Belluno è la sede principale della
grande mostra, che promette di diventare
l’evento culturale dell’inverno, “Tiziano
l’ultimo atto”, la sua provincia che
si svolge nelle località del Cadore,
ricorda più che mai, con i suoi
itinerari, la presenza del grande
artista che rimase fino alla fine
legatissimo alle sue radici. Anche al
culmine della fama, ricco e onorato da
re e principi a Venezia, Tiziano tornava
volentieri a Pieve di Cadore. E oggi
Tiziano torna nelle sue terre, facendoci
ripercorrere insieme a lui l’itinerario
seguito nei suoi rientri a casa, con la
possibilità di ammirare i tanti lavori
che il maestro e i suoi familiari più
stretti realizzarono per queste terre,
nella consapevolezza del profondo legame
sentimentale e professionale e degli
interessi imprenditoriali che sempre
mantenne con il bellunese.
Le opere del figlio prediletto Orazio e
del nipote Marco e soprattutto del
fratello Francesco possono essere
visitate attraverso specifici itinerari
strutturati su iniziativa dei promotori
della mostra e della Soprintendenza per
il Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico per le province di
Venezia, Padova, Treviso e Belluno. Una
proposta può riguardare la fascia nord
della provincia da Sedico a Zoppè di
Cadore.
Sedico sorge alla confluenza tra il
torrente Cordevole e il fiume Piave ed è
stato per secoli importante punto di
passaggio del trasporto su zattera di
legname e rame provenienti da Agordino e
Cadore. Attorno al commercio e alla
lavorazione del legname gravitava la
vita di tutti i piccoli centri della
zona e testimonianza del florido
commercio che si sviluppò a Sedico sono
anche le antiche ville patrizie (Zuppani
a Pasa, De’ Manzoni a Patt e Rudio a
Landris). Nella grande Chiesa
parrocchiale di Santa Maria Annunziata è
possibile ammirare la Madonna col
Bambino dipinta, tra il 1510 e il 1520,
da Tiziano in collaborazione con il
fratello Francesco, considerata uno dei
capolavori dell’opera vecelliana.
Splendida è l’immagine essenziale di
Maria, assorta nella lettura mentre
regge in grembo il Bambino, con due
putti che si accingono a posarle la
corona sul capo. La tela rappresenta il
superstite pannello di un polittico
smembrato dopo la prima guerra mondiale.
A Forno di Zoldo – così chiamata
per l’attività mineraria svolta in tutta
la Val di Zoldo – in località di Madonna
di Pieve, all’interno della Chiesa
dell’Addolorata, è possibile ammirare lo
splendido Polittico di scuola tizianesca
del 1577, dipinto l’anno successivo la
morte di Tiziano: un’opera ora smembrata
composta di sei scomparti, tre dei quali
collocati nell’abside, gli altri tre
nella navata. L’immagine più bella del
polittico è la raffigurazione, a
sinistra di Maria, del virile San
Floriano, titolare della Pievania di
Zoldo, ritratto con la corazza lucente
mentre spegne un incendio divampato ai
suoi piedi. A destra di Maria è
raffigurato Sant’Antonio Abate invocato
dalla pietà popolare contro le malattie
infettive e come protettore degli
animali domestici.
A Zoppè di Cadore, invece,
situato nella Valle del Ritorto (alla
quale si accede direttamente attraverso
un’ardita stradina che parte da Forno di
Zoldo), si può ammirare nella Chiesa
parrocchiale dedicata a Sant’Anna, la
bellissima pala raffigurante la Madonna
col Bambino e santi Paolo, Anna e
Girolamo, attribuita da sempre a
Tiziano, ma più probabilmente opera
della bottega. Nonostante fosse stato
arrotolato e nascosto in un tronco cavo
per evitare che fosse rubato durante
l’occupazione napoleonica, il dipinto
manifesta un’elevatissima qualità
pittorica.
Un altro itinerario cadorino può
svilupparsi in una seconda direzione.
Perarolo di Cadore, un importante
porto fluviale posto alla confluenza tra
il fiume Piave e il torrente Boite,
dalla fine del ‘300 sino agli inizi del
‘900, utilizzato per il commercio di
legname proveniente da Carnia, Tirolo e
Carinzia e destinato alla costruzione di
navi a Venezia, caratterizzato dai due
“cidoli” (strutture a saracinesca poste
a sbarramento dei corsi d’acqua) che
servivano a smistare il legname in
fluitazione, ospitava due segherie della
zona di proprietà di Francesco e Tiziano
Vecellio. Il Museo del Cidolo e del
legname raccoglie una serie di documenti
relativi alle attività commerciali della
famiglia. Nel 1525 Tiziano sposò Cecilia
figlia del “quondam ser Alo de maistro
Jacomo, barbier della villa de Perarolo
de Cadore”. Nella Chiesa di San Rocco,
eretta nel ‘500 ma ricostruita nel
secolo scorso dopo un’inondazione del
torrente Boite che la danneggiò
profondamente, si conserva uno dei più
bei dipinti attribuiti a Francesco
Vecellio: la pala, dipinta intorno al
1520, raffigurante La Madonna con
Bambino e i santi Rocco e Sebastiano
spesso invocati contro la peste. La tela
presenta un elevato equilibrio formale
che sorprende per la particolare
attenzione ai particolari e per
l’utilizzo di colori caldi.
Pieve di Cadore, ovviamente,
città natale di Tiziano Vecellio è il
capoluogo storico della valle grazie
alla sua strategica posizione geografica
che fin dall’epoca romana gli valse il
ruolo di riferimento in campo politico,
culturale e religioso. Attorno alla
piazza dedicata a Tiziano, con al centro
la statua bronzea del pittore, si
affacciano le sedi del potere politico e
religioso affiancate da nobili palazzi
dell’aristocrazia locale, tra le quali
si trova anche la Casa del pittore
cadorino: l’edificio, dal 1922 monumento
nazionale, si presenta come tipica
abitazione nobiliare: di modeste
dimensioni, in solida muratura, con
scala di legno e lungo ballatoio che
conduce al primo piano. Qui Tiziano
tornò anche in età avanzata, nel periodo
estivo, per ripararsi dall’afoso clima
veneziano.
Sede della mostra “Tiziano. L’ultimo
atto” è la Magnifica Comunità di
Cadore: palazzo quattrocentesco
autentico simbolo dell’identità locale
che ancor oggi svolge l’originaria
funzione di sede della Comunità e,
accanto ai sontuosi saloni di riunione e
di rappresentanza, ospita un’esposizione
di stampe ed incisioni di Tiziano e
riproduzioni di carteggi a lui
appartenuti.
In uno dei saloni del palazzo civico è
conservata un’opera di Marco Vecellio
Madonna con Bambino; emblema del Cadore;
S. Marco; allegorie della Fede e della
Fortezza che celebra l’identità della
regione cadorina il cui stemma (composto
dalle due torri dei castelli di Pieve e
Botestagno divisi da un albero) è
ritratto ai piedi della Vergine.
All’apparizione centrale della Madonna
col Bambino si affiancano le figure di
San Marco a sinistra – alla cui
protezione si era votato l’intero Cadore
e due figure allegoriche la Fede, con il
calice nella mano, e la Fortezza,
appoggiata alla colonna a destra.
Sempre intorno alla piazza principale si
erge la Chiesa di Santa Maria Nascente,
uno degli edifici più interessanti della
provincia di Belluno per la ricchezza e
la varietà delle opere che custodisce;
la prima fabbrica risale ad un periodo
anteriore al Mille; l’edificio attuale
(1761-65) progettato dall’architetto
Domenico Schiavi ha sostituito, nel
1813, la precedente costruzione gotica
perdendo il coro decorato da Tiziano e
Bottega con il ciclo di affreschi
dedicato alla Vergine Maria. La chiesa
arcidiaconale conserva però ancora un
dipinto del suo celebre figlio in cui
Tiziano stesso si ritrae come silenzioso
testimone dell’evento divino: l’intima
Sacra Conversazione che ritrae la
Madonna con Bambino e Santi Rocco e
Sebastiano. La tradizione vuole che
questa tela sia stata eseguita per la
cappella della famiglia Vecellio dopo la
morte di Francesco avvenuta nel 1560;
proprio al fratello maggiore di Tiziano
è ascritta la splendida pala d’altare
con una Madonna con Bambino e Santi
Rocco e Sebastiano realizzata intorno al
1520 per la cappella della famiglia
Genova. Ancora una volta i protagonisti
sono i “santi della peste” – i più
rappresentati nell’ambito della pittura
cinquecentesca bellunese – che sono
inseriti in quest’ariosa composizione
all’aperto in cui Francesco dimostra
un’elevata capacità di elaborazione del
soggetto.
AltoGusto: la grande
cucina delle Dolomiti bellunesi omaggia
il Tiziano
Immersi nello splendido
paesaggio delle Dolomiti bellunesi, otto
fra i più rinomati ristoranti della
zona, hanno deciso di raccontare il
territorio bellunese attraverso la sua
cucina e la sua tradizione culinaria,
fondata sull’utilizzo di pregiati
prodotti locali. Fra novembre 2007 e
febbraio 2008, i ristoranti Al Borgo di
Anconetta, Al Capriolo di Vodo di
Cadore, Alle Codole di Canale d’Agordo,
Baita Fraina di Cortina d’Ampezzo,
Dolada di Plois di Pieve D’Alpago, Laite
di Sappada, San Lorenzo di Puos d’Alpago
e il Tivoli di Cortina d’Ampezzo,
dedicheranno al grande pittore bellunese
Tiziano Vecellio, un menù degustazione a
lui ispirato e pensato in occasione
della mostra. Cinque portate a
discrezione di ciascun ristorante
evidenzieranno la vicinanza fra pittura
e cucina, attraverso l’arte di combinare
elementi, forme e colori differenti:
patin, fagioli (soprattutto di Lamon),
mais sponcio, patate (di Cesiomaggiore
in primis), agnello alpagoto e di Lamon,
cappucci di Vinigo, fave, orzo
decorticato, formaggi del territorio,
pedole, ecc. saranno i protagonisti
assoluti di deliziose pietanze dove il
commensale unirà al piacere del palato,
il divertimento di ricercare nella mise
en plate le forme e i colori ispirati al
Tiziano.
Per entrare nel mondo
di Tiziano, clicca
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