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Armenia: un viaggio fra montagne, monasteri e sapori autentici

Testo e foto di Roberto M. Polce

 

Un Paese di piccole dimensioni ma dalla varietà paesaggistica sorprendente: montagne coperte di boschi e incise da torrenti impetuosi, aree semidesertiche, vallate e colline fertilissime, e uno dei più grandi laghi d’alta quota del mondo, il lago Sevan. Un Paese abitato da un popolo gentile e cordiale erede di una civiltà antica, le cui radici affondano in un’epoca in cui qui si inventava e perfezionava l’uso della ruota e si cominciavano a coltivare i cereali. Un Paese che per primo, nel 303, adottò il Cristianesimo come religione ufficiale e che ha visto sorgere autentici gioielli di architettura sacra, molti dei quali oggi tutelati dall’Unesco. Un Paese profondamente occidentale ma a cavallo fra Europa e Asia, che ha da offrire al viaggiatore atmosfere, folclore, cucina e costumi peculiari ed esotici.

Yerevan, la capitale
Con 1.100.000 abitanti oggi Yerevan è un centro in piena rinascita, dopo i difficili anni seguiti al terremoto del 1988 e alla guerra con l’Azerbaigian per il Nagorno Karabakh. Il clima che si respira per le sue strade è piacevole, vivace ma non nevrotizzato dal traffico, rilassato ma non abulico, con molte persone di ogni età e ceto inclini ad assaporare i piccoli piaceri della vita: quattro chiacchiere con gli amici in uno dei numerosi locali coi tavolini all’aperto, un giro per vetrine, una serata ad ascoltare cool jazz in un locale alla moda. L’atmosfera di questa città d’impronta russa e sovietica ricorda un po’ l’Italia del dopoguerra raccontata dai film del neorealismo: voglia di America e motorini scassati, sedi della CNN e strade dissestate, contadini che vendono la loro frutta al mercato e boutique di Victoria’s Secret. Con, in più, un grande amore per la cultura, testimoniato dalla presenza di numerosissimi musei, tra i quali un posto di riguardo spetta al Museo del Genocidio, costruito nel 1967 sulla collina di Tsitsernakaberd, che ricorda l’eccidio operato dai turchi ai danni delle popolazioni armene nel 1915-1919.

Monasteri e templi, testimoni di una fede antica
Elemento caratteristico della cultura e del paesaggio armeno sono i numerosi, splendidi monasteri, e il possente Ararat, sulla cui cima, secondo la tradizione, si posò l’arca di Noè dopo il diluvio universale. La montagna si trova in territorio turco da molti secoli, ma gli armeni la sentono ancora come un loro patrimonio, tanto da raffigurarla sulla bandiera del Paese. Due dei simboli dell’identità nazionale facilmente raggiungibili da Yerevan sono il monastero di Khor Virap, dove fu a lungo imprigionato, secondo la leggenda, San Gregorio l’illuminatore, artefice della conversione del Paese al Cristianesimo, e la cattedrale di Echmiadzin, sede della Chiesa armena, nel quale sorse, nel 303, la Chiesa Madre d’Armenia (Mayr Tachar), dal bellissimo portale scolpito e dipinto.
Un po’ più lontano, il monastero di Noravank, gioiello dell’architettura medievale e uno dei più suggestivi del Paese: abbarbicato fra i monti 122 km a sud-est di Yerevan si raggiunge attraversando zone semidesertiche e verdi distese di vigneti. Nella regione più settentrionale del Paese, invece, a pochi chilometri dalla Georgia, due complessi monastici che valgono, da soli, un viaggio in Armenia: Haghpat e Sanahin, entrambi dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Sorgono in cima ai versanti opposti di una profonda gola in cui scorre l’irruente fiume Debet. Il più settentrionale, Haghpat, fu costruito nel X secolo, forse dagli stessi artisti ai quali si deve anche Sanahin, come testimoniano le numerose somiglianze tra i due complessi.
Non si può inoltre non ricordare l’imponente testimonianza dei forti legami storici tra la cultura armena e quella greco-romana: il tempio di Garni, costruito nella seconda metà del I secolo, sotto il regno di Tiridate I con finanziamenti che questi ottenne da Nerone durante una sua visita a Roma. Appena 9 km dopo Garni, annidato in fondo a una spettacolare gola, il monastero rupestre di Geghard, fondato nel IV secolo, stupisce per i suoi ambienti dalle elaborate ornamentazioni scavati nella roccia.

Croci di pietra, cucina e un popolo gentile
Molto altro, oltre a chiese e monasteri, fa dell’Armenia un Paese magico: i suoi khatchkar, le croci scolpite su grandi blocchi di pietra che si trovano, oltre che nelle chiese e nei monasteri, sparsi nei campi, dove venivano eretti per gli scopi più vari, l’indomita e serena vitalità dei suoi abitanti e, infine, il cibo. Elemento caratteristico della cucina armena è il lavàsh, un pane non lievitato simile al carasau sardo che viene cotto in un forno interrato, e poi lanciato a raffreddare su un telo. Nel forno ancora caldo si caleranno poi patate e spiedini di carne (i famosi khorovats) che sgoccioleranno il loro grasso sulle patate sottostanti insaporendole.
Se c’è un luogo in cui oggi è davvero palpabile l’antichità, la profondità e l’influenza esercitata dalla civiltà armena questo è proprio la cucina. Molti studiosi ritengono che il grano sia stato coltivato per la prima volta a sud del lago Van, oggi in Turchia e per secoli cuore della Grande Armenia, mentre gli antichi romani chiamavano l’albicocca “prunus armeniaca” (e non è un caso se nella bandiera armena, accanto al rosso e al blu compare proprio il colore dell’albicocca).
La cucina armena sembra aver conservato traccia di ogni angolo di quel grande impero che un tempo si estendeva dal Caspio al Mediterraneo. Accanto ai khorovats, le saporitissime carni di maiale (ma anche di agnello, manzo, pollo, anatra) cotte allo spiedo o alla griglia, i piatti della cucina armena hanno punti di contatti con la cucina libanese, turca, siriana, persiana, georgiana, russa. Ed è davvero difficile dire chi ha influenzato chi, nel corso di tanti millenni di reciproci contatti, interazioni, sovrapposizioni, intrecci - nel bene e nel male.

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NOTIZIE UTILI


Per entrare in Armenia è necessario un passaporto valido almeno sei mesi dal momento del rilascio del visto e un visto, che si può ottenere presso l’ambasciata armena a Roma (Ambasciata della Repubblica d'Armenia - Via dei Colli della Farnesina, 174 - 00194 Roma - tel. +39 06 3296638 - fax +39 06 3297763 - email gaghikb@tin.it  - sito web http://xoomer.alice.it/gbaghdas/Index.html ) o per via elettronica sul sito www.armeniaforeignministry.com , o direttamente ai posti di frontiera e all’aeroporto.
La lingua ufficiale dell’Armenia è l’armeno, una lingua indoeuropea dotata di un proprio alfabeto. A Yerevan si può comunicare senza problemi anche in inglese o francese, ma la lingua straniera più diffusa in generale è il russo che, soprattutto nei centri più piccoli e nelle campagne, spesso è l’unica lingua straniera parlata un po’ da tutti.
La valuta armena è il Dram (AMD). A luglio 2007 1 Euro valeva 467 Dram.
Fuso orario:
tre ore avanti rispetto all’Italia: quando in Italia sono le 12 in Armenia sono le 15.
Per viaggi individuali, il modo più veloce per raggiungere l’Armenia è senz’altro l’aereo, anche se non esistono voli diretti dall’Italia per Yerevan. I collegamenti più comodi sono operati da Austrian Airlines ( www.aua.com ) via Vienna e da Czech Airlines ( www.czechairlines.com ) via Praga.
Per viaggi organizzati ci si può rivolgere a operatori esperti e specializzati quali Columbia Turismo ( www.columbiaturismo.it ) e Metamondo ( www.metamondo.it ).
Non esiste un ufficio del turismo armeno in Italia. Per informazioni ci si può rivolgere all’Armenian Information Center di Yerevan: Armenian Information Center, Nalbandyan Street 3, Yerevan 0010, Armenia: tel.: +374 10 542 303/6; email: help@armeniainfo.am ; sito: www.armeniainfo.am
O anche alla rappresentante dell’Agenzia del Turismo Armeno in Italia Nadia Pasqual ( nadia.pasqual@gmail.com )
In rete, ottimi i siti:
www.armeniaguide.com ; www.cilicia.com ; www.tacentral.com ; www.zatik.com 
In libreria in italiano esiste solo la guida:
Georgia, Armenia e Azerbaigian, EDT - Lonely Planet (Torino 2004), talvolta imprecisa. Presso l’Armenian Information Center di Yerevan sono in vendita una guida in inglese, Armenia e Karabagh, edita da The Stone Garden Guide (Los Angeles 2006), dettagliatissima per le informazioni pratiche, ma carente per le informazioni storico-artistiche, e una in russo, Armenija, edita da Avangard (Moskva 2005), più sintetica per le informazioni pratiche ma ottima sotto l’aspetto storico, culturale e artistico.


 

 

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