Sarebbe
difficile riconoscere le atmosfere
drammatiche di Moravia in questa terra
dolce che si estende fra Roma e i
confini con la Campania. “La Ciociara”
che raccontava invasioni e sfollamenti,
terra bruciata e violenze, oggi avrebbe
altri sfondi. La Ciociaria è una terra
dolce e rilassante, distesa tra catene
di monti dai nomi antichi, Ausoni,
Lepini, Aurunci. Tutta in provincia
di Frosinone, poco conosciuta
come zona turistica, vive di qualche
stereotipo che non le ha giovato. Chi
non ricorda Manfredi e il ciociaro di
Ceccano? e i pastori sempliciotti dalle
ciocie ai piedi, rozze scarpe di cuoio
intrecciato fino al ginocchio, eredi del
coturno romano? e le contadine dal
costume folcloristico, grembiule bianco,
fiocchi rossi e conca di rame in testa?
Eppure la Ciociaria era stata tra il
‘700 e l'800 una delle tappe del
Grand Tour che dal Nord Europa
portava gli intellettuali a scoprire la
classicità italiana fino a Roma. In
Ciociaria percepivano con stupore la
presenza di popolazioni antichissime
preromane, come gli Ernici e gli Eruli,
che avevano osato opporsi a Roma oppure
si erano alla fine federati, unendo il
loro destino a quello della città più
potente del mondo. Popolazioni fiere e
bellicose, che manifestavano un segno
della loro forza nelle mura ciclopiche o
pelagiche che difendevano le loro città
primitive. Alatri, Anagni, Ferentino,
le cosiddette “città di Saturno”,
conservano ancora, anche in ottimo
stato, lunghi tratti di mura composte da
massi enormi legati senza calce con
precisione millimetrica, alcuni dei
quali arrivano a pesare venti
tonnellate. Un mistero preistorico?
Forse si, se è vero che l'Acropoli di
Alatri ripercorre addirittura la forma
della costellazione dei Gemelli,
posizionando le porte d'ingresso in
città esattamente in corrispondenza dei
solstizi. Le mura ciclopiche così ben
conservate sostengono alti muraglioni di
epoca romana, che a loro volta sono
sovrastati da imponenti arconi
medievali. In questa Ciociaria distesa
placidamente tra le colline nella
valle del Sacco e del Liri, si
dispongono stratificazioni storiche che
lasciano attoniti. Il Medioevo parla in
ogni angolo: nei sottoportici bui e un
po' misteriosi, nei vicoletti tortuosi
dal pavé sconnesso dove non accettiamo
che passino macchine e mezzi di
locomozione moderni, nelle scalinate
ripide, nei palazzi in pietra che
raccontano lotte di potere. Il centro di
Anagni è un luogo simbolo: uno accanto
all'altro si accostano il palazzo dei
Papi, dove si verificò il famoso
“schiaffo”, l'offesa sanguinosa di
Sciarra Colonna al Papa Bonifacio VIII
nel 1303, la cattedrale del 1200, l'alto
campanile isolato a bifore e trifore,
l'originale battistero pensile. E la
cripta della cattedrale da sola vale un
viaggio in questa parte del Lazio: una
vera cappella Sistina del 1200, che
decora interamente soffitti e pareti,
colonne e architravi con un ricchissimo
ciclo di affreschi attribuiti a tre
differenti maestri, dalla maniera
bizantina alla resa plastica che
anticipa Giotto, con immagini di San
Magno, l'Apocalisse e tematiche
filosofiche relative alla teoria dei
quattro elementi e alle dottrine della
scuola medica salernitana. I palazzi in
pietra hanno l'imponenza di fortezze
usate sia dal potere religioso che dal
potere politico per affermarsi e nel
contempo difendersi. Siamo ben lontani
dalle corti aperte e gentili del
Rinascimento: qui il Medioevo ci parla
di assedi, torture, scomuniche. Anche un
Papa santo come Celestino V, chiamato a
Roma dalle sue meditazioni di eremita,
fu imprigionato e nascosto nelle segrete
di un castello dove poi morì. E’ il
castello di Fumone dei marchesi
Longhi De Paolis, discendenti di
Bonifacio VIII che hanno trasformato il
castello fortezza in una dimora
principesca, ottenendo dal Papa il
privilegio di essere tuttora custodi
della cappella e della prigione di
Celestino. Fumone è un paesino minuscolo
che da lontano si riconosce per un
pennacchio di abeti in cima ad un
cocuzzolo. In realtà è il giardino
pensile costruito in cima al tetto del
castello dei Marchesi che domina la
pianura e uno spettacolare panorama e
permetteva di avvertire prontamente
dell'arrivo dei nemici in lontananza.
www.castellodifumone.it
Paesini minuscoli e pittoreschi che
hanno la loro storia da raccontare. A
Fumone nell'osteria del barone l'oste e
due bravissimi attori del teatro di
strada accolgono gli ospiti con un
racconto dell'epopea dei briganti che
difendevano queste contrade. A Piglio,
un paese nella Via del vino Cesanese,
Manfredi Berucci riceve nella sua
incredibile casa medievale dislocata su
sei piani, con una suggestiva sala da
pranzo ricavata nei locali del vecchio
frantoio, raccontando la storia degli
archivi della famiglia, dei frantoi e
dei vigneti che producono un eccellente
rosso dal nome originale “Sotto il cielo
2002”. A Veroli, tra piazzette in
pietra e absidi nascoste dietro fiori
rosa si apre l'incredibile biblioteca
Giovardiana, la prima biblioteca
pubblica del Lazio meridionale istituita
nel 1773, che raccoglie uno dei più
ricchi patrimoni librari del Lazio: qui
ci riceve il dottissimo direttore, Paolo
Scaccia Scarafoni, che racconta la
storia appassionante di Monsignor
Vittorio Giovardi, importante esponente
dell'accademia letteraria romana
dell'Arcadia, che volle donare ai suoi
concittadini la sua collezione di
manoscritti, pergamene, incunaboli e
libri a stampa. La sala di lettura e la
sala manoscritti, dove si respira una
solenne atmosfera di studio, hanno
conservato intatti gli arredi e le
decorazioni settecenteschi. Nella
Certosa di Trisulti Fra Domenico
racconta tutte le virtù delle erbe che
poi si trasformano nella foresteria
della Certosa nei liquori Alpestre,
Amaro Mille erbe, Millefiori, Sambuca,
Anisetta, Gocce Imperiali. E queste
atmosfere di altri tempi vivono
soprattutto di notte, quando pochi passi
risuonano sull'acciottolato delle
antiche strade, i lampioni gialli
spandono una luce romantica e rarefatta,
gli arconi profondi nascondono misteri
intriganti.
Golosità
A passeggio tra i vicoli medievali delle
cittadine ciociare, le soste sono tutte
golose. Formaggi di pecora, di capra e
di bufala, norcineria di tutti tipi,
paste fresche condite con sugo alla
cacciatora e ricotta stagionata,
abbacchio e tartufo bianco ciambelle
dolci all'olio e al vino, biscotti alle
mandorle e miele.
E’ una vera esperienza da buongustai una
cena presso lo stellatissimo ristorante
“Colline Ciociare” Acuto tel. 0775/56049
Un bel convento riportato a nuova vita
nel centro di Veroli, affacciato come un
balcone sulla vallata del Liri è
diventato l’Antico Palazzo Filonardi. La
regina in cucina è Emanuela Ferriello,
che propone brevi corsi di cucina tipica
con ingredienti d.o.c.: zuppe di
broccoletti e cannellini di Atina,
coniglio alle olive, cime di rapa
strascicate al Cesanese, crostata di
ricotta di pecora, le immancabili
ciambelline al vino. I corsi si svolgono
nel week end fino a ottobre in mezza
giornata, dedicata a teoria, pratica ai
fornelli e conclusioni in tavola. Il
resto del week end si trascorre
visitando Alatri, Anagni e Ferentino.
Antico Palazzo Filonardi tel
0775/235296,
info@palazzofilonardi.it
www.palazzofilonardi.it
Manfredi Opificio, via Maggiore 121,
Piglio
www.vignetimassimiberucci.it
Ristorante “Lo schiaffo” tel.
0775/739148 Anagni,
Osteria “ La taverna del barone” Fumone,
tel.0775/49655,
www.latavernadelbarone.com
Per entrare nel mondo
dellla Ciociaria, clicca
qui
per vedere il video
|