Orgoglio
e senso di ospitalità, vino e arte, bar
di “pintxos” e chef stellatissimi: i
Paesi Baschi sono una scoperta
intrigante. Anche contro uno stereotipo
diffuso che li vede come un paese
difficile, chiuso e diffidente.
Certamente il loro isolamento tra le
montagne li ha preservati a lungo in una
sorta di autenticità gelosa. Ne è
testimonianza la lingua Euskara, di cui
tuttora si ignorano le origini,
preindoeuropea, differente da tutte
quelle conosciute, forse collegata a
qualche toponimo europeo con le radici
di “fiume” e di “pietra”. Comunque
l'isolamento, così evidente nella
lingua, ha determinato una cultura tutta
particolare, dove si fondono stili
artistici, leggende e tradizioni
sovrapposte. Il risultato è davvero
originale. Se c'è una dimensione dove
oggi si evidenzia questa originalità con
maggior forza è paradossalmente la
gastronomia. Tra Bilbao e San
Sebastian, giorno e notte si consuma
il rito dei “pintxos”, che accomuna le
vecchie e le giovani generazioni. I
banconi dei bar traboccano di vassoi
ripieni di piccole tartine composte da
spesse fette di pane, coperte di una
varietà incredibile di ingredienti,
tutti infilzati dallo stecchino o “pintxo”:
salsicce, olive, acciughe, gamberetti,
peperoni, melanzane fritte, tonno,
sanguinaccio mescolato al riso, dalle
tartine più semplici a quelle così
sofisticate da sembrare piattini in
miniatura. Il rito dei “pintxos” si
svolge con una passeggiata itinerante da
un bar all'altro, rigorosamente in
compagnia, fermandosi ad assaggiare due
o tre “pintxos” in ogni bar, in piedi,
con un buon bicchiere di tinto o di
txacoli, il vinello bianco giovane, o
talvolta di sidro, spillato direttamente
dalle botti con mossa scenografica. Il
tutto ha come coreografia le piazze e le
strade animate fino a tarda notte, dove
rimangono aperti i negozi che vendono
“artesania” locale, terracotte dipinte e
palle in cuoio per il gioco della
pelota, tovaglie a righe (sempre sette
righe sovrapposte, come sette sono i
paesi della comunità basca) e gli
immancabili baschi neri, che ormai
indossano solo orgogliosamente gli
uomini meno giovani. I “pintxos” sono
diffusissimi, rito popolare della
convivialità, in tutti i paesi baschi,
che però conoscono oggi anche una realtà
gastronomica del tutto differente, di
altissimo livello. Probabile sviluppo di
una ricerca iniziata quando la costa
cominciò ad attrarre per villeggiatura e
cure termali il re, la corte e l'alta
borghesia all'inizio del 900. Tanto che
Donostia- San Sebastian si vanta oggi di
essere la città al mondo che ha il
maggior numero di “stelle Michelin” in
rapporto al numero degli abitanti. Nomi
come Arzak o Martin Berasategui
sono capaci di attrarre qui VIP e ospiti
altisonanti da tutta Europa, con la loro
cucina creativa che rielabora i sapori
della tradizione, ingredienti poveri, ma
di primissima qualità, introducendo
nuovi aromi, strutturazioni e
procedimenti innovativi. Josean
Martinez Elija, tra i giovani chef
emergenti, è titolare del ristorante
Guggenheim di Bilbao. Ventisettenne,
educato all'arte della cucina prima
dalla mamma e poi dal maestro Martin
Berasategui, il giovane Josean delizia
gli appassionati di arte moderna: un
uovo paradisiaco su un letto di patate e
crema di cipolle, pomodori ripieni di
gamberetti su riso al nero di seppia e
panna, kefir naturale ricoperto da una
crema di tè fermentato e croccante di
zucchero e latte. Inizio o fine per
l'esperienza incomparabile di una visita
al museo Guggenheim. Anche questo
capolavoro sorprendente testimonia
l'originale vitalità dei Paesi Baschi,
proiettati da un passato di difficoltà
economiche verso un'improvvisa ribalta
di fama mondiale. Merito, in questo
caso, di scelte lungimiranti da parte
dell'amministrazione regionale che, di
fronte ad una durissima crisi economica,
ha avuto l'audacia di imprimere una
svolta alla città. Così Bilbao, da città
operaia, dove i cantieri navali e le
aziende siderurgiche stavano
progressivamente chiudendo una dopo
l'altra, é diventata un faro dell'arte
moderna, esempio studiato in tutto il
mondo, polo di attrazione per tutti gli
appassionati di architettura. Quando la
fondazione Guggenheim presentò un
progetto per la realizzazione di un
nuovo museo, dopo il rifiuto di Venezia,
Madrid e Barcellona, proprio Bilbao lo
accolse, scegliendo così la propria
fortuna. Risultato: dopo 180 milioni di
Euri spesi, 4 anni di lavoro e la
reinvenzione totale di tutto il
quartiere del porto, oggi il museo
Guggenheim di Bilbao, inaugurato nel
1997, attira visitatori da tutto il
mondo e ha creato un’enorme spinta
progressiva al rinnovamento dell'area
urbana. Frank O. Gehry ha creato
un capolavoro geniale di architettura
“organica”: animale mostruoso o
navicella spaziale, elemento umano o
creatura leggendaria, il Guggenheim è
affascinante e animato ad ogni ora del
giorno e della notte, sia nelle
strutture interne, che nelle lucenti
superfici esterne. Il titanio gli dà una
brillante specchiatura che si modella
nelle potenti, fantasiose linee curve,
al limite dell'immaginabile. I fasci di
colonne in granito si alternano a pareti
a tutta altezza in vetro, dove si
specchia la Ria formata dal fiume
Nervion. E il museo stesso che, al di là
di ogni collezione permanente o
estemporanea, è la prima opera d'arte da
guardare, è una enorme nave ormeggiata
dai volumi scomposti, per ricordare il
porto e il passato della città.
www.guggenheim-bilbao.es Davanti
all'ingresso, icona ironica e tenera, fa
la guardia l’enorme Puppy
di Koons, un cagnolone fatto di piantine
di fiori e variato nei colori secondo le
stagioni.
La creatività sembra una vocazione di
questa terra che ha dato i natali a
Cristobal Balenciaga, figura
fondamentale della haute couture o al
contemporaneo Chillida, protagonista di
un magnifico parco di sculture nel
piccolo centro di Hernani. Mentre la
creatività popolare si manifesta nei
buffi personaggi che animano le feste:
il Celadon, per esempio, che con il
tipico costume da contadino e
l'ombrello, scende dal campanile nella
piazza della Virgen Blanca a Vitoria il
4 agosto, per dare inizio alle feste in
onore della Madonna.
Grandi sperimentazioni nel frattempo
hanno preso il via a Bilbao, sull'onda
del fenomeno Guggenheim: la
metropolitana di Norman Foster, il ponte
e l'aeroporto di Santiago di Calatrava,
l'Auditorium, riconosciuto nel 2003 come
il miglior centro congressi del mondo. E
tutta la rivisitazione della zona
industriale, dove il ricordo del passato
rivive nell'uso fortemente simbolico
dell'acciaio color rosso o ruggine.
www.bilbao.net/bilbaoturismo ,
informacion@bilbaoturismo.bilbao.net
.
Creatività tra le vigne
Gehry stesso è diventato uno dei “numi”
del territorio, dove ha appena
terminato, colla sua inconfondibile
genialità, l’albergo del Marqués de
Riscal a forma di fantastico albero,
nella zona vinicola di Laguardia.
Così la potenza visionaria dell'arte
moderna brilla in mezzo ai filari
rilassanti dei vigneti che producono un
ottimo Rioja, accanto alle “bodegas”
storiche, costruite nei cunicoli
sotterranei dei villaggi.
Laguardia è al centro di un territorio,
Alava-Araba, famoso per la
prestigiosa denominazione di origine
Rioja, che dà vini apprezzati in tutto
il mondo. L'uva della varietà
Tempranillo e le condizioni geologiche e
climatiche della zona sono gli elementi
che determinano l'eccellente qualità del
vino, la cui cultura pervade tutta la
vita della zona. Rossi in maggiore
quantità, possono essere consumati come
vini novelli, oppure come vini
importanti, elaborati, secondo la
permanenza nelle botti di rovere, in
crianza, reserva e gran reserva. Il
Centro Tematico Villa Lucia, che ricrea
bene l'architettura popolare delle
tipiche botteghe del vino, racconta
piacevolmente, attraverso la sua
mascotte, un grappolo d'uva, i rituali
legati alla viticoltura.
www.villa-lucia.com E un giro
gaudente per bodegas con degustazioni
abbondanti non potrà dimenticare una
sosta meno epicurea: davanti
all’incantevole portale gotico di Santa
Maria de los Reyes, l'unico in tutta la
Spagna ad avere conservato perfettamente
la policromia, grazie alla protezione
della facciata aggiunta nel sedicesimo
secolo.
www.laguardia-alava.com turismo@laguardia-alava.com
Un museo per giocare
Vittoria Gasteiz nasce su un
piccolo poggio dove nel 1181 il re di
Navarra Sancho sesto il Saggio decise di
fondare la città di Nuova Victoria, come
avamposto difensivo del suo regno. Dal
nucleo della città medievale nasce un
originale tracciato a forma di mandorla,
che comprende edifici signorili,
botteghe artigiane, magnifici palazzi,
soprattutto di epoca rinascimentale. In
uno di questi, il palazzo di Bendana, si
apre uno dei musei più originali della
Spagna: il museo Fournier delle carte
da gioco, nato dalla collezione
privata del nipote di Fournier, che
aveva fondato a Burgos una stamperia di
carte da gioco. Oltre 20.000 carte di
tutti tempi e dai soggetti più vari sono
presentate nelle vetrine in cui spiccano
il mazzo di carte più grande del mondo,
quello più antico del quattordicesimo
secolo, le carte napoletane dipinte a
mano con il dito oppure con gli
stampini, le carte in oro dei Visconti
di Milano. Si comprende qui come le
carte da gioco siano state nei secoli un
mezzo per diffondere cultura, legate ad
esempio ai ruoli fissi del re e della
regina, ai luoghi geografici, alla
musica, agli scontri internazionali tra
potenze.
www.vitoria-gasteiz.org ,
turismo@vitoria-gasteiz.org
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