Terra
dove un genovese “cammina” un poco tutti
i giorni, staccatasi dalla Liguria
milioni di anni fa portandosi appresso,
in tempi più prossimi, una infinità di
assonanze dialettali, decine di torri di
avvistamento rimaste a baluardo delle
coste, e pagine di storia pesanti e
battagliere legate al periodo di massimo
splendore della “ Superba”.
Avevo intuito che il periodo scelto
(Maggio/Giugno) già eliminava la maggior
parte di assatanati del mare, ma mai
avevamo pedalato per chilometri e
chilometri su strade così poco
trafficate, scattato foto a spiagge così
deserte ed annusato così a fondo gli
odori della natura in una pace
francescana. E la natura in Corsica è
veramente qualcosa di grande, nella
materia e nel colore, ben poco intaccata
dall’uomo anche là dove richiami
turistici maggiori spesso conducono a
mortificazioni ambientali non
indifferenti. Il turchese dei fondali
più bassi dalle trasparenze e dai
riflessi delle più belle lagune
tropicali che io abbia potuto ammirare
in vita mia, orlate di arena bianca a
completare il contrasto con il verde
della macchia mediterranea. E’ la
montagna l’elemento che più di ogni
altro differenzia questa piccola perla
mediterranea dal resto delle terre
insulari; montagna in piena regola, con
nevai e pareti che precipitano per
centinaia di metri dai 2700 metri del
Monte Cinto e non solo.
Quello stupendo protogino arancione che
nelle Calanques di Ficajola come nelle
pieghe metafisiche dell’Isola di Lavezzi
o nelle rive tortuose di Punta Bianca si
accende al tramonto dello stesso rosso
che ha battezzato le Isole Sanguinaires
che si trovano a Punta della Parata, 12
km. ad ovest di Ajaccio. Il tocco di
colore forte che imprime il marchio
indelebile del paesaggio corso nel
quadro che vi ho fin qui descritto.
Infatti un discorso è incastonare le
pareti nella monotonia cromatica del
bianco di neve e ghiaccio, un altro è
vederle salire dal mare delle Calanques
di Piana o dai prati del Passo di
Bavella. Già la strada che da Calvi mena
a Porto presenta paesaggi molto belli,
con i suoi chilometri finali
letteralmente tagliati nei fianchi della
roccia a precipizio su piccole anse
smeraldo ed i tornanti affacciati gli
uni sugli altri a fare sentire noi
poveri ciclisti in equilibrio tra cielo
e mare come funamboli da circo. Ma uno
dei pezzi forti del tour è stata la
tappa che da Porto ci ha portati a
Corte, e non solo per le diversità di
forme e collocazioni in cui si incontra
il mio adorato granito, ma per tutto il
contesto paesaggistico in cui si pedala
dal primo all’ultimo chilometro. Certo
non sono uno scherzo 34 chilometri di
salita per 1400 metri di dislivello
senza che la strada molli un solo
istante, ma è stato talmente tanto
l’ingaggio dato dalla voglia di scoprire
ad ogni chilometro il chilometro
successivo, che la fatica ha assunto
connotati molto diversi dal solito. Le
foreste delle Gorges de Spelonca, la
Foret d’ Aitone ed il Col de Verghiu ci
hanno fatto sudare, ma che roba,
ragazzi!
La meritata discesa verso Calacuccia ed
infine le Scale di Santa Regina: un vero
set cinematografico! E come non parlare
della salita da Porto Vecchio all’
Ospedale e da qui alla Bocca di Illarata
(altri 30 km.) per finire al Colle di
Bavella, doppiando simpatici villaggi
come Zonza ed addentrandosi in un
paesaggio montano dai profili così forti
che pare impossibile di essere a due
passi dal mare, con tutti quei
chilometri a tornanti stile Passo da
Giro d’Italia che ad ogni curva ti fanno
voltare per compiacerti di ciò che
riesci a lasciarti dietro e guardare
avanti ed attorno per godere ancor di
più questa entusiasmante vacanza. Delle
città posso raccontare poco e non me ne
si voglia. Il cicloturista che molto
pedala e molto si ferma per fotografare
ed ammirare la natura, poco vede della
città in cui pernotterà. Tuttavia ci
siamo concessi un giorno di sosta a
Bonifacio, ed è quello che suggerirei a
chiunque, perché lo merita. Lo meritano
i vicoli della parte alta e lo merita
una gita in
vaporetto
all’Isola di Lavezzi, non fosse altro
per ammirare dal mare la bastionata
calcarea a strapiombo su cui è collocata
la città vecchia. Carine St. Florent,
Propriano e la parte vecchia di Bastia,
belle Sartene, Calvi e Porto Vecchio.
Anonime Ajaccio e Corte, almeno per
quanto mi è stato possibile vedere, ma a
mio parere poco importa, in Corsica si
va per tutto quanto sta al di fuori di
case e strade. E per chiudere il
discorso su centri e villaggi, tanto per
aggiungere dislivello laddove non ce ne
fosse stato abbastanza, la nostra
curiosità ci ha spinto a spazzolare
quasi tutta la Balagna nel corso della
seconda tappa: Belgodere, Speloncato,
Feliceto, Pigna, S. Antonino.Una bella,
faticosa e silenziosa alternativa alla
litoranea immersi nella campagna corsa,
una microregione fertile e pienamente
contrastante con l’asprezza tipica del
resto del territorio, affacciata sulla
litoranea che si estende da Ile Rousse a
Calvi, un susseguirsi di anse da
cartolina che culminano nella bellissima
baia di Algajola.
Del mare della Corsica c’è poco da dire,
l’Italia è la patria dei marofili per
eccellenza e tutti prima o poi vanno in
ferie o qui o in Sardegna, e se potete,
credetemi, non perdetevi la pace ed il
senso di profondo respiro che un
soggiorno in questa stupenda isola in un
periodo come quello scelto da noi offre.
Ed offre in particolar modo proprio
sulle spiagge, tutte indistintamente,
dalla punta del “dito” fino alle Bocche
di Bonifacio, tanto conosciute quanto
non serva che ve le elenchi una per una.
Spiagge che non hanno nulla da invidiare
alle ricercate sorelle tropicali, le
quali sono quasi sempre sigillate
all’interno di sintetici villaggi
isolati dal resto di un territorio
spesso monotono ma che quand’ anche
fosse ricco di spunti non si riesce a
vivere. Ed è proprio questo che
differenzia la Corsica dal resto delle
isole, l’impossibilità di annoiare il
turista, il riuscire a coinvolgerlo
nello spazio di un pugno di chilometri
dalla visita ad un borgo antico ad una
scalata di alta montagna, da una gita
nei boschi ad un bagno in lagune da
cinematografo, da zero a quota 2700.
Cicloturisticamente non la si
improvvisa, ma niente vieta di portare
la bici al seguito in auto e di
selezionare spezzoni delle nostre tappe
e tramutarli in gite di uno o due
giorni, anche perché la Corsica offre
una buona ricettività di pernottamento a
prezzi ottimi e per tutte le tasche,
senza dubbio più bassi di quelli
italiani. Provate, ne tornerete
entusiasti!
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