Una
terra sospesa tra città d'arte famose
che richiamano un turismo colto,
nazionale e internazionale: Vicenza,
Padova, Venezia, Treviso. Eppure il
Veneto nasconde zone ancora sconosciute
al turismo di massa e per questo più
intriganti. Tra Vicenza e Padova si
stendono i Colli Berici, dolci e
rilassanti, attraversati da piccoli
corsi d'acqua, un lago di origine
carsica, grotte dalla morfologia
interessante e splendide ville. In
mezzo, filari di vigne che danno ottime
D.O.C. di grande potenzialità. Anche qui
la viticoltura ha fatto un grande salto
di qualità, passando dagli anni della
produzione di quantità alla ricerca in
vigneto e in cantina. Questa terra
veneta, segnata fino a 50 anni fa dalla
emigrazione e dalla fame, coltivata a
fatica, adesso è sede di fiorenti
aziende familiari che valorizzano
l'esperienza preziosa acquisita dalle
generazioni precedenti. Ne fanno fede le
distillerie famose come la
Brunello che vanta 160 anni di vita e
produce grappa da cinque generazioni a
Montegalda
(info@brunello.it ,
www.brunello.it ), o la Dal
Toso, nata nel 1920 a Ponte di Barbarano,
(
info@distilleriadaltoso.it ). Dove i
proprietari ricevono direttamente gli
ospiti per raccontare la storia dei
nonni, delle cantine, dei vitigni
studiati con cura. Un sistema di vita
che fa perno sulle famiglie e sulla
terra, e offre un'accoglienza perfetta
nei numerosi agriturismi della zona,
molti dei quali certificati, dove si
assapora il piacere del contatto
immediato con la natura e le usanze di
un tempo passato. Come fare i bigoli in
casa con un piccolo torchio in bronzo,
rosolare allo spiedo sul camino acceso
anatre e capponi, preparare le torte per
la prima colazione, cucinare con le erbe
colte nel proprio orto. Un recupero del
passato che emoziona ancora nel Museo
della civiltà contadina di Grancona,
creato privatamente in una corte rurale
da Carlo Etenti, a prezzo di ricerche,
spese e un grande amore per la sua
terra, che ospita anche le feste della
mietitura, della trebbiatura, della
sgranatura, per ricordare a tutti come
si viveva nelle campagne, tel.0444/889533.
Il senso di accoglienza ricorda
l'affabilità con cui i signori di una
volta ospitavano nelle ville sontuose in
collina principi e re di passaggio, con
intere corti al seguito.
Facciate neoclassiche a ricordare il
genio di Andrea Palladio, giardini
all'italiana, giochi d'acqua per creare
i luoghi di delizie, “buen retiro” per
nobili e intellettuali che, come
Galileo, Bembo e Trissino, venivano qui
per i loro ozi filosofici. Costozza,
un paese piccolissimo, ne possiede
parecchi esemplari per merito di una
conformazione del terreno praticamente
unica. Le grotte o Covoli, aperti dentro
il monte, convogliano un sistema di
ventilazione naturale che garantisce una
temperatura ottimale. Tra le poche ville
visitabili, la splendida villa Trento
da Schio di proprietà del conte
Giulio. Una trionfale scalinata
centrale, un parco con statue intagliate
nella bianca pietra di Costozza in forma
di divinità mitologiche, gazebo
accoglienti percorsi da rampicanti,
salottini affrescati con trompe l’oeil
che giocano con le pareti di roccia,
disegnando paesaggi fantasiosi e le
famose botole di pietra intagliata, che
fanno affiorare dal pavimento le
correnti fresche provenienti dal
sotterraneo.
www.costozza-villadaschio.it
Le grotte di Costozza, con il loro
particolare sistema di aerazione, sono
utilizzate anche per un altro scopo:
microclima, ventilazione e umidità sono
perfetti per coltivare funghi. La
Rigoni ha organizzato dagli anni ’80
una bella fungaia di funghi Pioppini,
ispirandosi all’esempio delle fungaie
francesi di fine ‘800. Metodi moderni
per garantire l’alta qualità e la
massima igiene, condizioni eccezionali
di temperatura e ossigenazione per
garantire una crescita naturale e senza
forzature.
Dai Colli Berici nel vicentino,
spostiamoci nel Veneto Orientale,
altrettanto appartato, in provincia di
Venezia. Una terra fertile, coltivata a
perdita d'occhio, a prati di mais,
filari di viti, alberi da frutta. Tra i
filari, case coloniche, ville padronali,
aziende gioiello che vantano, nel
rispetto delle tradizioni più
autentiche, una tecnologia di
avanguardia. Eppure questa terra ricca,
famosa per la operosità dei suoi
abitanti, è stata fino a 50 anni fa un
sistema paludoso e difficile, esposto
continuamente alla minaccia dell'acqua e
della malaria. La Venezia orientale
tra il Livenza e il Piave é terra di
bonifica, come altre zone costiere
d'Italia, alle quali i Veneti hanno
insegnato l'arte di arginare le acque e
recuperare la terra. Non a caso, fin
dall'antichità, lagune, paludi e
isolotti avevano costituito un sistema
territoriale particolare, minaccia e
protezione nello stesso tempo per gli
abitanti della zona. La decima Legio
Augusta aveva stanza qui, dove correvano
le due vie romane importantissime, la
Annia e la Postumia. A perdita d'occhio
acquitrini, terre infide, terreni
precari, tra acqua dolce e acqua salata,
esposti alle alluvioni, alle maree e
agli straripamenti. Eppure, nel corso
dei secoli, il lavoro tenace ha
strappato zolle di terra, ha impiantato
alberi e costruito capolavori. Fragili
senza dubbio, a cominciare da Venezia.
La trasformazione più grande si è
realizzata qui a partire dalla fine
dell'800 con la costituzione del
Consorzio di Bonifica del basso Piave.
Un'iniziativa che voleva affrontare alla
radice il problema idrico del
territorio. L'opera faraonica della
bonifica integrale durata dal 1920 al
1940 ha trasformato la fisionomia della
zona. Centinaia di migliaia di operai,
di ore di lavoro, di tonnellate di terra
per risanare una enorme quantità di
ettari. Risale al 1903 la prima grande
idrovora con motore a vapore installata
a Cittanova che raccoglieva le acque
provenienti dal bacino del Piave e del
Sele per raccoglierle nel canale
scolmatore che accede al mare dopo 30
km. Il progetto gigantesco ha
reinventato un territorio, restituendo
terra fertile alle costruzioni. Anche se
il sistema territoriale si regge su un
equilibrio delicatissimo in cui tutto
deve tenere: portata delle acque, regime
di piovosità, venti, maree. Quando nel
1966 l'equilibrio si ruppe, per un lungo
periodo di piogge intense seguite dallo
scirocco che spingeva il mare verso la
terra, il Piave straripò in una
alluvione disastrosa. Insomma nessuna
sicurezza totale ancora oggi, in cui
tutto è informatizzato e mille controlli
comandano il sistema delle idrovore. Una
storia di fatica e di lavoro che si
scopre visitando il Museo della
Bonifica aperto nel 1998 a San Donà
di Piave
museobonifica@sandonadipiave.net
e l’Idrovora del Consorzio di
Bonifica Ongaro Inferiore,
che dimostra la perfezione e la potenza
della prima macchina installata nel
1903. Questa
esperienza porta ad apprezzare ancora di
più la bellezza di questa terra, che
oggi sembra idillica, riposante e
profumata. Qui è un'abitudine comune
andare a fare la spesa dai produttori.
Come presso i Tonus a Musile di Piave,
che producono peperoni, mele, cachi,
kiwi, insalate, pomodori, fragole
coltivate in coltura idroponica tel.0421/50560.
Le materie prime di qualità sono una
delle attrazioni nella gastronomia
locale, che parte dalla cucina povera
anni ‘50 per arrivare a variazioni
d'autore davvero eccellenti. Il nome che
sta emergendo in questa zona, sotto
l'attenzione dei riflettori, é quello di
Andrea Vecchiato. Giovane, imponente e
bonario, Andrea ha proprio le phisique
du role, e il suo locale La
Tavernetta rivela lo spirito del
territorio
www.la-tavernetta.it . Una grande
casa colonica con travi a vista e arredo
rustico, tende a quadretti, rami e
vecchie stoviglie alle pareti. Sopra un
piano riservato alla cucina di terra, a
base di salumi, anatra, coniglio,
verdure grigliate, pasta e fagioli,
radicchio. Sotto il ristorante più
grande riservato alla cucina di pesce
fatta di ingredienti di prim’ordine
scelti la mattina presto al mercato di
Chioggia: moeche, scampi, gamberi,
branzini giganti. E l'esperienza di una
cena presso La Tavernetta di Andrea
rappresenta la degna conclusione di una
visita in questa parte così defilata e
così intrigante dell'alto Adriatico.
Un piccolo paradiso
per ritrovare se stessi
Bibione non rappresenta certo un
Veneto insolito, ma può diventarlo fuori
stagione. In primavera si apprezzano di
più le risorse uniche del suo
territorio: il mare più pulito, il verde
salutare della pineta, la flora e la
fauna della laguna. La Vallevecchia
è un’isola tra Bibione e Caorle
collegata alla terraferma da un ponte
sul canale Canadare. Con una superficie
di circa 900 ettari, è Zona di
Protezione Speciale e Sito di Importanza
Comunitaria dell’Unione Europea. Per
approfondire la conoscenza
dell’incredibile fauna e flora del
territorio (che vanta ben 150 specie di
uccelli) è stato allestito un Centro di
Educazione Naturalistica con materiale
informativo, escursioni guidate,
passeggiate e piste ciclabili. I Casoni
invece sono antiche dimore sospese tra
passato e presente: abitazioni costruite
dai pescatori sulle isolette della
laguna con il canniccio, al fine di
avere un ricovero durante il periodo
della pesca. I casoni sono visitabili in
barca con itinerari turistici
organizzati: si naviga in un intrico di
canali, regno incontrastato dell'acqua,
del silenzio e delle tantissimi specie
protette che vivono nella laguna.
www.bibione.com .
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