Il
successo ancora una volta lo si legge
con la parola della curiosità che
l’indigeno ha nei nostri confronti, è
convinto si sia venuti a scorrazzare per
le spiagge meridionali, e trasale quando
scopre che siamo all’ultima delle nove
tappe che ci hanno portato a girare
tutta quanta questa simpatica e novella
repubblica della famiglia CEE. I
litorali del Sud, la penisola di Akamas,
le interminabili salite dei monti
Troodos, la valle dei cedri, monasteri e
chiese bizantine, le assolate pianure
centrali, le città ed i villaggi.
Seicentocinquantuno chilometri, otto
raggi rotti, una foratura, circa
cinquanta litri procapite di beveraggi
solo in corsa e tanto, tanto sole a
scollare persino i logo pubblicitari
dalle borse. Ma abbiamo cose più belle e
divertenti di cui raccontare, come il
nostro exploit sulle sterrate della
penisola di Akamas, che più che un
exploit è stata una gara di resistenza
alla sete e di pazienza, vista la media
finale di neanche 13 km/h, ma
obiettivamente non si poteva prescindere
da questo lembo di terra selvaggio e
deserto dove i tipici colori e contrasti
della natura mediterranea si esprimono
ai massimi livelli. Arrivati dalla
litoranea che da Larnaka passa per
Limassol arrivando a Pafos e che a
seguire culmina con il centro
superturistico di Coral Bay, già
proseguire e fermarsi alla chiesa di
Agios Georgios infonde una certa
sensazione di pace totale. Non che il
traffico di Cipro sia dei più
asfissianti, per carità, neanche lontano
parente di quanto si sopporti in Italia,
ma da Cape Drepano il mondo cambia
totalmente, ed imbroccando la strada per
Capo Akamas, arrivati all’ inizio dello
sterrato che dal poggio di Meleti ci
segnala l’ ingresso nella Riserva
Naturale della Foresta di Akamas,
spaziando lo sguardo su di un orizzonte
ingombro solo di roccia, mare, cielo e
macchia, ci si sente totalmente immersi
in uno di quegli spazi limite così cari
a me e che proprio con la bicicletta si
godono nella maniera più piena che possa
esistere. E poco importa se sull’altare
del nostro reportage abbiamo dovuto
sacrificare i primi due raggi posteriori
di una lunga serie e seccarci le gole
fino a quando un contadino con la sua
fattoria ci sono apparsi come un
miraggio nel deserto e ci hanno
resuscitato ai dieci chilometri finali
ed allo splendido paesaggio della costa
nord di questa penisola, vero “must”
cipriota per gli amanti del fuoristrada
cicloescursionistico. Vorrei tornarci
per battere anche quei pochi chilometri
che per forza di cose ci siamo dovuti
lasciare di lato. Per due settimane
abbiamo diviso le nostre energie ed
attenzioni tra interminabili ed assolate
salite, profumate foreste, antichi
monasteri e chiese ortodosse che, tra
affreschi ed icone, sono vere e proprie
sale da museo. Ma le cose belle, si sa,
vanno guadagnate, e credetemi, ogni
curva, ogni pianta, ogni chiesa,ogni
cappella, ogni angolo di villaggio dei
Monti Troodos merita la fatica di essere
raggiunto, e come ormai è diventata una
mia frase fatta, visitare queste valli
cavalcando l’aria con una bicicletta ed
immergendosi totalmente nell’ambiente,
nelle montagne cipriote raggiunge una
delle sue massime espressioni.
Indimenticabili i chilometri percorsi di
prima mattina nella frescura della
“Cedar Valley”, un vero giardino
botanico di piante d’alto fusto,
grandioso il monastero di Kikkos,
imperdibili le chiese di
Chrissorogiatissa a Pano Panaria, di
Agios Ioannis Lampadistis a Moutullas,
dell’ Archangelos Michail di Pedoulas, e
non solo imperdibile, ma semplicemente
unica nella sua semplicità, bellezza e
valore la chiesetta di Agios Nikolaos
Tis Stegis a Kakopetria. Mio grande
rimorso non aver dato il giusto
compimento alla salita verso Kikkos
proseguendo, da buon alpinista, fino in
punta alla montagna per rendere il
giusto omaggio alla tomba del glorioso
arcivescovo Makarios III, la più grande
figura della storia cipriota, ma il
monastero stesso mi ha rubato troppo
tempo, e mancava ancora tanta salita
all’ arrivo di Pedoulas.
Mio doppio grande rimorso non aver messo
in cartello una tappa in più nei Troodos,
troppe le chiese, i villaggi e gli
spaccati di vita lasciati di lato, ma
viaggiare capillarmente in bici richiede
tempo, e le ferie sono quelle che sono,
ed anche in questo caso si finisce
sempre per accontentarsi e ringraziare
il cielo delle possibilità avute. Come
sempre accade quando questi viaggi non
contemplano giorni di riposo le visite
alle città più grandi sono sempre
volanti. Però per quel poco che ho
potuto vedere non sono male, una grossa
parte è moderna, ma ognuna ha le sue
zone di storia e le sue attrattive da
non saltare a piè pari, in testa a tutte
Pafos ed a seguire Larnaka, Limassol,
Polis e come anzidetto Nicosia, con le
strette strade della città murata ed il
muro dell’ultima città divisa della
storia. L’invasione ottomana del 1974
che ancora divide il paese in due stati
completamente diversi non è cosa
dimenticata, e sinceramente a
diciassette anni dalla caduta del muro
di Berlino che tanta eco internazionale
ebbe, trovarsi al cospetto del muro di
Nicosia di cui nessuno conosce
l’esistenza e di cui a quanto pare tutti
se ne sono e se ne fregano tutt’ ora
lascia tra il triste e l’incredulo.
Piacevole la costa, qui non esistono gli
stabilimenti balneari che si prendono
ogni metro. Niente di particolarmente
scenografico, ma acque limpide e pulite,
chilometri di spiaggia nei luoghi più
“in” e chilometri di spiaggia lontano
dalla pazza folla, come alla penisola di
Akamas o a Petra tou Romiou. E per gli
amanti dell’ archeologia ce n’è da
togliersene la voglia, penso sia partita
dura fare un viaggio a Cipro di dieci
giorni, riuscire a portare a casa metà
di quanto ci sia da vedere e nello
stesso tempo godersi anche qualche
spiaggia. Kourion, Apollo Yatis, le
Tombe dei Re, Kolossi, Kato Pafos ed i
suoi mosaici sono solo una piccola parte
di storia cipriota raccontata dalle
mirabili costruzioni di pietra che il
poco tempo che siamo riusciti a rubare
ai pedali ci ha concesso di contemplare,
ma è bastata a farci tornare ancora una
volta contenti, soddisfatti e con un
gradino di cultura in più nel nostro
bagaglio di viaggiatori affamati di
sapere e vedere.
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