500
di questi anni, Andrea! Sarebbe lo
slogan più appropriato per cominciare a
celebrare il cinquecentenario della
nascita di Andrea Palladio che si
svilupperà con grandi manifestazione tra
il settembre 2008 e i primi mesi del
2009. Palladio, probabilmente il più
influente ed il più conosciuto degli
architetti vissuti negli ultimi cinque
secoli, l'unico che ha dato il suo nome
ad uno stile che ha avuto influenze fino
al di là dell'oceano, rappresenta una
figura d’eccezione nel panorama
dell'architettura del sedicesimo secolo:
veneto, invece che delle regioni
centrali, tagliapietra invece che
pittore e scultore, protetto dal nobile
scrittore vicentino GianGiorgio Trissino,
che inventò per lui un sofisticato nome
romano. La sua storia e il suo lavoro si
sviluppano soprattutto nel Vicentino.
Solamente qui si può veramente conoscere
e riconoscere il suo ingegno.
Come ha scritto Guido Piovene nel suo
"Viaggio in Italia", "…conoscere
Palladio, la Basilica, la Loggia del
Capitanio e gli altri attraverso gli
studi è una conoscenza imperfetta.
Bisogna vederlo a Vicenza" Ecco allora
un’ottima occasione per un tranquillo
tour in città e nei dintorni,
all’insegna della lentezza e del
silenzio, per assaporare al meglio
l’atmosfera di questi luoghi. Si chiama
Valle del Silenzio, infatti quella valle
verde e riposante che sembra uscita da
una pittura del ‘500, dove si affacciano
alcune belle ville della periferia
cittadina. Lasciando il centro città si
costeggiano, anche a piedi, viottoli
lastricati bordati da alti rampicanti,
mentre su un lato si affacciano cancelli
imponenti e balaustre eleganti. Come
quella della villa Valmarana ai Nani
che, pur non essendo di progettazione
palladiana, offre, tra tanti spunti di
attrazione, i magnifici affreschi di
Gian Battista Tiepolo. Gli angoli
segreti di Vicenza sono quindi
sorprendenti. Le famose ville progettate
dal Palladio rispondevano alla necessità
di un nuovo tipo di residenza rurale:
spesso con un unico piano principale
abitabile, concepita come centro per
controllare l'attività produttiva, da
cui derivava probabilmente la maggior
parte del reddito del proprietario, e
per impressionare gli affittuari e i
vicini oltre che per intrattenere gli
ospiti importanti. Queste residenze
stabilivano una presenza sociale e
politica nelle campagne ed erano adatte
per il riposo, la caccia, e per fuggire
dalla città, sempre potenzialmente
malsana. Le facciate, dominate da
frontoni di solito decorati con le
insegne del proprietario, annunciavano
una potente presenza in un vasto
territorio pianeggiante. Accanto alle
famose ville di campagna, fra il 1542 e
il 1550 Palladio era impegnato nella
progettazione di importanti palazzi di
città, tutti a Vicenza: il palazzo
Thiene, il palazzo Porto, e il palazzo
Chiericati. Se la base economica delle
principali famiglie delle città venete
derivava dalla campagna, la vita
politica convergeva invece nei centri
urbani, dove la maggior parte di coloro
che costruivano e possedevano palazzi
controllavano gli affari cittadini come
consiglieri. Che si trattasse di
committenti pubblici o privati,
veneziani o vicentini, nobili o
commercianti, Palladio lavorò
indifferentemente per gli uni e per gli
altri e mise tutti d'accordo in nome di
un'architettura che, proprio perché
ispirata agli ideali universali della
classicità, suscitava incondizionata
ammirazione.
Una gran parte dell'opera architettonica
di Palladio fu realizzata nel centro
storico, contribuendo a mutare in modo
profondo l'aspetto della città. Tanto
che Vicenza è oggi tra le città italiane
con il numero più elevato di complessi
monumentali in rapporto all'estensione e
ciò la rende un vero e proprio
inaspettato gioiello agli occhi dei
visitatori. Forse sono le parole di
Goethe, nel suo "Viaggio in
Italia", che più di altre riescono
ad esprimere il valore, l'importanza e
il fascino dell’opera palladiana che
risiede in città: "sono giunto da poche
ore, ma ho già fatto una scorsa per la
città e ho visto il
Teatro Olimpico e gli edifici del
Palladio ... soltanto avendo innanzi
agli occhi questi monumenti, se ne può
comprendere il grande valore. Con la
loro mole e con la loro imponenza essi
devono, per dir così, riempire gli
occhi, mentre con la bella armonia delle
loro dimensioni, non solo nel disegno
astratto, ma in tutto l'insieme della
prospettiva, sia per quello che sporge,
che per quello che rientra, appagano lo
spirito. E questo è proprio, secondo me,
il caso del Palladio: un uomo
straordinario, e per quello che ha
sentito in sé, e per quello che ha
saputo esprimere fuori da sé."
La Basilica, opera paradigmatica
dell'architettura palladiana, collocata
in piazza dei Signori, è il cosiddetto
Palazzo della Ragione, antica sede
dell'autorità civile, per il quale il
giovane architetto conia un nome
coerente alle sue convinzioni: Basilica,
come nell'antica Roma veniva chiamato il
luogo dove si gestivano la politica e
gli affari più importanti. A 38 anni il
Palladio ottiene così la prima
importante commissione pubblica, che lo
consacra come architetto ufficiale della
città di Vicenza. Il suo progetto si
basa sulla ripetizione del modulo della
'serliana', vale a dire una struttura
composta da un arco a luce costante
affiancato da due aperture laterali
rettangolari, di larghezza variabile e
quindi in grado di assorbire le
differenze di ampiezza delle campate,
specie negli angoli dell'edificio.
L’altro grande monumento pubblico
palladiano è il Teatro Olimpico,
anche questo ispirato dichiaratamente ai
teatri romani descritti da Vitruvio: una
cavea gradinata ellittica, cinta da un
colonnato, con statue sul fregio, che
fronteggia un palcoscenico rettangolare
e un maestoso proscenio su due ordini
architettonici, aperto da tre arcate e
ritmato da semicolonne, all'interno
delle quali si trovano edicole e nicchie
con statue e riquadri con bassorilievi.
Intenso chiaroscuro, espedienti ottici,
gioco di aggetti e nicchie che aumentano
l'illusione di profondità definiscono
l'opera come 'manierista'. La fama del
nuovo teatro si sparge prima a Venezia e
poi in tutta Italia, suscitando
l'ammirazione di quanti vi vedevano
materializzato il sogno umanistico di
far rivivere l'arte classica.
“Palladio 500 anni. La
grande mostra”
La mostra “Palladio. 500 Anni” è la
storia di una vita straordinaria e il
tentativo di raccontare un mistero: come
è stato possibile che il figlio di un
mugnaio sia diventato il più famoso
architetto degli ultimi cinque secoli?
Il racconto è fatto attraverso
"fotogrammi" unici: 78 disegni autografi
di Palladio, molti dei quali ritornano
in Italia dopo la vendita da parte di
Vincenzo Scamozzi all'architetto inglese
Inigo Jones nel 1614, anche relativi a
progetti mai realizzati, trenta modelli
tridimensionali che chiariscono lo
sviluppo spaziale dei disegni tracciati
nei fogli di carta, oltre 40 dipinti,
ritratti e splendide vedute, sculture e
bronzetti. Ne emerge un Palladio
inedito, che vuole emozionare con i
propri edifici, usando il colore, gli
ordini colossali, le viste
scenografiche.
“Palladio 500. La grande mostra”,
Vicenza, Palazzo Barbaran da Porto (Contrà
Porti 11), dal 20 settembre 2008 al 6
gennaio 2009. Catalogo edito da
Marsilio.
www.andreapalladio500.it
- Prenotazioni: 199 199
11servizi@civita.it
La sede della mostra è Palazzo Barbaran
da Porto, commissionato a Palladio da
Montano Barbaran, che gli offrì un lotto
di terreno centralissimo, con numerosi
vincoli: la sfida fu vinta grazie a una
serie di brillanti intuizioni formali e
statiche, come la posizione decentrata
dell'atrio, una facciata su nove
campate, che vede la successione
dell'ordine ionico al piano terra e
dell'ordine corinzio riccamente
festonato al piano nobile. Palazzo
Barbaran, che ha il singolare
primato di essere l'unico a Vicenza ad
essere stato completato come da
progetto, ha la destinazione d'uso più
significativa, quale sede del Cisa
(Centro Internazionali Studi di
Architettura «Andrea Palladio») e del
Museo Palladiano.
Un itinerario Palladiano in città può
seguire varie tappe. Palazzo Thiene
fu richiesto dai sofisticati fratelli
Thiene come palcoscenico per le loro
frequentazioni cosmopolite, come segno
di vera e propria potenza signorile.
www.palazzothiene.it
e-mail:
palazzothiene@popvi.it
.
Palazzo Chiericati costituisce
una straordinaria novità nel panorama
delle residenze urbane rinascimentali,
dimostrando la capacità palladiana di
interpretare il luogo in cui sorge: un
grande spazio aperto ai margini della
città, davanti al fiume, in un contesto
che lo rende un edificio ambiguo,
palazzo e villa suburbana insieme.
Palazzo Valmarana (
www.palazzovalmaranabraga.it
), presenta una facciata che è una delle
realizzazioni palladiane più
sofisticate: per la prima volta in un
palazzo, un ordine gigante abbraccia
l'intero sviluppo verticale
dell'edificio, con una soluzione che
prende origine dalle sperimentazioni
palladiane sui prospetti di edifici
religiosi. Villa Almerico Capra detta
"La Rotonda", l’icona universale
delle ville palladiane, in realtà è
considerata dal suo proprietario, il
canonico Paolo Almerico, come una
residenza urbana o, più propriamente,
come una villa suburbana. Lo stesso
Palladio, nei Quattro Libri, pubblica la
Rotonda fra i palazzi e non già fra le
ville. La Rotonda è una villa-tempio,
una astrazione, specchio di un ordine e
una armonia superiori. Orientata con gli
spigoli verso i quattro punti cardinali,
vuole essere letta innanzitutto come un
volume, cubo e sfera, quasi si
richiamasse alle figure base
dell’universo platonico. La Rotonda
resta un unicum nell’architettura di
ogni tempo, come se, realizzando un
edificio perfettamente simmetrico,
Palladio avesse voluto costruire un
modello ideale della propria
architettura. La villa appare non
casualmente al culmine di un poggio, in
un tratto di campagna che spazia dalle
rive del Bacchiglione ai Colli Berici.
Fulcro del sistema geometrico è l'uomo
che con lo sguardo spazia tutt'intorno.
Infine, anche se non collegato
all’itinerario palladiano, quest’anno
non si può perdere la Partita a
Scacchi di Marostica. Marostica è un
borgo medievale tra i più suggestivi
d'Italia, che si sviluppa sul pendio
collinare con il Castello Inferiore, la
cinta murata e il Castello Superiore.
Varcata la porta, si apre alla vista la
piazza degli Scacchi, con il Doglione, o
Castello di Mezzo, sullo sfondo, e le
case porticate sui lati lunghi. Questo è
lo scenario della celebre partita a
scacchi a personaggi viventi, che si
tiene negli anni pari. Quest’anno la
Partita a Scacchi si svolgerà il
12-13-14 settembre.
www.marosticascacchi.it
info@marosticascacchi.it
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