La
Boemia del Sud, come del resto tutta la
Repubblica Ceca e l’intero mondo
mitteleuropeo, sembra soffrire di
un’atavica e irriducibile assenza:
l’assenza del mare. Assenza che si
traduce non solo in una malinconica
sensazione di incompletezza, ma,
paradossalmente, in una materialissima e
sovrabbondante presenza di acqua, in
ogni forma possibile e immaginabile:
laghi grandi e piccoli, artificiali e
naturali, stagni e paludi, fiumi
navigabili e torrenti di montagna, fonti
termali e piscine, all’aperto e al
chiuso. Quasi il frutto di una spinta
compulsiva a colmare quella perdita
inconsolabile, una sorta di tentativo
estremo di farlo arrivare fin dentro il
cuore dell’Europa, questo mare lontano.
La terra delle acque
La Boemia del Sud gode di un ricchissimo
patrimonio naturale di laghi e fiumi, ma
anche di strutture sportive e turistiche
e di laghi artificiali come l’immenso
bacino del Lipno, il più grande
della Repubblica Ceca, uno dei luoghi
più visitati, in estate come in inverno.
L’estrema vicinanza con l’Austria e con
la Germania attira ormai ogni anno un
gran numero di turisti, affascinati
dalle bellezze naturali, dalla vicinanza
dell’intatta Selva Boema, dalle
specialità gastronomiche, dalle rarità
artistiche, ma anche dai prezzi ancora
eccezionalmente bassi.
La quiete regna sovrana in tutta la
zona, al punto che dopo le undici di
sera può essere difficile trovare un
locale ancora aperto. Questo però non
vuol dire che manchino ristoranti
tipici, fumose birrerie e anche
discoteche, locali notturni, casinò, con
tanto di uscieri in divisa da cerimonia
all’ingresso. E a volte perfino qualche
ambiguo night-club che spunta
inaspettato in mezzo alla campagna.
Niente a che vedere con gli sfavillanti
panorami mediterranei, ma anche qui la
vita ferve, nelle cittadine come
Frymburk, Horní Planá, Volary.
Lungo le spiagge dei laghi – anche
quelli naturali e più piccoli, nelle
vicinanze di città storiche e antiche
come Telc o Trebon – i bambini
giocano in costume da bagno, si tuffano
in acqua, obiettivamente un po’ fredda,
senza troppe esitazioni e, dopo il
bagno, si affollano ai chioschetti per
mangiare un gelato o i “parky”, le
tipiche salsicce simili ai würstel. Non
mancano gli ombrelloni, la sabbia, i
pedalò e persino l’ingresso a pagamento
agli stabilimenti balneari. Altre volte
però è possibile prendere il sole, che
spesso nel pomeriggio cede la scena a
forti piogge, su semplici prati verdi,
ben curati, che diventano sabbia solo in
prossimità dell’acqua.
Sul lago Lipno si incrociano spesso
canoe e kayak, ma gli sportivi più
avventurosi si concentrano dove i corsi
d’acqua diventano ripidi e quindi adatti
al rafting. La Vltava (Moldava),
quando esce dalla calma artificiale del
lago e si dirige verso Praga, diventa
impetuosa. Seguirne il percorso su
strada può essere un’ottima guida per
avvicinarsi alle città storiche della
Boemia del Sud. Proprio sotto la rocca
del castello dei Rosenberg, nel cuore
della cittadina di Cesky Krumlov,
si radunano, infatti, molti appassionati
di questo sport.
In tutta la Repubblica Ceca è, comunque,
molto facile coniugare la passione per
lo sport ad itinerari artistici,
culturali, storici. I castelli, le
residenze nobiliari e le fortezze sono
distribuiti su tutto il territorio e
sono collegati da percorsi ciclistici
molto agevoli e ben segnalati. Le strade
poco trafficate e immerse nel verde
rappresentano un invito a pedalare
rapidamente, anche se a rilassanti
discese si alternano salite inattese e
piuttosto faticose.
Castelli e fortezze
I castelli (hrady) e le residenze (zámky)
sono numerosi almeno quanto le famiglie
nobiliari di origine feudale che
governarono in Boemia attraverso i
secoli e attraverso le differenti e
tumultuose dominazioni. Nel XVI secolo,
che rappresenta un periodo di relativa
tranquillità politica e sociale, i
signori più in vista decidono di
rinnovare le proprie dimore, spesso nate
come fortezze difensive in epoca
medievale, prive di quell’eleganza
prospettica, che caratterizza invece le
architetture rinascimentali. Chiamano,
quindi, alle loro corti molti artisti
italiani e svizzeri, fra cui Baldassarre
Maggi, che lavora al già citato castello
dei Rosenberg a Cesky Krumlov, a
quelli di Telc e Jindrichuv Hradec e
realizza interamente la villa
Kratochvíle (Passatempo) nei pressi di
Ceské Budejovice, la capitale
della Boemia del Sud. Ulrico Aostalli
rinnova il più famoso dei castelli boemi,
quello di Karlstejn, a trenta
chilometri da Praga, voluto, a metà del
‘300, da re Carlo IV come luogo di
raccolta di vessilli e documenti del
Sacro Romano Impero.
Nel XVIII secolo nuove “incursioni” di
artisti stranieri impreziosiscono
castelli, residenze, chiese e
cattedrali. Il castello di Cesky
Krumlov si arricchisce di una
fastosa sala da ballo, detta Sala delle
Maschere, e di un suggestivo teatro
barocco, che conserva ancora oggi
macchine di scena originali, complesse e
sicuramente strabilianti per l’epoca.
Non mancano neanche i conventi che si
incontrano
numerosi in questa terra attraversata
nei secoli da profondi turbamenti di
carattere religioso. Tra tutti si
ricorda il movimento riformista di Jan
Hus, rettore dell’Università di Praga,
condannato al rogo nel 1415 dal Concilio
di Costanza e oggi immortalato in un
monumento che svetta nella piazza
principale di Praga. La sua predicazione
non solo richiamava i fedeli ai valori
originari del Vangelo contro gli eccessi
della Chiesa di Roma, ma si legava anche
alla protesta del popolo ceco contro la
minoranza tedesca, smisuratamente ricca,
potente e autoritaria.
Per questo generò molte ostilità, ma
anche entusiastiche adesioni come quella
della comunità della cittadina di
Tábor, che diede vita a una
sperimentazione di società in cui la
proprietà privata era bandita ed era
ammesso anche il proselitismo armato.
Una prospettiva troppo radicale anche
per gli stessi hussiti moderati, che
intervennero con l’esercito, guidato
dall’eroe nazionale Jan Zizka. Ancora
oggi sono visitabili i cunicoli
sotterranei usati nei giorni
dell’attacco per collegare il centro con
i luoghi fortificati della cittadina.
Verso Praga
La Boemia del Sud è una terra dolce, né
proprio di montagna, né proprio di
pianura, che si lascia attraversare
senza ostacoli. Le cittadine sono belle
non solo per le cattedrali e i castelli,
ma anche per le ampie piazze
rettangolari, le piccole case dai colori
pastello, i portici bassi, i lampioni
dalla luce tenue, le vinárny (osterie)
dove si mangiano trote e carpe
dei fiumi e dei laghi o l’ottimo
gulas, un po’ più dolce di quello
ungherese. Non mancano poi le attrattive
per gli appassionati di arte moderna e
contemporanea, in cerca di quello stile
improntato all’estetica ruvida e severa
del socialismo reale, che sorse un po’
in tutti i paesi dell’Est europeo, dal
dopoguerra in avanti. In verità in
Repubblica Ceca non sono moltissimi i
monumenti che lo richiamano: tutti
edifici ampi, luminosi, in gran parte
strutture in vetro, cemento e metallo,
che accolgono oggi musei, mostre
temporanee, ma anche scuole, uffici
postali, abitazioni private.
Dopo aver visto Cesky Krumlov e Ceske
Budejovice, Trebon e Telc sarà quasi un
attimo arrivare a Kutná Hora, la
“montagna delle miniere”, così detta per
la vicinanza delle miniere d’argento da
cui i regnanti traevano la materia prima
per coniare le loro monete. La città è
dominata dalla Cattedrale di Svety Jakub,
collegata al Vlassky dvur, la corte
italiana, sede della zecca di corte
realizzata nel ’300 con l’ausilio di
numerosi artigiani italiani. Ma la vera
sorpresa di Kutná Hora è Svetá Barbora,
imponente chiesa in stile gotico, che si
affaccia su una zona di verde intatto
entro cui scorre il fiume Vrchilce.
Da qui a Praga sono ormai pochissimi
chilometri. La capitale boema, di cui è
universalmente nota l’inimitabile
bellezza, può essere la tappa finale di
un viaggio nella Boemia del Sud, oltre
che l’eventuale luogo di partenza e di
arrivo per il ritorno.
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