Un mix di tradizioni sovrapposte,
greche, arabe, normanne, italiche che si
fondono e si trasformano fino a
diventare un tutto unico. E’ il segreto
della gastronomia calabrese che rivela
tutta la storia di questa terra
attraversata nei secoli da popoli vicini
e lontani. Tutto il Mediterraneo ha
intrecciato qui i suoi sapori, spezie,
profumi. Terra e mare hanno elargito
ricchezze sconosciute altrove. Una terra
sfruttata intensamente fino a spremerne
succhi ed essenze. Un mare intenso dai
colori che sfumano continuamente e dona
pesci incredibili, minutissimi ed
enormi, argentei e violacei, guizzanti
sulle bilance antiche nei mercatini in
mezzo alla strada. All’ora del tramonto
sul molo di Amantea si incontrano i
pescatori che sono rimasti in mare tutto
il giorno e tornano a portare a riva
sgombri, acciughe, “rosamarina”,
gianchetti e saraghi. Visi incavati,
pelle scura bruciata dal sole, occhi
brillanti che vengono dall’Arabia e
dall’Africa mediterranea, che parlano di
briganti e novelle di mare. A pochi
metri di distanza, allontanandosi dalle
bancarelle sul molo, si va alla scoperta
di sapori di terra: pomodori giganti di
Belmonte, olive verdi e nere, origano,
peperoncini, ricotta e cagliata fresca
di pecora, salami e soppressate
piccanti. Amantea, cittadina calabrese
di nobili origini, signorilmente
adagiata sul cocuzzolo del monte,
intorno ai resti di un grandioso
castello, ha un mercato giornaliero che
fu fondato nel 1492. E serviva
inizialmente tutti i paesi della zona.
La sua posizione la colloca idealmente
tra i monti e la costiera che lega
Cosenza e le direttrici della Campania e
della Puglia.
Ancora oggi Amantea, “amabile” come
nella radice del nome, ma anche
“fortezza” dall’arabo Al- Manthià, gode
di una posizione eccellente sul mare
Tirreno e in estate triplica la sua
popolazione consueta. Ma l’effetto più
intrigante lo riserva nelle altre
stagioni, quando la cittadina é
tranquilla, la spiaggia deserta ospita
poche barche capovolte e la luce tersa
dell’inverno delinea come un presepe i
contorni del centro storico. Pietre
gialle e rosa, mattoni scavati, portali
cinquecenteschi, cornicioni imponenti,
balconi orgogliosi di ghirigori in ferro
battuto si scoprono passeggiando sul
corso e nei vicoli del centro storico.
Ma ci si imbatte anche in estrosi
atelier di artisti che hanno riscoperto
Amantea come cittadina ispiratrice di
una sognante creatività. Pedrito, ad
esempio, ha fatto questa scelta: dopo
alcuni anni trascorsi negli Stati Uniti
è tornato per abitare l’ala di un
palazzo affacciato dall’alto sul mare,
pieno di sole e di luce, trasformato con
colori pazzi, collage di giornali,
raccolte di teste di pietra e totem di
legno, nel più bizzarro dei laboratori.
I vecchi palazzi rivivono così di vita
nuova, come il Convento delle Clarisse,
all’inizio abbandonato e trascurato dopo
l’esproprio napoleonico e poi recuperato
splendidamente da un proprietario
generoso che ne ha fatto un ristorante
al top. Nelle sale o in terrazza si
gustano pietanze originalissime che
fondono le ricette tradizionali a sapori
orientali e un gusto sofisticato: pesce
spada al sesamo e pistacchio, cernia
gialla cotta nel sale con noci
infornate, zuppa di cipolle rosse di
Tropea con polpettine di dentice,
sfoglia all’uovo farcita con stoccafisso
di Mammola in salsa stufata di
pomodorini.
Le Clarisse tel.0982/42033
www.palazzodelleclarisse.com
Se questa é l’esperienza alta di una
gastronomia eccellente in un contesto
eccellente, c’è anche il piacere di
un’esperienza gastronomica rustica e
casalinga. Basta allontanarsi dal centro
di Amantea e andare a sud a pochi
chilometri verso l’entroterra. Vicino al
paese di Lago, tra boschi di castagni e
piante di rovi, è stato appena aperto
l’agriturismo Barone in una vecchio
podere restaurato che ricrea l’atmosfera
della casa di una volta.
Agrilupi Barone 0982/454544
pmuto@libero.it
- Travi in legno e mattoni a
vista, tavolate e tovaglie a quadretti,
un lungo porticato sotto il quale ci si
siede la sera a contemplare le stelle
luminosissime del Grande Carro e in
lontananza le luci delle Eolie. Sulla
tavola un tripudio di sapori: gnocchi al
sugo di agnello, costolette alla brace,
frittelle di melanzane, bruschetta di
funghi, broccoletti con salsicce,
pandolce di castagne, bocconotti al
mosto d’uva. E il piacere della gola é
accentuato dall’accoglienza della
famiglia Baroni che con la sua numerosa
dinastia di fratelli, cognati e cugini,
ha ideato questa struttura ricavata
dalla proprietà dei nonni. Così,
attraverso un pranzo in agriturismo, si
ripercorre la storia di una bella
famiglia e si riscoprono valori intensi
e tenaci, davvero esemplari. Che
riconciliano con le asprezze del Sud. E’
una Calabria diversa oppure è questa la
Calabria autentica che non affiora in
prima pagina e non fa scalpore? Un
contrasto stridente segna questa terra,
difficile e assolata, luminosa, forse
incomprensibile. Senso generoso
dell’ospitalità e diffidenza, paesi
idillici e tragedie improvvise, slanci e
ottimismo e statistiche preoccupanti.
Difficilmente decifrabile e definibile,
la Calabria si deve vivere giorno per
giorno in nome di piccole scoperte che
piano piano si compongono in un mosaico
complicato. Momento perfetto di incontro
la convivialità di un pranzo o di una
cena in compagnia. Non ci si alza senza
aver brindato tre o quattro volte alla
buona salute con un Rosso Savuto doc e
alla fine del pranzo con un liquore alla
liquirizia o un digestivo al bergamotto.
Non ci si allontana senza aver invitato
mille volte a casa propria per un caffè
o un dolce: le case e le tavole sono a
disposizione con una generosità che
commuove e sorprende. Come se il
calabrese sentisse il bisogno di
discolparsi di qualche difetto atavico e
dovesse dimostrare al mondo di non avere
colpe. Secoli di sudditanza, di
malversazioni, di sfruttamento hanno
prodotto un cortocircuito in cui la
povertà è colpa e l’arretratezza un
limite di cui chiedere scusa. Come si
dice da queste parti, “ad Amantea la
gente ti è amica prima ancora di
conoscerti”.
Poi ci sono gli incredibili scatti di
orgoglio che emergono improvvisi, anche
in contesti imprevedibili. Come nelle
“strine” popolari o stornelli di canzoni
che si tramandano oralmente,
accompagnati da fisarmoniche, organetti
e tamburelli. Maestra in questo genere
Paola Scialis offre uno spaccato della
sensibilità popolare nelle sue
performances originalissime dove recita,
balla e canta, viso fiero, occhi
allungati, vestito da “calabresella”.
Paola ripercorre nei suoi spettacoli,
allestiti spesso presso il ristorante I
Cappuccini di Belmonte, le storie feroci
di ribellioni, brigantaggio, fierezza
femminile, dignità senza cedimenti. Per
info tel. 339/6195901,
www.icappuccini.info
I piacere
dell’enogastronomia
Cominciamo con i prodotti più tipici
della stagione invernale. Primi in
assoluto i fichi secchi del cosentino,
nei quali é regina l’azienda Colavolpe.
“La nostra é una storia dolce” il suo
motto. Una storia dolce cominciata con i
nonni degli attuali proprietari agli
inizi del ‘900. La sede dell’azienda a
Belmonte Calabro Marina, spande intorno
un profumo inconfondibile che guida
dritti dritti al laboratorio. Gli ottimi
fichi provenienti dall’area cosentina
già essiccati vengono infilzati ad uno
ad uno in un ramoscello di mirto e
aromatizzati a formare la famosa
crocetta. Ma alle crocette classiche si
sono ormai aggiunti nella produzione
Colavolpe anche i fichi ricoperti di
cioccolato, imbottiti con le mandorle,
aromatizzati con gli agrumi di Calabria,
oltre a tutte le varietà di agrumi a
loro volta preparati in spicchi
ricoperti di cioccolato e aromatizzati.
Colavolpe tel.0982/47017,
www.colavolpe.com
Un olio extravergine eccellente ricavato
da ulivi nel territorio di Cleto, a
Marina di Savuto: qui ha sede l’azienda
Longo, che è anche frantoio oleario, con
i terreni disposti a cavallo del fiume
Savuto e del torrente Torbido, su
un’estensione di 200 ettari. Nei prati
pascola un gregge di 100 ovini da cui
ricavare formaggi e ricotte. Nella
cantina viene prodotto il Savuto doc,
imbottigliato in una sede a parte.
Uno dei prodotti marini più tipici della
zona é la “rosamarina”, o bianchetto, o
caviale del sud, è pesce azzurro di
millimetriche dimensioni che di solito
viene pescato nei mesi da febbraio ad
aprile, quando la presenza é più
abbondante e il mare è calmo. Per
pescarlo si utilizza una rete chiamata
u’sciabachiellu che trascina le
piccolissime prede. La rosamarina si può
consumare cruda o appena pescata con
olio, limone e prezzemolo, oppure con
l’aggiunta di peperoncino piccante.
Ma il pesce calabrese si consuma in
maggiore quantità conservato. L’attività
della salagione, cioè la conservazione
dei pesci é importantissima e diffusa.
Alici e sarde appena pescate vengono
poste sotto abbondanti strati di sale,
dopo essere state lavate, scapate ed
eviscerate. Le due aziende Ganci e
Morelli di Amantea sono specializzate in
queste attività. I principali prodotti
offerti sono alici sotto sale con
peperoncino, i filetti di alici in olio
d’oliva, il bianchetto di Calabria,
salse al profumo di mare.
ganci.antonio@tiscali.it
info@morellisnc
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