Bisogna
dimenticare il contesto per emozionarsi
davanti all'Acropoli di Atene.
Soprattutto di giorno, la città si
estende ai piedi della collina, in una
brulicante traffico di automobili,
autobus, pedoni, affascinati da questa
città unica al mondo. Una gigantesca
colata di cemento ha rivestito il centro
e la periferia fino al Pireo e fino
all'interno, fino a fare diventare Atene
una vera enorme megalopoli. Ma lassù,
guardando verso il cielo, i templi
splendono ancora di un passato unico e
irripetibile. Nonostante i furti, le
ruberie, i vandalismi, le perdite
irreparabili, Partenone, Eretteo,
Propilei e il Tempietto di Atena Nike
ci parlano ancora di una storia
memorabile che ha segnato il pensiero e
il senso estetico dell'Occidente. Lassù,
guardando verso il cielo, si comprende
anche come l’Acropoli di Atene fosse una
fortezza naturale formidabile, sommità
di una collina che strapiomba da ogni
lato e la rende sacra e imprendibile.
Ecco perché sorsero lassù i santuari e i
templi più preziosi della città, legati
al secolo d’oro di Pericle, tra il 450 e
il 420 a.C.. Ma la storia dell’Acropoli
é lunghissima, se pensiamo che i
ritrovamenti di terracotta risalgono al
neolitico e i resti di muraglioni
potenti risalgono al quattordicesimo
secolo avanti Cristo. Da sempre la dea
Atena fu la protettrice di questo luogo
e della città, dea della sapienza, della
potenza e della fecondità. La visita
dell’Acropoli per il turista moderno
richiede un po’ di fatica, poiché
bisogna inoltrarsi tra rampe a
serpentina, qualche impalcatura sempre
presente, purtroppo, e scalini poderosi.
La fatica è ripagata dalla
contemplazione dei monumenti in alto. I
Propilei in marmo pentelico
costituivano l’ingresso monumentale al
recinto sacro e con le imponenti colonne
doriche introducevano alla solennità
dell’insieme. Il piccolo tempio di
Athena Nike demolito dai Turchi nel
1687 si vede oggi ricostruito con il
recupero dell’antico materiale, il
Partenone, nonostante le perdite e i
saccheggi, si innalza maestoso e
soprattutto testimonia quel gusto per
l’armonia e le proporzioni che fu la
caratteristica dominante del senso
estetico greco. L’Eretteo è un
vero capolavoro dello stile ionico,
famoso per le sue quattro eleganti
colonne dai finissimi capitelli e le
famose Cariatidi che sostengono
una loggetta, forse tribuna d’onore per
le autorità che assistevano alle
cerimonie delle grandi Panatenee. In
basso si stende la Via sacra che dalla
principale porta cittadina saliva
all’Acropoli, fiancheggiata da statue e
stele votive, legata alle principali
cerimonie religiose. Ancora oggi,
inoltrandosi nella antica Agorà e
nell’Areopago, ci si astrae dal
rumore e dal traffico cittadino,
recuperando tra filari di ulivi e stele
di pietra tutta la sacralità di questo
territorio. Miti classici e ricordi
cristiani si alternano: la pietra dove
Paolo predicò il Vangelo, il santuario
dedicato alle Erinni, dee della
vendetta, il tempietto di Dioniso, il
tempio di Teseo. Una tranquilla
silenziosa passeggiata a piedi percorre
questi luoghi sacri che evocano nomi
celebri di scultori, dei, politici. Ma
Atene non è solo l’Acropoli. Al di là
della principale area archeologica si
scopre anche una fascia urbana
interessante e movimentata, quella di
Monastiraki e della Plaka, ideale
per lo shopping e per il divertimento. I
negozi di souvenir si susseguono accanto
alle trattorie all’aperto e alle
distillerie del tradizionale ouzo. Al di
là una fascia ancora più esterna con le
grandi piazze vivaci dello shopping di
lusso e i grandi alberghi, molti dei
quali costruiti in occasione delle
Olimpiadi. Ancora più in là la periferia
a perdita d’occhio conduce senza
soluzione di continuità fino al porto
del Pireo, mentre proseguendo lungo le
estreme propaggini dell’Attica si arriva
fino all’indimenticabile Capo Sounio,
da raggiungere al tramonto.
E poi c'è l'Argolide, che si può
visitare anche con la gita di un giorno
solo, a condizione che, soprattutto in
estate, si sia disposti ad affrontare la
calura dei sassi arroventati, mentre le
cicale friniscono al sole. D'altra parte
non è questo il paesaggio che compare in
tutti i classici della filosofia e
della letteratura greca? Le tappe
imperdibili sono tre: Corinto, Micene ed
Epidauro.
A Corinto l'attrazione più
importante è una sosta sul canale tra
Attica e Peloponneso, che dal 1893
costituisce la via più veloce per nave
dal mar Ionio ad Atene. Le file di
turisti si affollano sul ponte per
attendere, armati di macchine
fotografiche, l'arrivo delle navi di
passaggio, spesso trainate da
rimorchiatori e quasi radenti gli alti
argini, scavati per una lunghezza di 6
km e una larghezza di 24 metri. A
Micene si sognano ad occhi aperti i
miti della tragedia greca: i nomi di
Clitennestra, Egisto, Oreste e
Agamennone risuonano tra queste pietre
nude e ciclopiche. Se pensiamo che le
vicende della guerra di Troia avvennero
quando Micene era già una delle città
più famose del Mare Egeo possiamo
comprendere l'antichità remota a cui
appartengono queste rovine. Anche se il
cosiddetto Tesoro di Atreo non fu
la tomba del re Agamennone, tuttavia la
sua suggestione rimane enorme fin da
quando si entra attraverso un corridoio
lungo più di 30 metri, chiuso da mura di
blocchi regolari, nel grande spazio
circolare altissimo chiuso da una
copertura a cupola, che è ancora un
miracolo di architettura. In alto
sull’Acropoli, invece, le rovine sparse
qua e là richiedono un grande sforzo di
fantasia per immaginare il palazzo
reale, dove sarebbe avvenuto il mitico
delitto che fondava la tragedia degli
Atridi. Basti pensare che le pietre oggi
nude e assolate, coperte da qualche
cespuglio verde, un tempo erano tutte
rivestite di stucco dipinto e riccamente
decorato. Ma lascia incantati la
Porta dei Leoni del 1250 a.C.,
ancora intatta all'interno di
contrafforti che chiudevano e
difendevano l'Acropoli. E’ formata da un
enorme architrave che sostiene una
lastra triangolare con il rilievo di due
leoni senza testa, convergenti al centro
verso una colonna che si appoggia su un
altare. Ad Epidauro, infine,
ultima tappa del breve tour dell'Argolide,
si può sostare al tramonto, seduti sui
gradini del teatro. Nessuno si sottrae
alla curiosità di porsi al centro
dell'orchestra, dove anticamente si
ponevano gli attori, per declamare una
poesia o una canzone. Anche dai gradini
più alti del teatro si percepiscono
allora perfettamente le parole
pronunciate senza alcun microfono, a
dimostrazione dell’acustica eccezionale
di questo teatro, famoso fin dal quarto
secolo avanti Cristo e che ancora oggi
ospita ogni anno il festival di Epidauro.
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