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San Pietroburgo: una capitale inventata

di Franca Dell’Arciprete Scotti

 


Certo, poteva sembrare un’idea bizzarra quella che ebbe lo zar Pietro I il Grande nel 1703, quando decise di fondare una città sulla Neva, al confine con la Svezia, in un acquitrino paludoso. Eppure l’acquitrino doveva trasformarsi in pochi anni in una capitale di stupefacente bellezza, destinata a spostare l’asse della nazione dalla centrale e sonnolenta Mosca alla periferica, scintillante San Pietroburgo. Così, mentre si adornava di magnifici monumenti, San Pietroburgo entrava già nella storia e nel mito. E la letteratura e l’arte si impadronirono presto del nuovo soggetto, celebrandolo sia nella corte, che nell’architettura, che nelle atmosfere affascinanti delle “notti bianche”. Da Puskin a Dostoevskij, da Gogol a Tolstoi, ogni artista si misurò con questa nuova realtà. Senza contare gli artisti, autori stessi di tanta bellezza, Domenico Trezzini, Carlo e Bartolomeo Rastrelli, autore, quest’ultimo, del famoso Palazzo d’Inverno e di altri capolavori barocchi. Una città che rivelava però, agli sguardi più acuti, anche aspetti meno brillanti: gli impiegatucci di Gogol, tristi e infelici scrivani, che abitavano case maleodoranti in affitto. La Piazza del Fieno e i suoi dintorni, popolati da una folla di derelitti, delinquenti, prostitute, è uno dei luoghi tipici nei romanzi di Dostoevskij, che immaginava tuttavia anche un altro protagonista: il sognatore solitario a passeggio lungo la Neva. Poi la storia subentrò prepotente: la Rivoluzione del 1917 parte da San Pietroburgo, ma si sposta a Mosca, la città cambia nome, dedicandosi all’eroe rivoluzionario, Lenin, e la sua fama si appanna decisamente in età staliniana. Ma il fiore sbocciato sulle rive della Neva non poteva perdere il suo fascino, legato anche al contrasto con il contesto stesso: difficili condizioni climatiche, inverni lunghi e gelati, isolamento assoluto. D’altra parte il capriccio di Pietro il Grande non era stato un capriccio. Nel 1700 la Russia doveva assolutamente aprire una finestra sull’Occidente e sull’Europa, fondando un porto sul Baltico, dove fronteggiare gli Svedesi. E per questo progetto non ci si fermò davanti a nulla: opere di bonifica e di consolidamento del terreno malsano e paludoso, palificazione totale con migliaia di tronchi d’albero conficcati nel terreno, per sostenere imponenti strutture architettoniche. Che oggi sono ancora lì, a disegnare il caratteristico profilo di San Pietroburgo, distesa con le sue guglie dorate, le moli massicce dei palazzi nobiliari, le cupole di Sant’Isacco, i bulbi a cipolla delle chiese più tradizionali, le colonne rostrate che fronteggiano, sull’altra riva della Neva, la possente fortezza di San Pietro e Paolo. E contrastano fortemente con la “capanna” di Pietro il Grande, tutta in legno, come gli edifici originari e i cantieri sul fiume, dove lo zar seguiva personalmente i lavori. Eppure, nonostante l’imponenza e lo sfarzo dei palazzi, San Pietroburgo conserva una leggerezza difficile da descrivere: forse è il pittoresco reticolo di case, ponti, canali, la presenza costante dell’acqua, i movimenti sinuosi dei canali Mojka, Gribojedova e Fontanka, che partono dalla Neva, su cui si affacciano giardini silenziosi e gli arabeschi di stucchi colorati. E’ uno sfondo scenografico che rende questa metropoli una città in cui è piacevole passeggiare, non solo lungo la mitica Prospettiva Nevski, lunghissima e piena di attrazioni, ma anche nelle vie laterali e soprattutto lungo i canali. A piedi si può andare facilmente in tutta l’area del centro monumentale, fermandosi a scoprire piccoli particolari intriganti: una lapide che ricorda la casa di un letterato, il Museo del cioccolato, il negozio gastronomico imperdibile di Malaja Sadowaja, un monumento equestre, le bancarelle dove si vendono frittelle calde oppure i ricordi nostalgici di un passato recente, che sembra già così lontano. Colpisce la vivacità elegante dei giovani sanpietroburghesi ormai pienamente integrati nel gusto occidentale, mentre nella zona più periferica della città si scopre un’altra dimensione: quella dei casermoni grigi lungo la Moskovski, fabbriche anonime, i giganteschi gruppi in bronzo degli eroi della rivoluzione. Un colpo d’occhio assoluto si gode in cima alla balaustra esterna di Sant’Isacco, dopo una lunga salita: accanto agli angeli dalle enormi ali, si vedono brillare all’orizzonte tutte le cupole di San Pietroburgo fino ai colori pastello dello splendido monastero Smolnyi. Ma anche l’esperienza di un percorso sull’acqua permette di scoprire un bel colpo d’occhio, questa volta dal basso, sulle atmosfere della città. Incredibilmente silenzioso, il battello scivola lentamente e scopre i giardini più interni, l’eleganza dei ponti, il movimento sulla Neva, i cantieri navali, fino ad un quartiere di archeologia industriale particolarmente suggestivo, la Novaja Gollandija: una serie di edifici in mattoni rossi in stile olandese, destinati a cantiere e in attesa di riconversione, mentre domina su tutti un potente arco di granito. Al tramonto tutto il panorama si illumina di quella luce particolare che costituiva fin dalle origini il fascino di San Pietroburgo, anche quando era uno spazio informe, totalmente immerso nelle brume lattiginose del nord.

Perdersi in un museo
Orgoglio della città e dei suoi cittadini è l’Ermitage , “uno dei più grandi musei del mondo” come affermano con enfasi le guide. Il Palazzo d’Inverno stesso è un’opera d’arte con un’enorme profusione di stucchi, marmi e pietre dure, man mano ampliato con l’aggiunta di padiglioni e corpi secondari per ospitare le grandiose collezioni acquistate dagli zar. Tutto cominciò con l’acquisto da parte di Caterina II di 225 quadri dall’antiquario berlinese Gotzkosky. Poi fu la volta dell’acquisto di collezioni private in Francia, Palatinato, Sassonia. Alla morte di Caterina i tesori ammontavano a 3396 quadri. La scoperta di resti archeologici degli Sciti impose addirittura la costruzione di un nuovo grande palazzo con un ingresso imponente sostenuto dai famosi Atlanti. Con Alessandro I fu acquistato quasi tutto il contenuto della Malmaison di Versailles e poi opere di Leonardo, Raffaello e dei grandi italiani. Anche con le vicissitudini delle guerre mondiali, tra attacchi e furti, l’Ermitage di San Pietroburgo ha continuato ad arricchirsi di oggetti d’arte. Oggi il percorso totale da compiere è di 24 chilometri, le sale espositive sono 353 e si è calcolato che, per vedere tutti i tre milioni di pezzi esposti, non basterebbe un anno di vita.


 

 

 

NOTIZIE UTILI

 

San Pietroburgo è la metropoli più vicina al Polo Nord, quindi il clima può comportare qualche problema per chi giunge dai climi mediterranei. L’estate è di solito calda, mentre l’inverno raggiunge quasi sempre i -5 fino a temperature molto più basse in dicembre e gennaio. Se l’esperienza del viaggio in inverno è davvero originale, e richiede precauzioni precise, il viaggio in estate invece consente maggiore libertà, comprese le visite in battello, anche se ben coperti da scialli nelle ore notturne. La cucina russa si distingue per la presenza di panna acida dappertutto, dalle zuppe ottime di cavoli e rape rosse ai brasati e stracotti, alle crepes farcite con marmellata o ricotta. Più impegnativi e intensi i sapori del filetto alla Strogonoff e dello storione affumicato.
Per viaggiare
Per entrare in Russia occorrono il passaporto e il visto consolare che di solito vengono richiesti tramite agenzia di viaggi. Leader nel settore è Columbia Turismo (tel.06/855083201/2, www.columbiaturismo.it ) che offre svariate possibilità per visitare San Pietroburgo, Mosca e le città più importanti della Russia, anche con itinerari tematici. Una interessante proposta per i prossimi “ponti” di novembre e dicembre è quella di Turisanda che in 5 giorni offre un soggiorno a San Pietroburgo in hotel 4 stelle, con visita dell’Hermitage, giro panoramico della città, visita della fortezza dei Santi Pietro e Paolo. www.turisanda.it  
Affascinante senza dubbio anche l’esperienza di vivere l’inverno sul Baltico. In un gioco di parole che evoca le atmosfere letterarie di Dostoevskij, il Corinthia Nevskij Palace Hotel propone i ‘White Days’, le Giornate Bianche, per un pacchetto in tre formule di soggiorno. L’hotel si trova nel cuore della metropoli, a brevissima distanza dai tesori dell’Hermitage. I pacchetti prevedono una cena russa presso il ristorante Beerstube e biglietti per il Teatro Mussorskij. www.corinthiahotels.com  o www.worldhotels.com  (including toll free numbers).
  

 

 

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