Sopra:
i monasteri, le chiese romaniche, i
palazzi dell'800 dai portali imponenti.
Sotto: cisterne, pozzi, scale misteriose
che scendono in profondità. L'Umbria
underground è un'esperienza nuova che
promette rivelazioni sorprendenti. In
fondo, nulla di strano in un territorio
collinoso dove grandi blocchi di tufo,
coperti di vegetazione, nascondono
cunicoli scavati nei secoli e labirinti
sotterranei. Difesa in caso di attacco,
magazzini per conservare cibi e animali,
tombe, spazi di lavoro, cisterne d'acqua
e addirittura case sono nascosti alla
vista comune. E questo per secoli fino
ad oggi. Abbandonati e ignorati da una
cultura tutta proiettata sulla modernità
tecnologica, diventano invece una
proposta intrigante per un turismo
alternativo. Anche chi ha conosciuto
bene l’Umbria classica, medievale e
francescana, scoprirà un altro punto di
vista. Gli ingressi sono spesso
appartati e nascosti da un cancello
arrugginito, la visita è necessariamente
accompagnata ed è bene attrezzarsi con
un abbigliamento comodo e scarpe a buona
tenuta sul terreno. Si può cominciare da
Amelia: le cisterne, dieci
immense sale voltate sotterranee, erano
un tempo piene di fresca acqua piovana
che veniva attinta nei casi di
necessità. Potevano contenere 4400 m³
d'acqua ed erano collegate con i pozzi
in superficie. Alcuni di questi sono
ancora visibili nella piazza centrale e
nei cortili delle case nobiliari
intorno. Tutto era studiato nei minimi
particolari: la impermeabilizzazione
della struttura, la conservazione
dell'acqua, la pulizia interna, il
sistema di svuotamento.
www.ameliasotterranea.it . Anche il
museo archeologico di Amelia dimostra la
abilità degli artigiani e degli
architetti dell’epoca, quando Amelia era
al centro di una importante via di
comunicazione. Ancora più ricco il
percorso che si può compiere sotto la
superficie di Orvieto, una città
millenaria sospesa fra cielo e terra in
cima alla famosa rupe che la difende
dagli attacchi della pianura.
Nell'oscurità silenziosa della rupe é
nascosto un dedalo di grotte scavate
facilmente nel corso di 3000 anni a
causa della particolare conformazione
geologica del territorio. Mentre la
città cambiava aspetto in superficie,
assumendo anche nel suo tessuto urbano
grandi capolavori come il Duomo, le
strutture ipogee rimanevano in buona
parte intatte. E così sono diventate un
prezioso serbatoio di informazioni
storiche e archeologiche. Nel percorso
sotterraneo che ha inizio da una
porticina nascosta nei giardini accanto
al Duomo si toccano le stratificazioni
di Orvieto, dalla etrusca Velzna alla
città medievale e rinascimentale.
Cunicoli, scale, passaggi inattesi, la
macina di un mulino ipogeo a pochi metri
dal Duomo, stanze sovrapposte e anche,
nella parete che si affaccia
verticalmente sul fianco della rupe, una
serie di piccole nicchie quadrangolari.
Nidi di piccioni probabilmente, che
venivano allevati per trasmettere
messaggi e come riserva di cibo in caso
di attacchi. Incredibile ma vero, i
“butti” medievali, immondezzai pubblici
e privati, oggi sono proprio i
giacimenti più ricchi e interessanti di
antichità dimenticate. Qui si dipana la
storia della città: una frenetica
attività edilizia segna il periodo d'oro
tra il sesto e il quinto secolo avanti
Cristo prima della invasione romana che
la distrusse completamente. Poi, con le
invasioni barbariche, la rupe tornò ad
essere un luogo ideale di insediamento e
nel quinto secolo cominciò un lento
processo di ricostruzione della città.
Ma non si deve fare l'errore di pensare
che l'Orvieto sotterranea corrisponda ad
un'epoca preistorica e barbarica.
Proprio all'età rinascimentale
corrisponde la costruzione di un’opera
di geniale ingegneria: é il pozzo di
San Patrizio progettato da Antonio
da Sangallo il Giovane, con due scale
elicoidali sovrapposte di 248 gradini,
in modo che la popolazione potesse
scendere a prendere l'acqua con animali
da soma fino a 62 m di profondità. Anche
questo fa parte del percorso sotterraneo
della città.
www.orvietounderground.it .
Una vera scoperta è poi quella che si
incontra a Narni. La chiesa di
Santa Maria Maggiore è una vera
miniera che continua a dare i suoi
frutti. Tanto che a 27 anni dalla
scoperta dei sotterranei dell'ex
convento dei Domenicani attiguo alla
chiesa, nel 2006 un convegno
recentissimo ha approfondito le
ricerche, illustrando gli ultimi inediti
risultati. Nelle segrete del convento si
è scoperto che il tribunale
dell'Inquisizione interrogava e
condannava i colpevoli di eresia. Ma
tutta la scoperta si è sviluppata
all'insegna della casualità o forse del
destino. Nel 1979 nessuno a Narni
conosceva l'esistenza del sotterraneo,
quando sei giovani amici con l'hobby
della speleologia, tra i quali
l’entusiasta Roberto Nini (che oggi
conquista i visitatori con il suo
racconto), ebbero la fortuna di trovare
un pertugio da cui tutto cominciò ad
apparire. Un'abside affrescata, ossa
umane, muri perimetrali con le sedute
dei monaci, cisterne per l'acqua,
graffiti incisi sulle pareti delle celle
dei prigionieri, simboli massonici ed
elementi alchemici, fino
all'identificazione addirittura con nome
e cognome del carcerato del Sant'Uffizio.
www.narnisotterranea.it
Sotterranei golosi
Al di là del fascino che i percorsi
sotterranei possono rivelare su un mondo
ed un tempo lontani, questo fitto
reticolo che si stende sotto le
cittadine e all'interno delle colline
umbre, oggi è utilizzato anche, più
prosaicamente e più gioiosamente, per
ospitare mille cantine. Che hanno spesso
una lunga storia. I vigneti delle terre
orvietane ad esempio erano fonte di
orgoglio per gli stessi Etruschi e oggi
il pregiatissimo bianco Orvieto classico
è famoso in tutto il mondo. Divertente,
per dimostrare l'importanza del vino da
queste parti, la ricetta della “gallina
ubriaca” che evidentemente prevede
l'abbondante uso di vino per pollame e
cacciagione. Tra tutte le realtà nel
settore vitivinicolo umbro davvero
eccellente la azienda Lungarotti
di Torgiano. Tra Perugia e Assisi
si sviluppa il territorio dove l'azienda
è nata nel 1962 e nel 1968 ha
conquistato i riconoscimenti della DOC e
della DOCG per i suoi vini, Rubesco,
Torre di Giano, Aurente, Rubesco Riserva
Monticchio, San Giorgio. L'ultima novità
è il Montefalco Sagrantino DOCG
Lungarotti prodotto nella nuova tenuta
di Montefalco, dove sono stati
impiantati vitigni di grande pregio. Ma
soprattutto il valore di questa azienda,
che vanta in Chiara Lungarotti la
presidente nazionale del movimento
turismo del vino, è evidente nella
fondazione del Museo del Vino, il
più completo al mondo, che documenta
l'iter millenario del vino a livello
sociale e artistico. A Torgiano si è
realizzata così l’affascinante impresa
di raccogliere reperti rari che
testimoniano il ruolo fondamentale che
la cultura del vino ha avuto e continua
ad avere nella storia dell'uomo. Nel
monumentale palazzo Graziani Baglioni
del diciassettesimo secolo, 20 sale
offrono uno straordinario percorso
conoscitivo che spazia nei millenni:
attrezzi da lavoro per i campi e la
cantina, vasi e boccali da parata,
sculture a tema dionisiaco, opere d'arte
contemporanea, testi scientifici e
poetici, bicchieri, bottiglie e piatti
di uso quotidiano in tutto il
Mediterraneo. E ci si può divertire
anche con una serie di oggetti curiosi
che sottolineano l'aspetto più ludico
della cultura del vino: incisioni con
scene di divertimento sfrenato durante i
cortei dionisiaci, boccali che
nascondono segreti meccanismi a inganno
per rendere difficile l'accesso alla
bevanda.
museovino@lungarotti.it
www.lungarotti.it
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