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Bermuda: l’arcipelago che non ti aspetti

di Fiorenza Auriemma

 

A dispetto della lugubre fama del “triangolo maledetto” che porta lo stesso nome, le Bermuda non hanno niente di disastroso, tetro o misterioso: al contrario, sono un luogo solare, tranquillo e rilassante dove, in un clima gradevole e mite per dodici mesi all’anno, vive serena e orgogliosa della propria terra una pacifica popolazione discendente degli antichi abitanti africani ed europei, pronta ad accogliere ogni straniero con gentilezza, disponibilità e un pizzico di “sense of humor” tipicamente inglese. Delle 180 fra isole, isolette e scogli che formano l’arcipelago, tuttora colonia britannica ma con un parlamento autonomo, solo una ventina sono abitate, mentre una serie di ponti, quasi invisibili e in armonia con l’ambiente tropicale, collega tra loro le sette più grandi trasformandole in un’unica, grande isola: qui si trovano Hamilton, la capitale, e St. George, la seconda cittadina ma la più importante dal punto di vista storico e caratteristico, nonché i numerosi alberghi, bungalow, bed&breakfast, ristoranti, pub, campi da golf, giardini, parchi ecc. destinati ad accogliere e “coccolare” visitatori e villeggianti.
 


Cottage pastello e tesori sotterranei
Visto dall’aereo, il principale agglomerato di isole delle Bermuda, lungo 33 chilometri e largo non più di tre, ricorda un grosso amo da pesca appoggiato sulle acque del nord dell’Oceano Atlantico. Ma non appena messo piede a terra, un’occhiata al paesaggio che circonda la zona dell’aeroporto è sufficiente per scoprire una terra dalla forte personalità, aspra e dolce al tempo stesso, un luogo insolito e ben diverso dai classici Caraibi, che si trovano molte miglia più a sud, dove alcuni erroneamente posizionano questo singolare arcipelago atlantico. Alle Bermuda niente risulta scontato, già visto o già conosciuto, anche per il viaggiatore più esperto. A cominciare dai numerosi cottage color pastello che ricoprono le isole: gli abitanti provvedono in prima persona a intonacarli, scegliendo ognuno la tonalità preferita, mentre i tetti sono tutti di un candore quasi accecante e hanno una singolare struttura a gradoni studiata per raccogliere l’acqua piovana e convogliarla in una cisterna sotterranea in modo da garantire un’adeguata scorta idrica in qualunque mese dell’anno.
Anche la natura è particolare e appariscente: ai tratti di costa nera e rocciosa si alternano lunghe spiagge di sabbia finissima, bianca e rosa, che formano uno straordinario contrasto cromatico con il turchese dell’oceano e il verde intenso della folta vegetazione, rigogliosa e selvaggia, punteggiata da continue distese di prati perfettamente curati dove si può giocare a golf (in tutto ci sono sette campi da 18 buche e uno da nove: un vero paradiso per i golfisti), passeggiare, leggere o riposare; fino alla fitta rete di grotte sotterranee ricche di formazioni calcaree, stalagmiti, stalattiti e piscine naturali di acqua turchese, alcune delle quali, come le Crystal Caves e la Fantasy Cave, aperte al pubblico grazie alle scalinate appositamente ricavate nella roccia .


Galeotto fu il naufragio
Che l’angolo di oceano che ospita le Bermuda non sia sempre pacifico né tanto meno sicuro per la navigazione, è storicamente dimostrato. Ma è stata proprio questa caratteristica a far sì che nei secoli scorsi questo pugno di isolette e scogli di origine corallina, apparentemente insignificante, venisse scoperto, abitato, colonizzato. Il primo ad avvistare le sue coste fu nel 1503 il capitano di marina spagnolo Juan de Bermudez, cui l’arcipelago deve il nome. Altrettanto importanti per la sua storia, anche se meno fortunati, sono stati i numerosi naufragi avvenuti nelle sue acque, complici una barriera corallina pericolosa resa spesso invisibile dalle alte onde dell’oceano: ed è proprio così, in modo poco regale ma senz’altro decisivo per la loro stessa vita e per quella delle isole, che nel 1609 alcuni marinai inglesi capeggiati dall’ammiraglio Sir Gorge Somers approdarono sulle isole, salvandosi dal terribile naufragio che aveva distrutto la loro nave, la Sea Venture. Somers, conquistato dalla piacevolezza del luogo, apprezzò molto la sosta forzata necessaria per costruire una nuova imbarcazione, e al momento di salpare lasciò un paio di suoi uomini per attestare il possesso britannico di quel paradiso oceanico.
I disastri dovuti alle insidiose coste delle Bermuda hanno fatto sì che oltre a quello del Sea Venture, il cui naufragio ha dato a William Shakespeare lo spunto per scrivere “La Tempesta”, ci siano ben 450 relitti adagiati sui suoi fondali: questo tesoro custodito dal mare attira molti appassionati di immersioni, mentre chi si limita a praticare lo snorkeling non resterà deluso dalla varietà dei pesci multicolore che vivono protetti dal reef. Chi preferisce gli sport di terra, oltre a giocare a golf (il campo più famoso è il Mid Ocean Club, a Tucker’s Town, che si affaccia sull’oceano e sulla scogliera) può fare jogging lungo l’antico percorso del treno che corre all’interno dell’isola, oppure andare a cavallo, giocare a tennis e a squash. Chi invece vuole dedicarsi principalmente al turismo può affidarsi agli autobus di linea color rosa confetto o prendere a nolo uno scooter per andare alla scoperta delle spiagge più isolate: ai turisti infatti non è permesso noleggiare auto, scelta sensata perchè contribuisce a limitare il traffico anche mesi più affollati.


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NOTIZIE UTILI

 

Le Bermuda si possono raggiungere con la British Airways ( www.ba.com ) da Londra Gatwick. Sono circa una sessantina le strutture destinate all’ospitalità: molto suggestivi i bungalow dell’Elbow Beach Hotel ( www.mandarinoriental.com/bermuda ) in un giardino tropicale che digrada verso la bellissima Elbow Beach, mentre The Fairmont Southampton ( www.fairmont.com ) ha un campo da golf e una panoramica Spa con piscina indoor all’ultimo piano. Chi preferisce un posto più piccolo e romantico può scegliere il Cambridge Beaches ( www.cambridgebeaches.com ), a Somerset, con cinque spiagge e alcuni cottage con piscina privata, o il Pink Beach Club & Cottages ( www.pinkbeach.com ), a Tucker’s Town, affascinante resort con una spiaggia rosa davanti alla quale in primavera passano le balene. La specialità locali si possono gustare al caratteristico Swizzle Inn ( www.swizzleinn.com) , e al Frog&Onion ( www.frogandonion.com ), ricavato nei vecchi magazzini del Royal Naval Dockyards. Più raffinata la cucina del Waterlot Inn, sul mare (fa capo al The Fairmont Southampton), del Café Lido Restaurant, sulla spiaggia dell’Elbow Beach Hotel, e del nuovissimo Blu Bar & Grill (www.diningbermuda.com ) a Belmont.
Per informazioni: Bermuda Tourism Italy c/o Destinations - Tel. 02 48205466. E-mail: info@bermudatourism.it  - www.bermudatourism.com
 

 
   

 

 

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