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La Costa del Sale, in Slovenia

 di Roberto M. Polce

 

Una manciata di chilometri, un breve tratto di litorale sloveno poco prima del confine con la Croazia. Qui, lungo quella che si può chiamare Costa del Sale – perché tutto qui rimanda al sale – si affacciano tre località speciali, ognuna intrigante a suo modo, capaci di soddisfare le aspettative di viaggiatori con interessi diversi, ma anche complementari. Pirano, piccolo gioiello di architettura gotica veneziana incastonato nell’azzurro del mare; Portorose, città del relax e dell’entertainment che, sorta come stazione balneare fra ’800 e ’900, non ha mai smesso di tenersi al passo con i tempi e le esigenze di un soggiorno a metà fra terapeutico e mondano; infine, Sicciole, località forse meno conosciuta delle sue vicine ma che ultimamente si sta prendendo la sua rivincita. Tutelata dall’Unesco per le sue saline storiche, è sempre più spesso meta di viaggiatori raffinati attratti dalla sua storia, dai suoi paesaggi lunari e da un ecosistema raro e prezioso.
 

Romantica Pirano
Vista dall’alto, con i suoi tetti di tegole dai colori caldi, Pirano sembra un gioiello incastonato nell’azzurro del mare. Su questo promontorio, nel corso dei secoli, l’avvicendarsi di antiche e raffinate civiltà, ha distillato un gradevole abitato composto di vie strette, piccole case, angoli e scorci di grande fascino. La storia di Pirano risale agli antichi greci; non è noto se la città prosperasse grazie al commercio del sale fin dalle sue origini ma è certo che il candido minerale doveva essere già una buona fonte di reddito se nel 993 Pirano (Piran, in sloveno) concesse a Venezia il monopolio del sale estratto a Sicciole. Non trascorsero neanche tre secoli e, per difendersi dalle mire di pirati narentani e abitanti dell’entroterra desiderosi di impadronirsi delle sue saline, nel 1283 la città si diede definitivamente a Venezia. Fu l’inizio di una lunga epoca di pace e ricchezza, che vide l’abitato appollaiato sulla punta del promontorio abbellirsi di architetture sacre e civili e assumere un aspetto gotico-rinascimentale di chiara impronta veneziana, ben esemplificata dal campanile del duomo di San Giorgio, eretto nel 1608 identico a quello di San Marco a Venezia. Con la caduta di Venezia, Pirano passò all’Austria, sotto il cui dominio rimase fino al 1918. Gli Asburgo favorirono le attività cantieristiche e marinare della città e apportarono le ultime trasformazioni di rilievo al suo tessuto urbano: dall’interramento del mandracchio (il porticciolo interno tipico di molte città adriatiche influenzate da Venezia) fu ricavata la bella piazza intitolata al più insigne dei suoi figli, il musicista Giuseppe Tartini (1692-1770), oggi importante punto di ritrovo e teatro delle numerose manifestazioni culturali che animano la bella località adriatica durante tutto l’anno. La casa natale di Tartini, affacciata sulla piazza stessa, è sede della comunità italiana locale, ancora ben presente, al punto che Pirano gode oggi dello status di città ufficialmente bilingue, slovena e italiana.

Portorose, fra divertimento e benessere
Il luogo in cui oggi sorge Portorose (Portoroz, in sloveno) è attestato fin dal XII secolo, quando alcuni monaci che navigavano lungo la costa attraccarono in questa baia in cerca di erbe medicinali, rendendosi presto conto degli effetti particolarmente benefici che il mare e l’aria salmastra dei paraggi avevano sulla salute. Bisognerà però attendere il XIX secolo prima che comincino a sorgere veri e propri stabilimenti capaci di sfruttare a scopi curativi le proprietà dei fanghi e delle acque delle vicine saline di Sicciole. Da quel momento la ridente località di mare immersa nel verde e fra gli aromi della macchia mediterranea vedrà crescere costantemente le sue fortune presso i turisti, in particolare dell’Europa centrale. Fortune che non conobbero momenti di calo neppure all’epoca della Jugoslavia di Tito. Anzi, Portorose, grazie al suo casinò e al suo lungo litorale sabbioso, veniva aggiungendo alle sue offerte di stazione termale anche un aspetto più marcatamente mondano, ulteriormente potenziato nel 1987 dalla costruzione di un prestigioso porticciolo da diporto che nel 1996 aveva già ottenuto la Bandiera Blu della FEE, Foundation for Environmental Education, un riconoscimento assegnato a quegli approdi turistici che osservano precisi criteri di qualità di servizi con particolare attenzione all’ambiente. Oggi Portorose è ben lanciata in molte direzioni, pronta a raccogliere le sfide dei diversi modi di concepire la vacanza del nostro tempo. La città in effetti si va dotando di strutture in grado di soddisfare le più svariate esigenze e desideri: dalle cure termali ai soggiorni bellezza e benessere, dall’organizzazione di seminari, convegni e incontri di lavoro, agli sport legati al mare, dal turismo tagliato per i giovani ai soggiorni balneari per famiglie... E non più solo nel periodo estivo: favorita dal clima mite Portorose attira turisti tutto l’anno, anche grazie all’organizzazione di eventi di vario genere come il festival dei salinai, il torneo di tennis femminile, la fiera internazionale della nautica e il Tartini festival.

Il parco naturale delle saline di Sicciole
Ed ecco infine Sicciole, il motore (o forse sarebbe più appropriato dire il “carburante”) che per secoli è rimasto celato dietro le sontuose quinte di Pirano e Portorose. Ultime sopravvissute fra le diverse saline un tempo in funzione nell’alto Adriatico, quelle di Sicciole (Secovlje in sloveno) sono state in gran parte salvate dall’istituzione di un parco naturale che tutela un ecosistema unico, con numerose specie di uccelli, pesci e crostacei e un’interessante vegetazione alofita, che in autunno, per la mancanza di azoto nel terreno, si tinge di un colore rosso violaceo. Camminando sugli stretti sentieri del parco, ammaliati dalle geometrie delle sconfinate distese di terrapieni e bacini, intorno si sente aleggiare una grande pace: tutto è immerso in un silenzio quasi irreale, rotto solo dalla voce dei gabbiani e dal fruscio delle biciclette usate dai pochi operai che lavorano alla manutenzione delle vasche e degli argini di Lera, il settore dove ancora oggi continua la produzione del sale. L’area di Fontanigge, nella parte meridionale, non è più in funzione dagli anni ’60 del Novecento e sembra una città fantasma: fra le case in pietra diroccate e gli argini dismessi si aggirano ormai, unici abitanti, aironi e gabbiani. Qui è stato allestito un museo dell’arte dei salinai che conserva la storia, i costumi, le testimonianze sulle saline e la vita dei suoi lavoratori, ma anche su manufatti, strumenti e tecniche di produzione. I visitatori che lo desiderino possono calarsi nei panni dei salinai e, guidati da esperti lavoratori, partecipare alla raccolta del candido minerale utilizzando i tradizionali utensili di legno. I più pigri, invece, possono limitarsi a osservare il lavoro altrui percorrendo le saline a piedi o in bici, mentre per gli appassionati di ornitologia il parco offre un programma di birdwatching, anche in canoa. A Sicciole infatti sono state osservate oltre 270 specie di uccelli, di cui 90 nidificanti, una varietà ornitologica che tocca le sue punte massime in primavera e in autunno, quando qui fanno tappa uccelli di passo sulle rotte migratorie fra Europa e Africa.

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NOTIZIE UTILI

Per entrare in Slovenia basta una carta d'identità valida per l'espatrio. Lingua ufficiale è lo sloveno, ma si parla anche inglese, tedesco e spesso italiano. La Slovenia ha adottato la moneta unica europea e fa parte dell’area Schengen dell’Unione Europea.
Molte in libreria le guide turistiche: ottima quella del Touring Club Italiano.
Per maggiori informazioni: Ufficio del Turismo Sloveno, Galleria Buenos Aires 1, 20124, Milano, tel. 02 29 51 11 87 / 02 29 51 41 57, fax 02 29 51 40 71,
e-mail info@slovenia-tourism.it , sito: www.slovenia.info



 

 

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