Padova
è la terza città del Veneto ed è immersa
in un’atmosfera medioevale ben
avvertibile nelle piazze e nelle vie del
centro storico. Preziosi segni della
magnificenza edilizia ed artistica del
passato appaiono nel tessuto urbano che
la trama continua, lungo il percorso a
portici, rende ancor più suggestivo.
Il medioevo si rivive nel Ghetto,
soprattutto nella Corte Lenguazza,
si rivive il tempo in cui si ammassavano
botteghe, abitazioni, la scuola per i
bimbi più piccoli, la sovrastante
abitazione del maestro e la casa del
guardiano del Ghetto (un cristiano). Una
corte in cui la gente passava di
continuo, si soffermava a parlare,
discutere, litigare, contrattare.
Guardando quelle case e la sinagoga
sembra di vedere chi, nei secoli, ci ha
vissuto. Di udire il vociare nelle molte
lingue, nei dialetti e con i mille
accenti di ebrei sfuggiti nei secoli
alle persecuzioni di mezza Europa. Un
altro simbolo della città è l’Università,
fondata nel 1222, e da allora
inestimabile faro culturale della città,
dell’originario complesso, rimane, a
sinistra, la torre campanaria. È sempre
stata alla pari delle grandi università
dell’Europa occidentale, come Bologna,
Parigi, Oxford e Cambridge. Una stanza
particolare di questo centro culturale è
il Teatro anatomico, inaugurato
nel 1595, ed era il luogo dove si
eseguivano le autopsie. La sua forma
ellittica a cono rovesciato e cerchi
concentrici, permetteva agli studenti
una visione perfetta della dissezione
anatomica che avveniva al centro, su un
piano rialzato su cui era disposto il
cadavere.
Prima di iniziare il nostro giro
turistico per i monumenti di Padova
volevo parlarvi del bellissimo Caffè
Pedrocchi, il salotto della città.
Famoso fin dall’anno della sua
inaugurazione, 1831, per l’eleganza
delle linee neoclassiche e l’originalità
delle decorazioni, il Caffè fu
progettato dall’architetto Jappelli.
Grazie alla sua posizione centrale ben
presto divenne il luogo d’incontro di
studenti, commercianti, intellettuali,
letterati ed uomini politici. Mentre le
sale del pianterreno prendono il nome
dalla tappezzeria (sala bianca, rossa,
verde), quelle del piano nobile, oggi
sede di mostre, concerti ed esposizioni
temporanee, si ispirano alle diverse
epoche storiche: egizia, greca, romana,
barocca. Soprannominato “caffè senza
porte” perché non chiudevano neanche la
notte, e tutt’oggi luogo di incontri e
cultura in cui si tengono concerti per
cinque sere a settimana. Caffè Pedrocchi:
Via VIII Febbraio 15, tel. 049/8752020;
www.caffepedrocchi.it ; visite del
piano nobile: ore 9.30-12.30 e 15.30-18;
chiuso lunedì.
Il nostro viaggio parte da Prato
della Valle grandiosa piazza di
forma triangolare cinta da una lunga
linea di palazzi in stile veneziano, la
cui architettura rimanda all’influenza
passata, di Venezia su Padova.
All’interno della piazza c’è un grande
giardino di forma ovoidale circondato da
un canale e da una lunga teoria di
statue dedicate a personaggi illustri
della città. In corrispondenza degli
assi dell’ellisse furono eretti quattro
ponti che corrono rettilinei a
incontrarsi al centro dell’isola,
battezzata Memmia. La piazza è un’isola
pedonale circondata da una larga strada
asfaltata dove è possibile andare in
bicicletta, pattinare e passeggiare.
Particolare è l’effetto di luce creato
dal colore bianco dei monumenti e della
ghiaia lungo le strade interne.
Lasciando Prato della Valle si giunge a
Piazza dei Signori, è una delle piazze
più belle della città, circondata da
vecchie case porticate, di diversi stili
e colori e da preziosi edifici
monumentali. Sul fondo della piazza si
trova l’Ex Palazzo del Capitanio
dove alloggiava il Capitanio, uno dei
rettori veneziani stabilmente residente
a Padova. La facciata, a tre ordini con
basamento bugnato, è interrotta al
centro dalla torre dell’Orologio,
ad arco trionfale. Il prezioso orologio
segnala, oltre alle ore e i minuti,
anche i giorni dei mesi, il giro del
sole per lo zodiaco, le fasi lunari e i
molti pianeti. Questo orologio risale al
1437 ed è il primo in Italia;
rappresenta l’idea galeliana della Terra
al centro di tutti gli altri pianeti.
Vicino a Piazza dei Signori, si trova il
Palazzo della Regione che viene
considerato uno dei capolavori
dell’architettura civile europea di età
comunale fu innalzato a partire dal
1218-19 e sorse come tribunale
cittadino, luogo in cui veniva
amministrata la giustizia e rimase così
fino al 1797. La sua ubicazione, a
ridosso dei mercati cittadini, era
funzionale al controllo e alla
regolamentazione delle attività
commerciali e civili da parte del
Comune. L’interno del grande salone
conserva affreschi del XIV-XV secolo.
Con soggetti a carattere prevalentemente
astrologico, volti a mostrare le
influenze astrali sulla natura e sulle
attività dell’uomo.
Proseguendo per le vie storiche della
città veneta, si arriva ai giardini
dell’Arena, dove al centro
troviamo la Cappella degli Scrovegni,
ci sono voluti 20 anni di ricerche e 8
mesi di restauro (terminato nel 2002)
per portare alla luce il ciclo di
affreschi realizzato da Giotto per
decorare la cappella, fatta erigere nel
1303 ed affrescare entro il 1305 dal
nobile Enrico Scrovegni. La semplice
facciata di laterizi presenta una
trifora ogivale e coronamento ad
archetti, mentre l’interno è un’unica
navata rettangolare con volta a botte.
Sopra l’altare maggiore, protetta da due
angeli, è la Madonna col Bambino di
Pisano. Il ciclo pittorico giottesco che
ricopre tutta la navata, ispirato al
tema della Storia della Salvezza e
raffigurante la vita della Vergine e di
Cristo si divide in quattro sequenze
articolate in trentotto episodi. La
volta, coperta da un cielo stellato, è
decorata da dieci medaglioni con al
centro Cristo benedicente e la Vergine
Annunziata, alla quale è dedicata la
cappella, ed intorno i Profeti che
predissero la Redenzione. Fonti recenti
hanno ipotizzato diverse fonti
letterarie alle quali Giotto avrebbe
potuto attingere per la realizzazione
del ciclo, come la Psicomachia di
Prudenzia, le Metamorfosi di Ovidio.
Orario per le visite: tutti i giorni
dalle 9-19 e periodicamente anche serale
19-22; prenotazione obbligatoria, tel.
049/2010020 oppure
www.cappelladegliscrovegni.it ,
ingresso dai Musei civici Eremitani.
Il nostro itinerario prosegue verso la
Basilica di Sant’Antonio uno dei
santuari più venerati del mondo
cristiano, è stata costruita,
incorporando la chiesetta di S: Maria
Mater Domini, fra il 1232 e la metà del
‘300 per ospitare la tomba del santo,
morto qualche anno prima. Presenta una
ricca varietà di accenti stilistici che
coesistono: elementi romanici padani che
si trovano soprattutto nella parte
anteriore e nella facciata a capanna ed
elementi gotici che sono riconoscibili
nella parte absidale. L’interno è
arricchito da una notevole quantità di
opere pittoriche e plastiche: tra le più
importanti ricordiamo il ciclo di
affreschi, di Altichieri e di Jacopo
Avanzo raffiguranti la Leggenda di S.
Giacomo. L’altare è concepito come
un’enorme edicola culminante con le
statue della Madonna col Bambino in
trono e dei Santi emergenti dal
basamento ornato di rilievi raffiguranti
una serie di miracoli compiuti dal
santo. Nel presbiterio, si possono
ammirare gli straordinari bronzi
dell’altare maggiore, ideato da
Donatello. Dalla sagrestia si ha accesso
ai quattro chiostri: uno dei più
importanti è il chiostro del Generale
che un tempo dava ospitalità al generale
dei frati francescani quando risiedeva a
Padova ed oggi accoglie il delegato
pontificio in visita.
In Piazza del Santo erge la statua
equestre del Gattamelata, condottiero
veneziano eseguita da Donatello tra il
1447 e il 1453: è considerata una delle
massime espressioni della scultura
rinascimentale.
Per gli amanti dell’arte non bisogna
perdere la mostra su Andrea Mantenga
ai Musei Eremitani.
In una Padova in pieno fermento
artistico e culturale il Mantegna
diviene presto il massimo esponente
dello straordinario processo di
rinnovamento del linguaggio figurativo,
all’avanguardia in fatto di conoscenze
prospettiche e di cultura antiquaria,
che farà della città del Santo, fino al
1460 e oltre, uno dei più avanzati
centri artistici dell’Umanesimo europeo
e il principale snodo di irradiamento
della nuova arte rinascimentale
nell’Italia del Nord. Sono anni
fondamentali quelli trascorsi da
Mantegna a Padova, gli anni della
formazione ma soprattutto quelli della
grande rivoluzione artistica di cui si
farà portatore. Qui ebbe l’opportunità
di ammirare i lavori di alcuni “moderni”
rappresentanti della cultura fiorentina
come Paolo Uccello e Filippo Lippi, di
interagire e di operare accanto ad
artisti come Squarcione, Zoppo e
Schiavone, ma soprattutto di entrare in
contatto con l’arte del genio,
Donatello.
Questo periodo fondamentale sarà al
centro della mostra “Mantegna e Padova,
1445-1460” una mostra senza precedenti
indispensabile per comprendere ed
apprezzare il vero significato dell’arte
del grande maestro.
Dipinti su tela e su tavola, sculture in
pietra, terracotta e bronzo,
manoscritti, disegni, stampe, codici
miniati: opere straordinarie di
Donatello, Bellini, Vivarini, Zoppo,
Schiavone, Pollaiolo, Squarcione nonché
ovviamente di Mantegna, di cui saranno
presenti, tra gli altri capolavori, la
bellissima Madonna con il bambino
addormentato prestito degli Staatliche
Museen- Gemldegalerie di Berlino, mai
esposta prima in Italia.
Ma un altro evento renderà davvero
eccezionale e unica la celebrazione di
Mantegna a Padova, consentendo per la
prima volta di “rileggere” l’effetto
dirompente che ebbe l’arte del maestro
nei primi anni della sua attività,
riportando in vita il capolavoro
assoluto e la sua opera più
rivoluzionaria: la Cappella Ovetari.
Sarà infatti, possibile ammirare, dopo
anni di studi e di indagini, il restauro
della Cappella Ovetari - parte
integrante del percorso espositivo - con
la ricomposizione e la ricollocazione
nel luogo d’origine di parte degli
affreschi, bombardati e ridotti in
frammenti (oltre 70.000) nel corso della
Seconda Guerra Mondiale, nonché una
ricostruzione virtuale del ciclo
pittorico, che rivestiva completamente
l’interno della cappella stessa. Orari:
tutti i giorni 9-19 (chiusura
biglietteria ore 18). Biglietto intero
10 €, ridotto 8€.
www.andreamantegna2006.it
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