsi a tu per tu anche con i Mango’s Bird, altri tipici uccellini giamaicani.

Ma c’è anche un altro angolo di Giamaica selvaggio che, da solo, merita il viaggio: la zona attorno al Black River, il fiume più lungo dell’isola, che sfocia a poca distanza dalla Treasure Beach, la spiaggia più bella di tutta la costa sud, e dalla Lover’s Leap, uno strapiombo sul mare alto quasi 500 metri, dove leggenda vuole si sia persa nel nulla una coppia di giovani, versione locale di Giulietta e Romeo. Il Black River è il solo fiume giamaicano in cui ancora vivano i coccodrilli, e vederli non è neppure pericoloso: alle foci, infatti, c’è un imbarcadero dal quale si sale a bordo di grandi chiatte che risalgono la corrente, permettendo a tutti di scoprire in totale sicurezza il fascino misterioso, e un po’ intrigante, dei più voraci signori dell’acqua.


 

 

 

 

NOTIZIE UTILI


Informazioni – Si possono chiedere al Jamaica Tourist Board di Roma, tel. 0648901255, o consultando il sito www.visitjamaica.com

Bene a sapersi – Per entrare in Giamaica è sufficiente il passaporto: non sono richiesti visti o vaccinazioni. La moneta in uso è il dollaro giamaicano. La lingua ufficiale è l’inglese. Il fuso orario è di sei ore in meno rispetto all’Italia. Sull’isola la guida è a sinistra.

Da vedere - La capitale Kingstone, e poi Port Antonio, Ocho Rios, Montego Bay e Negril.

Da non perdere - Almeno un concerto di reggae, la musica tradizionale dell’isola, e un’esperienza di rafting, lo sport giamaicano per eccellenza, da praticare a bordo di zattere di bambù simili a quelle usate un tempo per il trasporto delle banane.

 

 

 

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