La
nostra storia ha inizio in un
piccolissimo paese di collina, in una
delle più belle e l’unica regione
italiana con un nome al plurale, Le
Marche. Situata nel cuore della
penisola tra Nord e Sud, le terre di
questa regione sembrano riassumere le
più felici caratteristiche che si
riflettono non solo nell’indole
particolare dei marchigiani, industriosi
e solari, creativi e pragmatici, ma
anche nella bellezza multiforme della
terra, fatta di pianure variopinte,
colline che degradano dolcemente, coste
bagnate da un mare che sa d’infinito, e
antichi borghi medioevali. Tra questi
c’è Belvedere Fogliense, dove
quando ancora le televisioni e i
videogiochi non esistevano, e i bambini
passavano intere giornate a giocare e
correre a perdifiato, al centro del
paese viveva un bambino di nome
Francesco, il protagonista della favola
che sto per raccontarvi...
Tutti i bambini, in paese si costruivano
i loro giochi da soli. Francesco,
che era figlio di un falegname, curava i
suoi in modo particolare, costruendoli
nella bottega del padre.
E così, vari pezzi di legno, si
trasformavano in fuciletti, in
automobiline e una volta anche in una
piccola macchina per trebbiare il grano.
Diventato ormai un ragazzo, Francesco
decide di continuare la tradizione
famigliare andando a bottega da un
intagliatore della zona, Elvino Ugolini,
e dopo aver appreso i principi
rudimentali dell’intaglio, inizia a
lavorare in proprio, per conto dello zio
Ernesto che produceva mobili in stile,
in un locale sotto casa.
Ogni lungo viaggio
comincia con un piccolo passo
Infatti, all’inizio parliamo di un
piccolo locale in una vecchia casa al
centro di un paesino, Belvedere
Fogliense, abitato da poco più di 300
anime e situato su una collina a 312
metri sul livello del mare, che domina
Tavullia, un comune che si trova
al confine tra la provincia di Rimini e
quelle di Pesaro e Urbino.
La bellezza dei luoghi, ricca di
paesaggi suggestivi, e caratterizzata da
panorami infiniti e terreni agresti,
resi rigogliosi dalla carezza delle
acque del fiume Foglia e del torrente
Tavolio, sicuramente ha influito sulla
vena creativa del giovane Francesco, e
unita alla filosofia del popolo
marchigiano che preferisce basarsi sulla
cultura del piccolo, mettendo al primo
posto la qualità, gli ha forgiato quelle
doti quali la caparbietà, la capacità di
sacrificio e dedizione totale, che lo
hanno portato alla piena realizzazione
del suo sogno, l’ impresa artigiana.
Il luogo d’origine e
la storia
Oltre alle bellezze naturali il
territorio è ricco di testimonianze
storico artistiche, segni di un passato
che affonda le radici nel Medioevo,
anche se il primo nucleo abitato risale
quasi sicuramente ad un periodo
anteriore al Medioevo. Ne è
testimonianza il castello di Tomba che
si trovava alle pendici del vicino Monte
Peloso. La posizione di confine tra
Rimini e Pesaro ha segnato le vicende
storiche del territorio, conteso a lungo
con lotte e saccheggi tra le famiglie
dei Malatesta e i Montefeltro. Tra gli
scontri più significativi c’è la famosa
battaglia di Monteluro, avvenuta nel
novembre 1443 e sempre a Monteluro lo
scontro tra i Malatesta e gli Sforza del
1446, che vide la vittoria definitiva di
questi ultimi.
La poesia del legno
Dopo questa breve introduzione che ci è
parsa necessaria, dei luoghi che fanno
da sfondo al racconto, ritroviamo
Francesco il nostro protagonista,
nell’inverno del 1981 che costruisce il
suo primo Pinocchio…gli piace…ne
costruisce altri.
Si accende la lampadina: ”perché non
provare a venderli direttamente alla
gente?
…Magari nella vicina Gradara”.
Fu un successo: riuscì a vendere fino
all’ultimo Pinocchio.
Dopo quest’esperienza, al Pinocchio si
aggiunsero altri giocattoli, modellini
di aerei e automobiline che Francesco
andava a vendere nelle feste di paese. E
li, in mezzo alla gente, gli piaceva
esibirsi e dimostrare come, da un pezzo
di legno potesse nascere un burattino.
Anni e anni di sacrificio e di lungo
girovagare di paese in città, portano
Francesco a voler provare ad aprire un
negozio e pensa di farlo a Urbino.
Di nuovo un successo. Le richieste
aumentavano talmente che padre e figlio
decisero di coinvolgere in questa
attività parte degli abitanti del paese.
C’era chi preparava il legno, chi lo
tagliava, chi lo disegnava: sembravano
proprio tanti piccoli elfi che
lavoravano per Babbo Natale.
Dopo Urbino furono aperti altri punti
vendita, nella vicina Riviera Adriatica,
a Riccione, Rimini e infine Cattolica.
Questi negozi lavoravano solo d’estate,
quando i turisti affollavano la riviera
in cerca di sole. Per Francesco la stagionalità diventa un problema.
Il sognatore e
soltanto il sognatore, è completamente
realista perché la realtà la crea lui.
Decide quindi, condividendo l’idea con
la moglie MariaGrazia, di oltrepassare i
confini marchigiano-romagnoli per
avventurarsi nella ricerca di un negozio
da tenere aperto tutto l’anno, in una
grande città. E lo trova. A Firenze, nel
refettorio della chiesa della Badia,
iniziano i lavori di ristrutturazione, e
poi l’apertura del negozio, una
scenografia ottimale per la produzione
Bartolucci. Dopo Firenze è la volta di
Roma, il negozio situato in una
posizione importante diventa un
ulteriore trampolino di lancio per
l’attività. Tanto che oggi anche a chi
passeggia per via Santa Maria Segreta,
nel cuore di Milano, è possibile vedere
una vecchia bottega, che ricorda quella
di Mastro Geppetto.. “qui t’aspetti, da
un momento all’altro, che da un
misterioso retrobottega, esca il povero
Geppetto pronto a ricominciare, con la
sua paterna generosità, a ricostruire i
piedi di quello sventurato figliolo….”
(La poesia del legno di Mario Bestini).
Oggi la ditta Bartolucci ha un
laboratorio e nove punti vendita
diretti, occupa circa 30 persone, tra
cui quattro impiegati e dodici addetti
alla vendita Ha un fatturato di circa
2.000.000. di Euro, e Pinocchio è stato
elevato a simbolo del made in Italy.
Tutta questa storia è raccolta nel
bellissimo libro “Teste di legno”,
storie di burattini e falegnami cocciuti
realizzato in occasione del 25
anniversario della ditta Bartolucci.
I luoghi da non
perdere
Una volta che si è deciso di visitare
questi luoghi, e di sicuro ne vale la
pena da non perdersi sono: Il castello
di Tomba che come abbiamo visto ha le
sue origine nel Medioevo, con il nome di
Castrum Tumbae Pontis Pilosi, fu
definitivamente assegnato a Pesaro. Oggi
lo si raggiunge salendo dall’Impietrata.
Dopo aver attraversato la porta
d’ingresso, si accede ai locali del
Cassero, che insieme a gran parte delle
mura sono stati di recente
ristrutturati.
Dalle mura del castello è possibile
godere di un panorama incantevole che
spazia dal Montefeltro al mare Adriatico
sino agli Appennini.
La Chiesa di San Lorenzo Martire a
Tavullia conserva al suo interno le
reliquie di un martire delle catacombe,
San Pio, posto in venerazione nella
Chiesa già dal 1841 e che ogni anno
viene portato in processione la prima
domenica di maggio in occasione di una
delle feste più importanti del
circondario
La Chiesa di San Donato nella frazione
di Belvedere Fogliense, recentemente
ristrutturata, è un altro luogo di culto
per gli amanti dell’arte d’età romanica.
La Frazione di
Belvedere Fogliense
Belvedere Fogliense in passato era in
realtà il castello di Montelvecchie,
fatto costruire dai Malatesta. L’antico
toponimo deriva da Castrum Montis
Fogliense e rivelerebbe un curioso
spaccato di vita medievale. Il castello
secondo alcuni storici, era stato scelto
come luogo di riposo per vecchie
cortigiane in pensione che, oltre a
filare la lana e custodire il bestiame,
vigilavano sui movimenti di truppe e
traffici clandestini assai frequenti in
questa terra di confine. Data la
posizione strategica tra Pesaro,Urbino e
Rimini il castello ha subito nel tempo
numerosi saccheggi. Caratteristica la
rocca con il bastione, le due torri e il
passaggio sopraelevato: peccato che la
si possa ammirare solo sulla carta
perché con gli anni è andata
completamente distrutta.
Testimonianze iconografiche del
monumento sono l’acquerello di Francesco
Mingucci del 1626, una serie di
suggestivi disegni di Romolo Liverani
del 1851 e alcune immagini firmate da
Giuseppe Vacca di Pesaro (1836 – 1912).
Del castello rimangono solo le mura ai
lati sud e est
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