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Olio e cattedrali: un itinerario nel Nord Barese

di Franca Dell'Arciprete

 

Strette, tra vicoli lastricati in pietra e balconi in ferro battuto, si elevano incredibilmente cattedrali mozzafiato. Alte, bianchissime e imponenti, raccontano la potenza della fede di piccoli centri pugliesi che hanno una storia affascinante alle spalle. Nell'alta Murgia e nel nord barese, a pochi chilometri una dall'altra, si distendono alcune cittadine più o meno grandi, che nascondono veri tesori nei centri storici. Sono Giovinazzo, Molfetta, Terlizzi, Bitonto, Ruvo. Alcune sul mare, altre nell'interno, stanno vivendo tutte una vivace fase di restauro dei centri storici, che in precedenza apparivano fatiscenti e trascurati, ora in ordine, pulitissimi, curati e vivacizzati da piccole attività commerciali. È quanto sta accadendo a Molfetta, dove certo resta ancora molto da fare, ma è stata già sistemata un'area di grande atmosfera, che si dipana parallela al mare, concludendosi nel magnifico Duomo. Originalissima la sua stratificazione di corpi sovrapposti che, come sempre in queste zone, risalgono in origine a precedenti chiese paleocristiane o templi pagani. La costruzione di grandiose cattedrali romaniche risale all'undicesimo secolo, in coincidenza con l'arrivo di importanti reliquie dall'Oriente, la costruzione di San Nicola di Bari e la presenza di maestranze esperte sul territorio. Il Duomo di Molfetta così accumula corpi e avancorpi che corrispondono a cappelle gentilizie, tre originalissime cupole in asse a pianta circolare e poligonale, una copertura che ricorda la copertura dei trulli, campanili che derivano dalle torri di vedetta, un gioco di archi di origine araba, finestre, protomi zoomorfe, mascheroni apotropaici, cornici decoratissime, ma anche piccoli particolari da scoprire, come una figurina (angelo o personaggio simbolico?) in cima alla cornice sopra l'altare maggiore o un pesciolino inciso all'interno di un fonte battesimale. Il tutto in un’impressionante massa compatta, armoniosa e nuda, che all'interno rivela il gioco essenziale e potente degli incroci di nervature e colonne. Dal Duomo si sviluppano fortificazioni a strapiombo sul mare, contro i fortunali e contro i pirati, dove sono incastonati palazzi importanti con bifore e loggiati sull'acqua. Un bel torrione panoramico appena restaurato, dedicato a mostre d'arte contemporanea, offre uno sguardo lunghissimo sul panorama dell'Adriatico fino al Gargano, annunciando anche la posizione felice di Molfetta che sta puntando su un bel porticciolo turistico e su un futuro grande porto commerciale.

E’ sul mare, bianchissima e imponente, anche la cattedrale di Giovinazzo, conclusione di un percorso pittoresco dove è bello perdersi: stradine in pietra con tracce di ruote di carri, palazzi decorati da stemmi nobiliari, cornici, balconi fioriti, scorci incantati sulle barche e sul mare. Merito di una improvvisa scoperta di Giovinazzo da parte di persone lontane che hanno deciso di acquistare qui un “buen retiro” bianco e silenzioso. Da allora la cittadina è diventata uno dei must di questa Puglia al centro dell'attenzione da tempo come una Toscana del sud, amata da italiani e stranieri di tutto il mondo. Non tutto però è stato ancora valorizzato abbastanza e l'Alta Murgia e il Nord Barese possono essere proprio la nuova regione da scoprire, prima che arrivi un turismo di massa. E’ soprattutto Bitonto, definita dalla Vergine, secondo una leggenda, “ pupilla dei miei occhi”, la cittadina più sorprendente in quest'area compatta. Una cittadina fondamentalmente agricola e commerciale, ma che nasconde il centro storico più grande di tutta la regione, racchiuso tra mura che nel passato erano state imprendibili. Vicino alla Porta Baresana si apre un possente torrione angioino splendidamente restaurato e pronto ad ospitare mostre ed eventi. Qui si comprende bene la storia del sud, segnata dalla successione di dinastie, normanne, francesi, tedesche, spagnole, l'arrivo di eserciti stranieri, gli attacchi ai castelli e alle torri, il pericolo degli ottomani che provenivano dal mare e poi l’affermarsi assoluto dei nobili spagnoli con tutto lo sfarzo di palazzi imponenti, stemmi nobiliari, cortili e loggiati. Ma è soprattutto il vecchio centro storico che sorprende, estesissimo e intricato, come si può percepire salendo in cima al torrione. Un panorama a 360° sulle Murge, dal Gargano a Castel del Monte, sul mare che dista solo una decina di chilometri, su Bari e i suoi magnifici oliveti secolari a perdita d'occhio che costituiscono la ricchezza del territorio. Bitonto insieme con Ruvo fa parte del Parco nazionale Alta Murgia, il primo parco nazionale rurale creato nel 2004. Dall'alto si comprende l’ampiezza del vecchio quartiere, rimasto tale fino all'espansione della città fuori dalle mura durante il periodo napoleonico quando, al disordinato labirinto di vicoli, si contrappose un impianto di strade larghe a incroci perpendicolari, più adatte alle nuove attività commerciali. Al centro del vecchio quartiere si eleva una cattedrale indimenticabile, soprattutto perché imprevista. Passeggiando tra le strade tortuose lastricate in pietra, difficilmente ci si aspetterebbe l'improvviso apparire di quest'enorme monumento, che sembra planato da un altro tempo. Una tradizione racconta che proprio qui fu letta la scomunica a Federico II. Chiusa per 10 anni di restauri, adesso rivela capitelli fito e zoomorfi, telamoni, animali esotici e immaginari, un grifone dell'undicesimo secolo, simbolo della doppia natura del Cristo, umana e divina, a mosaico di grande raffinatezza cromatica, che si trova nel pavimento sotterraneo della basilica paleocristiana, perfettamente conservato perché previsto per una architettura civile non completata. Nicolaus Magister è il nome mitico dell’architetto/capocantiere autore di gran parte del progetto. La facciata è tripartita da lesene con cuspide e spioventi sottolineate da archetti pensili e aperta da tre portali, quattro bifore e uno splendido rosone fiancheggiato da animali su colonnine pensili. All'interno una fastosa decorazione e capitelli animati da un repertorio di piante, fiori stilizzati e animali, per un bestiario tra i più affascinanti della terra pugliese: leoni, gatti, grifoni trattati con vivacità naturalistica che si intrecciano alle foglie traforate e si alternano nella cripta a volti umani.
La devozione testimoniata dalla presenza di queste imponenti cattedrali romaniche assume forme più popolari e pittoresche nelle chiese del Purgatorio o della Morte o del Pianto, presenti sia a Molfetta che a Bitonto che a Ruvo, con le decorazioni tipiche della clessidra, della falce, dello scheletro. Oppure nelle famose processioni della settimana Santa, legate anche alla presenza di confraternite che si tramandano l'appartenenza di padre in figlio e seguono un attento rituale, dalla vestizione della Vergine Addolorata al sostegno della statua del Cristo crocifisso, pesantissima, circondata da centinaia di ceri. Altra tradizione é quella della “incocciata” che si svolge nel mese di ottobre a Bitonto, vede la partecipazione di decine e decine di migliaia di fedeli ed è dedicata al culto antico e profondamente sentito dei santi medici Cosma e Damiano: durante la processione i pellegrini portano in segno di devozione ceri spesso molto grossi che, sciogliendosi, ricoprono di cera l'offerente.

Anche Ruvo racconta una storia di cattedrali imponenti e stratificate. Qui la cattedrale emerge sotto l'attuale fondo stradale, ribassata almeno di tre metri, dilatata, come spesso accadeva, dalle cappelle gentilizie laterali che arricchivano la chiesa, davano lustro alle famiglie e diventavano cappelle funerarie. Così spesso la facciata cambiava dimensioni, e l’interno si dilatava. Anche qui domina la purezza del romanico, con colonne, archetti pensili, il portale che sintetizza e spiega, vera Biblia pauperum, tutta la storia dell'incarnazione e della salvezza, con le cornici concentriche e simmetriche degli apostoli e degli evangelisti. Tracce di affreschi testimoniano la presenza di artisti che forse avevano conosciuto la bottega giottesca, con un esempio appena accennato di prospettiva. Ma il vero tesoro di un Ruvo è il Museo Archeologico Jatta, nato da una collezione privata strepitosa che risale all'epoca degli scavi di Pompei ed Ercolano ed è diventato Museo Nazionale nel 1993.
Più di 2000 pezzi, databili per lo più tra il sesto e il terzo secolo avanti Cristo, soprattutto vasi a figure rosse, anche di grande ampiezza, derivati sostanzialmente da scavi effettuati nella proprietà di questa ricca famiglia o a Canosa o ad Egnatia oppure da acquisti presso le botteghe antiquarie napoletane. Il vaso più pregiato di tutta la collezione Jatta rappresenta un unicum: il mito del gigante Talos, inserito nel mito degli Argonauti, a cui Castore e Polluce sfilano il bullone che chiudeva l’unica vena contenente piombo fuso. Un mito rarissimo testimoniato prima solo dall'incisione sul retro di uno specchio, una figura che rivela una tecnica avanzatissima di chiaroscuro tanto da essere definita michelangiolesca. Il gigante Talos quindi non poteva non diventare il simbolo di Ruvo, tanto da dare il suo nome a tutti gli eventi culturali che si svolgono nella cittadina.

Terra di cattedrali, il Nord Barese e l'alta Murgia mostrano ancora oggi una delle fonti della ricchezza che permise nei secoli passati la costruzione di questi grandiosi monumenti. Non dimentichiamo che nel 1442 Alfonso quinto di Aragona aveva istituito la dogana delle pecore in questa zona, contribuendo ad arricchirla con i dazi che si pagavano per la transumanza che si spostava lungo il Regio Tratturo. Intorno a Bitonto, a perdita d'occhio, si estende una terra fertile che con oltre 2 milioni di ulivi dà un olio eccellente, il “Terra di Bari Bitonto” DOP, dolce nutriente e profumato, dal profumo fruttato, e sentore leggermente amaro e piccante. E’ caratterizzato da una potatura particolare delle ulive che permette di lasciare le olive più esposte ai raggi del sole e di ottenere una migliore qualità a scapito della quantità. Anche la raccolta si svolge attraverso scuotimento e rastrelli, cosa che permette di ottenere un minor grado di acidità. Il tutto si celebra il 1º dicembre di ogni anno con la “giornata della bruschetta”.
Molti i frantoi che permettono la visita aziendale che è più affascinante là dove la lavorazione é ancora tradizionale con macine di pietra, tramogge, rastrelli, apparecchi da defoliazione. Solo i “fistuli” in giunco non si usano più per sostenere la massa di olive macinate da pressare.
Azienda agricola Franco Cuonzo Palombaio tel. 080/3738012 cuonzo@libero.it , Frantoio oleario Giovanni Napoli tel. 080/3717912 www.frantoionapoli.it , San Barbato, Mariotto, tel 08073736430, Azienda agricola Labianca Palombaio tel 080/37 44544, www.aziendaagricolabianca.com , Oleificio Maggio Bitonto tel 080/8748755, Frantoio oleario Nicola Marrone Bitonto, www.oliomarrone.com 
Facile spiegare a questo punto l'eccellenza e il sapore della cucina pugliese arricchita da questo condimento: cavatelli ai frutti di mare, pizze rustiche, puré di fave, orecchiette al ragù, grigliate e frittate di verdure, merluzzo croccante in pastella, seppioline ripiene in umido, agnello alla Murgese, zuppe di legumi, fave, ceci e lenticchie.

 



 

 

 

NOTIZIE UTILI

Per soggiornare nella zona dell'alta Murgia e nord barese si può variare da un B&B ad una masseria ad uno splendido hotel ricavato da un antico monastero. “Il Grifone”, Bitonto tel 080/3740400, ilgrifone.bb@libero.it ; Masseria San Marco, Bitonto tel. 080/3740336 www.masseriasanmarco.com , S.Martin Hotel, Giovinazzo, tel. 080/39 42627 www.smartinhotel.it .
Tanti i ristoranti tipici che garantiscono ingredienti genuini, attenzione al cliente e un ottimo rapporto qualità prezzo. U.Pe.Pi.D.D.E RistorArte a Ruvo , tel 080/3613879, info@upepidde.it , “Il Patriarca” Bitonto tel. 080/3740840, “Traetta” Bitonto tel. 080/37 18715, La Frisola Bitonto tel 080/3746551, La Vineria Bitonto, lavineriasas@libero.it 
Per organizzare tour e avere informazioni sul territorio Ulixes, www.cooperativaulixes.it  tel 080/9903078

 

 

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