Una manciata di chilometri, un breve
tratto di litorale sloveno poco prima
del confine con la Croazia. Qui, lungo
quella che si può chiamare Costa del
Sale – perché tutto qui rimanda al
sale – si affacciano tre località
speciali, ognuna intrigante a suo modo,
capaci di soddisfare le aspettative di
viaggiatori con interessi diversi, ma
anche complementari. Pirano,
piccolo gioiello di architettura gotica
veneziana incastonato nell’azzurro del
mare; Portorose, città del relax
e dell’entertainment che, sorta come
stazione balneare fra ’800 e ’900, non
ha mai smesso di tenersi al passo con i
tempi e le esigenze di un soggiorno a
metà fra terapeutico e mondano; infine,
Sicciole, località forse meno
conosciuta delle sue vicine ma che
ultimamente si sta prendendo la sua
rivincita. Tutelata dall’Unesco per le
sue saline storiche, è sempre più spesso
meta di viaggiatori raffinati attratti
dalla sua storia, dai suoi paesaggi
lunari e da un ecosistema raro e
prezioso.
Romantica Pirano
Vista dall’alto, con i suoi tetti di
tegole dai colori caldi, Pirano
sembra un gioiello incastonato
nell’azzurro del mare. Su questo
promontorio, nel corso dei secoli,
l’avvicendarsi di antiche e raffinate
civiltà, ha distillato un gradevole
abitato composto di vie strette, piccole
case, angoli e scorci di grande fascino.
La storia di Pirano risale agli antichi
greci; non è noto se la città
prosperasse grazie al commercio del sale
fin dalle sue origini ma è certo che il
candido minerale doveva essere già una
buona fonte di reddito se nel 993 Pirano
(Piran, in sloveno) concesse a Venezia
il monopolio del sale estratto a
Sicciole. Non trascorsero neanche tre
secoli e, per difendersi dalle mire di
pirati narentani e abitanti
dell’entroterra desiderosi di
impadronirsi delle sue saline, nel 1283
la città si diede definitivamente a
Venezia. Fu l’inizio di una lunga epoca
di pace e ricchezza, che vide l’abitato
appollaiato sulla punta del promontorio
abbellirsi di architetture sacre e
civili e assumere un aspetto
gotico-rinascimentale di chiara impronta
veneziana, ben esemplificata dal
campanile del duomo di San Giorgio,
eretto nel 1608 identico a quello di San
Marco a Venezia. Con la caduta di
Venezia, Pirano passò all’Austria, sotto
il cui dominio rimase fino al 1918. Gli
Asburgo favorirono le attività
cantieristiche e marinare della città e
apportarono le ultime trasformazioni di
rilievo al suo tessuto urbano:
dall’interramento del mandracchio (il
porticciolo interno tipico di molte
città adriatiche influenzate da Venezia)
fu ricavata la bella piazza
intitolata al più insigne dei suoi
figli, il musicista Giuseppe Tartini
(1692-1770), oggi importante punto
di ritrovo e teatro delle numerose
manifestazioni culturali che animano la
bella località adriatica durante tutto
l’anno. La casa natale di Tartini,
affacciata sulla piazza stessa, è sede
della comunità italiana locale, ancora
ben presente, al punto che Pirano gode
oggi dello status di città ufficialmente
bilingue, slovena e italiana.
Portorose, fra
divertimento e benessere
Il luogo in cui oggi sorge Portorose
(Portoroz, in sloveno) è attestato fin
dal XII secolo, quando alcuni monaci che
navigavano lungo la costa attraccarono
in questa baia in cerca di erbe
medicinali, rendendosi presto conto
degli effetti particolarmente benefici
che il mare e l’aria salmastra dei
paraggi avevano sulla salute. Bisognerà
però attendere il XIX secolo prima che
comincino a sorgere veri e propri
stabilimenti capaci di sfruttare a scopi
curativi le proprietà dei fanghi e delle
acque delle vicine saline di Sicciole.
Da quel momento la ridente località di
mare immersa nel verde e fra gli aromi
della macchia mediterranea vedrà
crescere costantemente le sue fortune
presso i turisti, in particolare
dell’Europa centrale. Fortune che non
conobbero momenti di calo neppure
all’epoca della Jugoslavia di Tito.
Anzi, Portorose, grazie al suo casinò
e al suo lungo litorale sabbioso,
veniva aggiungendo alle sue offerte di
stazione termale anche un aspetto più
marcatamente mondano, ulteriormente
potenziato nel 1987 dalla costruzione di
un prestigioso porticciolo da
diporto che nel 1996 aveva già ottenuto
la Bandiera Blu della FEE, Foundation
for Environmental Education, un
riconoscimento assegnato a quegli
approdi turistici che osservano precisi
criteri di qualità di servizi con
particolare attenzione all’ambiente.
Oggi Portorose è ben lanciata in molte
direzioni, pronta a raccogliere le sfide
dei diversi modi di concepire la vacanza
del nostro tempo. La città in effetti si
va dotando di strutture in grado di
soddisfare le più svariate esigenze e
desideri: dalle cure termali ai
soggiorni bellezza e benessere,
dall’organizzazione di seminari,
convegni e incontri di lavoro, agli
sport legati al mare, dal turismo
tagliato per i giovani ai soggiorni
balneari per famiglie... E non più solo
nel periodo estivo: favorita dal clima
mite Portorose attira turisti tutto
l’anno, anche grazie all’organizzazione
di eventi di vario genere
come il festival dei salinai, il torneo
di tennis femminile, la fiera
internazionale della nautica e il
Tartini festival.
Il parco naturale
delle saline di Sicciole
Ed ecco infine Sicciole, il motore (o
forse sarebbe più appropriato dire il
“carburante”) che per secoli è rimasto
celato dietro le sontuose quinte di
Pirano e Portorose. Ultime sopravvissute
fra le diverse saline un tempo in
funzione nell’alto Adriatico, quelle di
Sicciole (Secovlje in sloveno) sono
state in gran parte salvate
dall’istituzione di un parco naturale
che tutela un ecosistema unico, con
numerose specie di uccelli, pesci e
crostacei e un’interessante vegetazione
alofita, che in autunno, per la mancanza
di azoto nel terreno, si tinge di un
colore rosso violaceo. Camminando sugli
stretti sentieri del parco, ammaliati
dalle geometrie delle sconfinate distese
di terrapieni e bacini, intorno si sente
aleggiare una grande pace: tutto è
immerso in un silenzio quasi irreale,
rotto solo dalla voce dei gabbiani e dal
fruscio delle biciclette usate dai pochi
operai che lavorano alla manutenzione
delle vasche e degli argini di Lera, il
settore dove ancora oggi continua la
produzione del sale. L’area di
Fontanigge, nella parte meridionale, non
è più in funzione dagli anni ’60 del
Novecento e sembra una città fantasma:
fra le case in pietra diroccate e gli
argini dismessi si aggirano ormai, unici
abitanti, aironi e gabbiani. Qui è stato
allestito un museo dell’arte dei salinai
che conserva la storia, i costumi, le
testimonianze sulle saline e la vita dei
suoi lavoratori, ma anche su manufatti,
strumenti e tecniche di produzione. I
visitatori che lo desiderino possono
calarsi nei panni dei salinai e, guidati
da esperti lavoratori, partecipare alla
raccolta del candido minerale
utilizzando i tradizionali utensili di
legno. I più pigri, invece, possono
limitarsi a osservare il lavoro altrui
percorrendo le saline a piedi o in bici,
mentre per gli appassionati di
ornitologia il parco offre un programma
di birdwatching, anche in canoa. A
Sicciole infatti sono state osservate
oltre 270 specie di uccelli, di cui 90
nidificanti, una varietà ornitologica
che tocca le sue punte massime in
primavera e in autunno, quando qui fanno
tappa uccelli di passo sulle rotte
migratorie fra Europa e Africa.
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