La
Crimea era universalmente nota al mondo
greco almeno fin dal V secolo a.C.,
grazie a Erodoto, che nelle sue “Storie”
parla della Tauride e dei suoi abitanti,
sarmati e sciti, e a Euripide, che
proprio qui ambientò la sua Ifigenia,
destinata a godere di lunga vita nella
drammaturgia occidentale. Da allora,
nella bella penisola sul Mar Nero sono
passati molti popoli, lasciando le loro
tracce peculiari nell’architettura e
dando vita a un vero mosaico di culture:
accanto a russi, ucraini e tatari, le
tre etnie maggioritarie, si contano
anche armeni, caraimi, ebrei, greci,
bulgari… Oltre a monumenti storici e
paesaggi di grande fascino, la Crimea
offre condizioni climatiche simili a
quelle del Sud d’Italia (inverni miti e
una lunga estate che dura da metà maggio
a metà ottobre) che ne fanno la meta per
eccellenza del turismo balneare di
ucraini e russi, ma sempre più
apprezzata anche dai viaggiatori di
altri Paesi europei.
Simferopol’, la
capitale
Simferopol’, la capitale della Crimea,
pur essendo nota fin dal III secolo a.C.
come centro degli sciti, non conserva
tracce significative della sua storia
più antica. Sul luogo in cui si erano
succeduti nei secoli vari insediamenti
abitati da greci, tatari e altre etnie,
nel 1785 il principe Potemkin fondò
l’insediamento attuale, cui venne dato
un nome ricalcato sul greco da tradursi
come “Città-crocevia”, il che rende bene
il ruolo che era destinata a svolgere
nell’economia della regione. Anche se la
città non presenta attrazioni turistiche
particolari, è quasi impossibile non
averla come punto di riferimento: qui
c’è l’unico aeroporto e il nodo
ferroviario più importante della
penisola. In un tessuto prevalentemente
otto-novecentesco, spicca la moschea
Kebir-Dzami, costruita nel 1508, quando
la città, con il nome di Akmescit, era
capoluogo di distretto del Khanato di
Crimea.
Evpatorija, un
crogiolo di culture
Anche il nome di Evpatorija, come quello
di Simferopol’, deriva dal greco:
significa “Ben nata”, ed è ripreso
dall’epiteto del re del Ponto Mitridate
VI Eupatore, che nel II secolo la
annetté al suo regno strappandola agli
sciti. Affacciata sulla costa del Mar
Nero a nord-ovest di Simferopol’,
Evpatorija conta quasi 115.000 abitanti
ed è abitata da un vero mosaico di
genti: ucraini, russi, armeni, greci,
tatari, caraimi.
“Compiango molto chi non è stato a
Evpatorija” scriveva il poeta russo
Vladimir Majakovskij. Ed effettivamente,
nonostante la trascuratezza e talvolta
l’abbandono in cui versano alcuni
quartieri, nel centro storico di
Evpatorija regna un piacevole miscuglio
di levantino, ottocentesco, islamico e
sovietico. Il nucleo più antico della
città, via via restaurato, è composto da
un groviglio di stradine lungo cui,
dietro muri di cinta, fanno capolino
basse case antiche, fra cui si ergono, a
pochi passi una dall’altra, la chiesa
ortodossa di San Michele Taumaturgo
(1898) e la bella moschea del Khan
(Khan-Dzami), eretta nel 1552 dal
celebre architetto islamico Mimar Sinan.
Di grande fascino, il complesso delle
Kenesse, le Case della preghiera, in
ulica Karaimskaja 68, nel cuore più
antico della città dove risiedeva la
comunità che ha lasciato l’impronta più
duratura su Evpatorija, quella dei
caraimi. Ma Evpatorija è soprattutto,
oggi come ieri, un’apprezzata località
balneare, grazie al suo clima mite e
alle lunghe spiagge sabbiose,
frequentate soprattutto da famiglie, in
prevalenza russe.
Bakhcisaraj, il cuore
tataro della Crimea
Forse però il luogo più seducente di
tutta la penisola, malgrado il suo
aspetto generale un po’ trasandato, è
Bakhcisaraj. Ne sono una riprova i
flussi ininterrotti di turisti che nella
bella stagione affollano in particolare
il palazzo dei Khan, benché la
cittadina (28.500 abitanti), trovandosi
all’interno, non abbia da offrire le
delizie del litorale. Da non perdere,
nel palazzo dei Khan, la fontana delle
Lacrime, cantata da Aleksander Pushkin e
Adam Mickiewicz, i più grandi esponenti
della poesia romantica rispettivamente
russa e polacca. Bakhcisaraj in lingua
tatara significa “Palazzo nel Giardino”,
e la città sorse nel XV secolo intorno
al palazzo del sovrano. Designata per
essere fin dall’inizio capitale del
khanato di Crimea, dal XV al XVIII
secolo il suo tessuto urbano si arricchì
di palazzi, moschee, mausolei (turbe o
diurbe), medrese, bagni. Fuori città,
verso est, attraggono molti visitatori
il monastero rupestre della
Dormizione e l’abitato scavato nella
roccia di Chufut Kale,
raggiungibile
con un’arrampicata di circa un’ora su
per la montagna.
Verso Jalta:
Sebastopoli, Balaklava, Alupka
Sebastopoli (Sevastopol’) è un
grande centro urbano (356.000 abitanti)
con un importante porto militare, sede
della Flotta del Mar Nero. Come dicono i
locali, Sebastopoli non è più Crimea, ma
una vera città russa.
Sotto l’aspetto architettonico, presenta
un tessuto urbano d’aspetto
ottocentesco, soprattutto neoclassico,
disseminato di monumenti e musei a tema
militare e marino, come la celebre
colonna che ricorda, nel porto, le navi
affondate o il Museo della Flotta del
Mar Nero. Appena fuori città le
imponenti rovine di Chersoneso in
Tauride ci rammentano che la Crimea era
stata colonizzata dagli antichi greci.
Da Sebastopoli verso Jalta la costa si
fa più aspra e selvaggia, ma anche più
affascinante. Dopo chilometri e
chilometri di piatta pianura, davanti a
noi si innalzano rilievi montuosi che
arrivano ai 1545 metri con il Romankosh
e si gettano subito in mare,
slabbrandosi in penisole, faraglioni e
piccole insenature. E’ questa la Crimea
cantata da Majakovskij: “Io viaggio per
la costa meridionale della Crimea, – Non
è la Crimea, ma la copia di un antico
paradiso…”.
Una decina di chilometri più a ovest,
Balaklava è un quieto borgo di
pescatori corteggiato sempre più
insistentemente dai turisti, soprattutto
russi, con la piacevole città vecchia
raccolta intorno al piccolo golfo già
cantato da Omero. Fra il 1357 e il 1433
con il nome di Cembalo, Balaklava fu una
base della repubblica marinara di
Genova, ben riparata da una quinta di
monti che si socchiudono appena verso il
mare aperto.
Appena prima di Jalta, Alupka è
nota per la sua magnifica costa immersa
nel verde e impreziosita da promontori
rocciosi a picco sul Mar Nero, e per il
fantasioso palazzo in stile moresco che
il conte Mikhail Semenovic Voroncov – il
governatore di Odessa con cui era
entrato in collisione il poeta
Aleksander Pushkin che aveva tentato di
sedurne la bella consorte – si fece
costruire fra il 1828 e il 1848 a mezza
costa, affacciato sul Mar Nero.
Storia e atmosfere
Belle Epoque
A Livadija, un paio di chilometri
prima di Jalta, nel candido palazzo
dello zar Alessandro II, nel 1945 si
tenne la famosa Conferenza in cui
Stalin, Churchill e Eisenhower
ridisegnarono la geografia politica del
pianeta. Jalta dal canto suo
sembra essere passata indenne attraverso
i decenni dell’Unione Sovietica. In
questa celebre località balneare di moda
fra ’800 e ’900, infatti, si è
conservata quasi intatta una piacevole
atmosfera d’altri tempi, con una
passeggiata sul lungomare fra edifici e
hotel che ricordano la Belle Epoque. Una
decina di chilometri a est di Jalta, il
piccolo, antico abitato di Gurzuf
cala ripido in un golfo, su cui si
affaccia la dacia di Cekhov, orlato da
una lunga spiaggia sabbiosa, in stagione
sempre affollata di bagnanti che la sera
riempiono i semplici localini sul
lungomare dove si possono degustare
specialità di sapore levantino.
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