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Strade d’Irlanda

di Carlo Ferrari

 

E’ finita. Inizia nella mia memoria il film di questa emozionante avventura, chissà perché ma in questo istante non salirei in sella per un chilometro. Ma Enzo, fido compagno e trascinatore nelle tappe più dure vuole finire alla grande. L’autobus per l’aerostazione ha il sapore dell’onta per chi ha tirato 80 chilometri nella tempesta del Connemara e ha bruciato d’un colpo la salita di Conor Pass, per lui il viaggio deve finire laddove si decollerà. Grazie a Dio che le bici non galleggiano.
D’accordo che 10 chilometri sono decisamente “poca roba”, ma quando non sei in trappa diventano eterni, ed il tempo se ne va tutto in rimembranze e superlativi, e Dio solo sa per quanti giorni ne avremo.
Caso unico lo steward è lo stesso di una nostra precedente avventura, ci riconosce e commette l’errore di intervistarci, a tal punto che per mollarci ci trasferisce in coda e ci rimpinza di ogni bontà, di piatto e di bottiglia per la gioia di quel golosastro di Enzo.
Ma si sa, il viaggiatore viaggia per il piacere personale ma anche per piacere di tramandare quanto ricevuto dai suoi pellegrinaggi, convinto com’è di riuscire a contagiare della sua passione il più chiattone degli interlocutori. E quando parte la giostra di certe emozioni è duro fermarla, e credetemi, questi 21 giorni di emozioni ce ne hanno regalate in quantità sufficienti da poter definire questa scarriolata con un solo aggettivo: grande. E grande è tutto quanto abbiamo trovato nell’isola di smeraldo, senza falsa retorica ed inconscia supervalutazione di quanto hai fatto solo per il fatto che è il frutto della tua fatica. Pedalare per credere!
Per credere che qui alberga la gente più semplice e cordiale che si possa incontrare. Sempre allegri e loquaci, buoni da morire. Quando glielo dici si stringono nelle spalle, allargano il sorriso e rispondono che il segreto sta semplicemente nell’essere … irlandesi! Ti fermi per chiedere informazioni di percorso e ti coinvolgono in una vera e propria intervista col finale volto ad accertarsi del tuo stato di soddisfazione nei riguardi di luoghi e soggetti.
“Il Signore ci ha dato una terra ricca di pioggia, ma ci ha messo noi ad arricchirla di allegria”, mi ha detto un anziano al tavolo di un pub di Clifden il giorno che buscammo 80 chilometri di doccia su 92 percorsi, ed è vero.
Che tu faccia sosta in un ostello o in un B&B sei immediatamente “di casa”. Sarà anche vero che il cicloviaggiatore si porta sempre appresso un misto di fascino e di curiosità, ma riescono molto bene a farti sentire l’ospite di riguardo, specie quando dalla pantagruelica colazione dei B&B ti scivolano nelle borse un notevole rifornimento per la giornata.
E se per caso ti trovassi nel bel mezzo di una serata danzante come è capitato a noi alla “Monroe’s tavern” di Galway i casi sono due o scappi o balli, senza tanti formalismi, e magari ci scappa pure che ti applaudano e ti porgano una pinta di Guinness.
Il più piccolo e sperduto paesino ha il suo pub, centro di aggregazione serale per tutti e per tutte le età, con l’immancabile “band” di musica celtica ed il barista indaffarato a colmare boccali sempre vuoti. Grazie a Dio sai che il giorno dopo ti aspettano altri chilometri e scappi al momento opportuno, perché “l’onda” sarebbe sempre quella giusta.
Popolo orgoglioso delle proprie radici, con i cartelli segnaletici in doppio idioma gaelico – inglese, quel gaelico che tutti ti diranno essere la vera lingua confinando l’inglese a “political language”, e che nelle scuole costituisce addirittura materia di studio.
Popolo con la più sobria e bella gioventù che possa esistere: tradizionalista come si conviene a chi abbia una storia di cui andare orgoglioso ed un’identità da tramandare, e moderna come si conviene a chi sappia vivere bene e con profitto il proprio presente.
Gioventù pratica all’eccesso: talvolta pare escano di casa dopo essersi vestiti al buio, ed i numerosi negozi di rigattiere sono sempre affollati di qualcuno in cerca di qualche cosa. Piazzarsi lungo le isole pedonali guadagnandosi qualche sterlina suonando il proprio strumento non è certo un disonore, e posso assicurarvi che i “buskers” di quassù sono tra i migliori che abbiate mai incontrato.
Suonare e cantare è un fatto di cultura. Fatevi una passeggiata per il “Temple bar Dublin’s cultural quarter,”dove una volta c’erano solo palazzi fatiscenti, poi Dublino lo regalò ai giovani, che cambiarono il grigio dei muri con colorati graffiti e cominciò a popolarsi di una fauna composta da pittori, attori, musicisti, ed oggi è una cittadella della cultura. Un popolo libero, creativo come solo la gente libera sa essere. Popolo dove spesso il tempo pare essersi fermato.
Non soltanto nelle gelose tradizioni, quanto in tante piccole cose, in tanti piccoli scorci, oggetti, angoli delle case, piccoli empori; un trattore, una casa nel Connemara con il tetto di paglia, un fuoco di torba, il negozio di quel paesino del Donegal che insieme funge da tutto un po’, con ogni cosa per ogni dove, in un disordine impressionante.
Sicuramente la meteo particolarmente amica (solo quattro giorni di pioggia) ci ha presentato un quadro particolarmente entusiasmante dal punto di vista paesaggistico, l’erba è di un verde tale che viene letteralmente accesa dal sole, e quelle scogliere incise di netto come da mano d’uomo, ti amplificano il senso d’infinito dell’oceano. Ma credetemi, parola di viaggiatore, la bellezza di un luogo è data da chi lo abita, per questo il paradiso si chiama così. E la gente d’Irlanda è il patrimonio più grande questa isola così ingiustamente martoriata nel passato da guerre, carestie, e vessata per secoli da un colonialismo inglese che nel bellissimo Nord Ovest assume ormai i toni del più risibile anacronismo. Oggi così giustamente desiderata e amata da chi, come noi, ha provato a pedalare fino al centro del suo cuore.

 

 

 

NOTIZIE UTILI

Quando andare:
Giugno e non oltre metà Luglio. Giornate lunghe, pochi turisti, voli economici, ostelli e B&B sempre disponibili, periodo più secco dell’ anno.
Come arrivare:
Buone tariffe sono offerte da AIR FRANCE (tel. 848 884466) che da ben dodici scali italiani collega con Dublino via Parigi e non applica sovrapprezzo al trasporto bicicletta.
Cosa portare:
Assolutamente borse a tenuta stagna, come le SCI-CON waterproof. Occhiali leggeri ed allo stesso tempo con lenti che diano il meglio sia sotto il sole, sia con tempo nuvoloso, come i REVO 4011 polarizzati.Soluzioni saline come il Fit-Aktiv MULTIPOWER. Integratori come il Pepto-pro MULTIPOWER. Abbigliamento atto a superare anche giornate attorno ai 10°C e con pioggia, il nostro corredo NORTHWAVE si è dimostrato perfettamente all’ altezza della situazione.
Indirizzi utili:
Ente Turistico Irlandese, Via S. Maria Segreta, 6 - 20123 MILANO, tel. 02-8690541
info@tourismireland.com  - www.irlanda-travel.com  - www.discovernorthernireland.com
www.irlandando.it

 

 

 

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