Mescolanza
di stili, ricostruzioni fantasiose di
antichi palazzi alla luce di uno sguardo
romantico, pareti grondanti oro e
maioliche azzurre: il viaggio in
Portogallo é dovunque un gioioso sogno a
occhi aperti. Moltissime le tappe
simboliche di questo percorso ideale.
Scegliamone alcune. A pochi chilometri
dalla capitale la Serra di Sintra
é il polmone verde di Lisbona, tra la
città e l’oceano. Il suo clima fresco la
faceva apprezzare come stazione
climatica già dai Romani e dagli Arabi
che vi costruirono un castello e dal
tredicesimo secolo divenne resistenza
estiva della famiglia reale portoghese.
Una serie di giardini e vigneti sembrano
introdurre al paradiso. La serra
racchiude come uno scrigno il borgo di
Sintra immortalato da Lord Byron come
l’”ottava meraviglia del mondo”.
E nel 1995 la cittadina è stata
dichiarata dall’Unesco patrimonio
dell’umanità. La sua bellezza non è
limitata a poche costruzioni importanti,
ma emerge dalla diversità di questi
luoghi: eleganti dimore con giardini e
foreste private, ville e chalet
circondati da una fitta vegetazione,
conventi che inducono al silenzio,
circondati da scogliere ricoperte da
muschio e fontane zampillanti, chiese e
cappelle austere. In cima alla collina
si eleva il Palacio Nacional,
custode e simbolo della storia della
città, sovrastato dai due enormi camini
conici delle cucine: fu costruito per
ospitare la corte reale portoghese
durante i mesi estivi e subì diverse
modifiche, con l’aggiunta di diverse ali
e l’arricchimento degli interni che ora
conservano una delle maggiori collezioni
di azulejos mudejar al mondo. Legato ai
più significativi periodi della storia
portoghese, ha visto passare tra le sue
sale i grandi personaggi del mondo
artistico e letterario come Luis de
Camoes e Gil Vicente. Proprio il fascino
del borgo antico, delle viuzze, delle
testimonianze storiche avevano reso
Sintra la città più amata nel periodo
del romanticismo, frequentata da poeti e
artisti. In questo periodo Ferdinando di
Coburgo, marito della regina Maria II
fece costruire il Palacio de Pena,
in forme fantasiose che mescolavano lo
stile medievale e il gusto romantico. Da
qui un’architettura bizzarra e unica,
coloratissima, che fonde il gotico, il
manuelino, il moresco e il barocco. Per
entrare una lunga fila é inevitabile,
dato che si va verso una delle mete più
famose del turismo portoghese. Ma anche
la fila è motivo di scoperta, perché si
cammina lentamente sotto archi rampanti,
torri gotiche, minareti arabi, finestre
manueline decoratissime, camini di
mattoni colorati, cupole e cupolette,
bizzarri ritratti in pietra. L’interno
racconta la vita dell’epoca con gli
arredi di stanze straripanti di mobili
massicci e intagliati, oggetti preziosi,
porcellane, soprammobili, quadri, che si
scoprono, salendo e scendendo mille
scalette e percorrendo oscuri corridoi.
Alzando gli occhi al soffitto, si
intravedono in penombra personaggi
fantastici scolpiti nella roccia come il
tritone, metà uomo e metà pesce, facce
grottesche, tralci vegetali. E in
lontananza si aprono scorci panoramici
sul parco del palazzo, enorme e verde
con i tetti d’oro di piccoli padiglioni
e la statua di un re guerriero che
domina in mezzo agli alberi. Anche le
chiese, nella loro sacralità, raccontano
la fantasia costruttiva e decorativa del
genio portoghese. I due monasteri di
Batalha e Alcobaca nel Nord del
paese sono entrambi sorprendenti. La
Real Abadia de Santa Maria di Alcobaca,
patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal
1989, costruito per rispettare il voto
fatto dal re D. Alfonso Henriques, deve
la sua origine alla vittoria sui Mori
del 1147, e nella sua chiesa a tre
navate, la più grande del Portogallo,
racconta una tragica storia d’amore. Le
due tombe gotiche ospitate nel transetto
sono quelle di Dom Pedro e Ines de
Castro, amanti infelici e
impossibili: la loro relazione
illegittima fu condannato dalla corte e
il re, approfittando dell’assenza del
figlio, fece uccidere la bella Ines, ma
il principe Dom Pedro, folle di dolore,
una volta salito al trono, si vendicò
degli assassini facendo strappare loro
il cuore.
Quindi fece riesumare il corpo di Ines,
lo fece trasportare con una imponente
sontuosa processione al monastero di
Alcobaca, incoronandola regina e
obbligando tutta la corte a renderle
onore. Nel monastero di Batalha,
invece, la maggiore costruzione gotica
del Portogallo, fatto costruire dal re
Joao I nel 1385 dopo la vittoria sugli
Spagnoli, incantano le “capelas
imperfeitas”, uno spazio ottagonale
con sette cappelle incompiute in cui il
muschio sovrasta decorazioni manueline
che appaiono come ricami. Stupefacente
agli occhi del visitatore é anche la
fortezza-convento di Tomar,
fondata nel dodicesimo secolo dal
maestro dei templari Gualdim Pais. I
monaci guerrieri assistevano alle
cerimonie religiose montando a cavallo,
ed erano tra i pochi mortali ad avere il
permesso di stare alla presenza di Dio
senza inginocchiarsi. La potenza
dell’ordine di questi cavalieri di
Cristo si misura proprio nella fortezza
e qui raggiunse il suo culmine prima che
l’ordine cadesse in disgrazia. È uno
splendido esempio di architettura
militare che contiene al suo interno
tutte le funzioni essenziali ad una
cittadella autonoma. La Chiesa costruita
su modello di quella del Santo Sepolcro,
considerata la più bella costruzione
religiosa eletta dai Templari in Europa,
è costituita da un edificio a 16 lati,
al cui interno si trova la famosa
charola, uno spazio ottagonale che
ospitava l’altare. Una serie di
costruzioni successive ha complicato la
struttura della chiesa, dove sono
incastonati uno nell’altro portali,
facciate, innumerevoli chiostri, altari.
Uno scorcio imperdibile si affaccia
sulla famosa finestra manuelina,
l’esempio più bello di questo stile
tipicamente portoghese, e che più di
ogni altro esprime la fantasia di questo
popolo. Il nome si riferisce alla svolta
artistica che si verificò dopo il tardo
gotico durante il regno di Don Manuel e
corrisponde al periodo delle grandi
spedizioni marittime e degli incontri
con le nuove culture. Dall’architettura
religiosa, il cui esempio più grande è
sicuramente il grande monastero di
Jeronimos a Lisbona, all’architettura
militare, alle arti decorative, il
manuelino diventò lo stile decorativo
portoghese per eccellenza. Proprio la
famosa finestra del convento di Cristo
nella città templare di Tomar
rappresenta le visioni misteriose ed
astrologiche contenute in questo stile,
le forme legate al mare e ai viaggi
transoceanici in cui elementi cristiani
sono mescolati con conchiglie, corde o
forme acquatiche fantastiche, incoronate
con una simbologia araldico/religiosa,
come si nota nelle sfere armillari.
Senza intaccare le strutture classiche
architettoniche, questo stile tende a
nobilitarle e movimentarle,
distanziandosi sia dalle forme gotiche,
sia dal classicismo del Rinascimento. Ma
raccontando le fantasiose creazioni
artistiche portoghesi, non si possono
dimenticare certamente i luminosi
azulejos, formelle dipinte dai
colori vivaci, prevalentemente bianco e
azzurro, che decorano le facciate di
molti edifici. Pare che il nome derivi
da al zuleiq, che in arabo indica una
piccola pietra levigata e dimostra come
questa tradizione risalga al periodo
moresco durante il Medioevo. Se il Museo
Nazionale della Formella a Lisbona
sintetizza tutta la storia di questa
arte, é molto piacevole andare alla
scoperta degli azulejos nelle città
portoghesi. Formelle di grande effetto
decorativo si trovano negli edifici più
vari, chiese, palazzi, bar, case,
ristoranti, stazioni ferroviarie e della
metropolitana e si aggiungono ad
importanti dipinti murali o a retabli
intagliati nel legno e completamente
coperti di foglia d’oro. Gli azulejos
che stordiscono con la bellezza del loro
colore, ancora più splendente sotto il
sole portoghese, si basano su disegni
geometrici o sui racconti delle vite dei
santi o su temi pagani come le favole di
La Fontaine, utilizzando a volte una
tecnica di racconto simile a quella dei
moderni fumetti. A Porto sono
molte le occasioni di stupore e di
meraviglia, anche per merito delle
intere pareti di azulejos che percorrono
gli interni e gli esterni delle chiese,
soprattutto quelle disposte lungo la
centrale Rua Santa Catarina. . La
Iglesia Carmelita e la Iglesia do Carmo
presentano un unico sipario di
piastrelle azzurre in cui trionfa lo
stile rococò tra quintali di oro
laminato che ricoprono con enorme senso
di ricchezza colonne, altari e statue. È
stato calcolato che gli ornamenti delle
due chiese comprendono più di 400 kg
d’oro. A differenza che nel resto del
paese, a Porto gli azulejos sono usati
prevalentemente per decorare gli
esterni, perché, a causa del clima
tropicale, si viveva soprattutto
all’aperto e qui si voleva godere della
bellezza. In questa città si può notare
l’evoluzione delle maioliche dipinte,
dagli antichi modelli disegnati a mano
con motivi in rilievo, fino alle
maioliche prodotte industrialmente alla
fine dell’800, che permisero il trionfo
del liberty anche in questa tecnica. Ne
sono un esempio le 20.000 piastrelle che
nell’atrio della stazione di Sao
Bento raffigurano le vicende della
ferrovia, l’evoluzione dei trasporti e
le fasi della storia portoghese.
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