L’orgoglio
di un grande passato e il ricordo di
eroi memorabili segna il destino della
Macedonia attuale, un paese travagliato
alla ricerca di una sua collocazione
nella via verso l’Europa, che attraversa
da una decina di anni una lenta fase di
transizione. Chi studia la storia
stratificata della Macedonia rimane
sorpreso dal succedersi di popoli,
etnie, religioni, regimi politici. Ma su
tutti sovrastano gli antichi sovrani
macedoni, eroi di un formidabile
passato: Filippo, vincitore dei
Greci nel 348 a.C. e soprattutto
Alessandro il Grande. Un’aureola
mitica li circonda, facendone due
personaggi grandiosi della storia
mondiale, alla pari di Cesare, Carlo
Quinto, Napoleone. Giunto all’Indo e al
Gange, costruttore di un impero enorme
che raggiungeva le terre abitate,
Alessandro morì a 32 anni nel 325 a.C.
Dopo di lui la frantumazio del
territorio tra i generali. Che cosa
sarebbe successo se il giovane
condottiero avesse avuto davanti a sé
altri 50 anni di vita per consolidare i
confini e dare una struttura all’impero?
La storia non conosce i “se” e le
ipotesi, ma solo i fatti accaduti. Così
la Macedonia, culla montana nascosta tra
i Balcani, da cui era nata questa breve
incredibile avventura, tornò una terra
piccola e fragile, oggetto di conquista.
Oggi è una nazione che ha appena
riconquistato l’indipendenza, dopo la
frantumazione della repubblica jugoslava
nel 1991, definita nei suoi confini tra
Bulgaria, Albania, Grecia, Serbia e
Montenegro. E sta cercando una sua
precisa dimensione, memore sempre del
suo passato e in stato di rivendicazione
soprattutto nei riguardi della Grecia,
che occupa tutta la penisola Calcidica,
parte integrante della Macedonia di un
tempo. Qui è stata trovata la tomba di
Filippo a Verghina, con un enorme tesoro
di monili e oggetti d’oro che indicano
un’arte raffinata. Sono oggetti che
hanno la stessa fattura di quelli
trovati nella necropoli di Trebeniste
vicino a Ohrid: una maschera funeraria,
anelli, bracciali, sandali, guanti,
tutti in oro, che dimostrano una
derivazione egizio cretese, mentre l’uso
della maschera farebbe riferimento alla
divinizzazione dei defunti. Anche se la
superficie della Macedonia attuale è
ridotta a 25.000 chilometri quadrati,
racconta ancora gli strati del suo
passato sofferto e complicato. Mosaici
di grandi pavimenti nelle basiliche,
affreschi e iconostasi di chiara
impostazione bizantina, fortezze potenti
a guardia di centri elevati sulla
pianura, moschee e minareti,
caravanserragli e hammam, ricche case di
mercanti dai tipici balconi di legno
scuro. Ogni elemento del paesaggio, se
si sa decifrare, rivela una presenza del
passato. La fierezza macedone fu piegata
in fretta, dopo la scomparsa dei
generali di Alessandro, dall’esercito
romano che nella nuova provincia
“Macedonia” trovava un ottimo passaggio
verso l’Oriente. La via Egnatia
fu l’arteria fondamentale di questa
regione, non a caso Ohrid, la
città più bella della Macedonia, oggi
dichiarata patrimonio dell’Unesco,
si trova su questa strada romana.
Patrimonio dell’Unesco è anche il lago
di Ohrid, profondo, freddo e
limpidissimo, proprio al confine con
l’Albania. Molto amato dai Macedoni, é
famoso anche per la sua pescosità e
anguille e trote salmonate sono presenti
in tutti i ristorantini della costa. Per
un colpo d’occhio su Ohrid, la soluzione
migliore é affittare una barca e
guardare dal lago le case sparse in
collina e soprattutto le splendide
chiese bizantine. Imperdibile San
Giovanni, isolata su un piccolo
promontorio tra i cipressi. Come tutte
le chiese della zona, ha la pianta a
croce greca e cinque cupole che spiccano
con i mattoni rossi sottolineati da
profili bianchi. Fotografatissima, San
Giovanni è un piccolo gioiello sul lago,
mentre nel centro città non si possono
perdere le due chiese più grandi,la
cattedrale Santa Sofia del 1037 e la
splendida Madonna Perivleptos, ad una
sola navata. Incantano gli affreschi che
raccontano in figure ieratiche e colori
luminosi la storia della Vergine.
Apostoli, santi, guerrieri in armatura,
angeli dalle lunghe ali, Madonne
malinconiche, ingenue prospettive per
raccontare una fede che è sopravvissuta
a scorrerie, torture e invasioni. Tutto
cominciò con i santi Cirillo e
Metodio, nati a Salonicco, che
crearono l’alfabeto cirillico e un
sistema di scrittura pratico per
evangelizzare l’Europa Orientale e le
popolazioni slave. A Ohrid la
fortezza di Samoil testimonia una
delle fasi più cruente della storia
macedone, quando per un breve periodo
alla fine del X secolo il geniale Samoil
riuscì a rendersi indipendente
dall’impero di Bisanzio e ad annettersi
i territori intorno, fino alla Grecia e
fino al mare. Ma ancora una volta una
storia di successori, di spartizioni e
di tradimenti segnò questo effimero
successo. Distruzioni e saccheggi
segnano così questo piccolo tormentato
territorio. Con la fine di Samoil si
afferma definitivamente la presenza
turca ottomana. E si impone
l’architettura islamica. A Skopje,
la capitale attuale della Macedonia, è
forte la presenza di questi elementi,
soprattutto nella parte vecchia, divisa
naturalmente dalla città moderna per
mezzo del ponte sul Vardar. Il grande
bazaar, il caravanserraglio, le moschee
con i minareti, le botteghe
dell’artigianato in cuoio e in rame
immergono totalmente nelle atmosfere di
una città turca. E le poche chiese
ortodosse rivelano una condizione di
minoranza: più piccole oppure
addirittura poste sotto il livello della
strada, come San Salvatore, che pure
ospita nel cortile di entrata
l’importante mausoleo di un eroe
dell’indipendenza nazionale. La Skopje
nuova aldilà del fiume, invece,
testimonia le vicende dell’ultimo
secolo: i palazzi liberty primo ‘900
intorno alla piazza Macedonia, le
fabbriche anonime sotto il regime di
Tito, i palazzi ricostruiti da
importanti
architetti internazionali dopo il
terribile terremoto del 1963, quando una
gara di solidarietà coinvolse tutte le
potenze internazionali, dagli Stati
Uniti all’Europa. I giovani di Skopje
assomigliano ai giovani di Berlino e
Parigi, Francoforte e Vienna. Biondi,
slanciati, attenti alla moda, sembrano
piuttosto fiduciosi nel loro futuro. Ne
danno testimonianza le strade affollate,
bar e locali pubblici arredati con
oggetti di design e buon gusto, i negozi
molto piacevoli. Certamente non sarà
facile per questa giovane nazione
trovare una sua precisa collocazione
nello scacchiere europeo, tra spinte
all’emigrazione, un nuovo capitalismo,
la caduta delle sicurezze che
provenivano dal regime socialista. Il
turismo può essere una delle vie
migliori per valorizzare il territorio e
la sua splendida storia.
Un progetto interessante
Italia-Macedonia
La situazione attuale del turismo a
Skopje è di assoluta marginalità,
ridotta anche in confronto agli anni
precedenti le tensioni interetniche che
hanno interessato i Balcani negli anni
‘90 ed in particolare la Macedonia nel
2000 e 2001. I dati sul movimento
turistico registrano valori davvero
bassi per una capitale di 500.000
abitanti. L’Italia può giocare un ruolo
non piccolo, con alcuni progetti
speciali che hanno già avviato una forma
di collaborazione molto interessante. Il
Programma Seenet – I Governi
Locali Motori dello Sviluppo è
un’iniziativa triennale di cooperazione
decentrata nell’area del sud est europeo
promossa dalla Regione Toscana e dalle
ONG Ucodep e Cospe, in accordo con la
Direzione Generale della Cooperazione
allo Sviluppo del Ministero degli Affari
Esteri.
www.ucodep.org Il Programma,
avviato nel luglio 2003, ha visto la
cooperazione tra 21 Enti tra cui Skopje
e gli enti locali della Toscana
attraverso la creazione di una rete
stabile tra Governi locali. Una delle
iniziative riguarda un programma di
“Promozione e marketing territoriale
turistico per la Città Skopje”. E
all’interno del programma, è stato anche
realizzato il portale della città di
Skopje
http://skopje-mk.on.net.mk tuttora
in via di definizione.
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