Sotto il Monte Cofano la caverna Scurati
a Custonaci(Trapani) abitata 10 mila
anni fa dall’Homo Sapiens e fino all’800
dai valligiani, ospita ogni anno da
luglio a settembre il ”Museo Vivente”
etno-antropologico della civiltà
contadina”e da Natale all’Epifania il
“Presepe Vivente”
Ai
piedi dell’imponente massiccio del Monte
Cofano, nei pressi di Custonaci
(Trapani) c’é una gigantesca
grotta-villaggio delle meraviglie, forse
unica al mondo nel suo genere sia per le
millenarie vicissitudini sia per
l’attuale utilizzo.
Abitata e “arredata” dall’Homo Sapiens
oltre 10 mila anni fa, la caverna
Mangiapane é stata saccheggiata dai
primi paleontologi e archeologi
stranieri nell’Era moderna, infine
abitata in continuazione dai valligiani
ed artigiani fino all’800.
Oggi rinasce a vita in due lunghi
periodi dell’anno, l’estate e il
natalizio, per iniziativa della
benemerita Associazione culturale”Museo
Vivente” di Custonaci. Le due maggiori
manifestazioni annuali sono
rispettivamente “Il Museo vivente” (dal
1° luglio all’11 settembre) ed
il”Presepe Vivente” (da Natale
all’Epifania).
Reperti preistorici
A differenza di iniziative entnologico -
museali estere, la ciclopica grotta
villaggio preistorica ed il contiguo
terreno conservano le originali botteghe
ed abitazioni miste
abitative-artigianali di fine Ottocento
con tutti gli arredi e strumenti di
lavoro originali.
Andato invece completamente disperso
agli inizi del 1900, é il patrimonio
preistorico di reperti lavorati dai
nostri lontanissimi antenati. La
spoliazione é coincisa con la scoperta
della grotta da parte dallo speleologo e
paleontologo francese Raymond Vaufrey”,
che allora definì l’antro “la Galleria
degli Uffici della preistoria”. Oggi
quelle preziose testimonianze sono in
massima parte conservate nel Museo
Etno-antropologico di Parigi e le
restanti nel Museo Pepoli della città di
Trapani.
Ci si chiede come la caverna Mangiapane
creatasi naturalmente nel cuore della
montagna e resa abitativa dall’Homo
Sapiens abbia potuto ospitare nella
notte dei tempia e ancora nei millenni e
secoli successivi un’intera e autonoma
comunità con tutte le abitazioni, le
cucine, gli ambienti e gli strumenti di
lavoro nonché gli animali da cortile e
da campagna. E il tema della capienza
vale ancor più oggi quando decine e
decine di persone tornano a lavorarvi
per offrire a centinaia di visitatori
d’estate e d’inverno banchetti, danze,
dimostrazioni, rievocazioni storiche e
funzioni religiose.
Antro ciclopico
Premesso che ancora durante la seconda
Guerra Mondiale la caverna-villaggio
Mangiapane ospitava una popolazione
stanziale di un centinaio di anime
(famiglie di pastori e artigiani) e
qualche indispensabile bestia da lavoro
o da latte, ecco le dimensioni del
singolare stanziamento umano. La caverna
é lunga 70 metri, alta ad imbuto
rovesciato qualche decina e larga 13
metri. Come sfogo all’esterno qualche
piccola baracca . Una ospitava il
frantoio per le olive con relativo
motore, cioè l’asino, altre gli
scalpellini, gli artigiani del legno o
del marmo, il calderaio, e i sediaioli.
Ora tutto ciò rinasce alla grande nelle
due grandi rievocazioni d’estate e di
Natale.
Nell’ambito del programma estivo, a
margine dei banchetti di cucina tipica e
degli aspetti ludici (balli e danze)
abbiamo potuto incontrare sul lavoro in
grotta o nelle baracche esterne gli
artigiani del passato, che producono
ancor oggi per nicchie di mercato:il
quararu (ramaio) Luigi Schiavo, intento
a martellare nel suo locale in caverna
con la maestria di un orafo un
bellissimo bacile portafiori che
probabilmente finirà in un costosissimo
negozio del Nord’Italia. A ridosso della
grotta, Andrea Pace e Vito Majorana sono
intenti a preparare la treccia di palma
nana con cui confezionare poi cappelli o
il piano delle sedie di paglia. Più in
la uno scalpellino è intento a sbozzare
un lavello in marmo (la cave di Sicilia
con quelle di Toscana primeggiano in
Europa per i marmi di qualità) A due
passi Nino Latorre sta plasmando argilla
per vasellame, che poco oltre, previa
cottura, la pittrice Anna Spada
dipingerà a motivi floreali. La catena
d’artigianato tuttora valido prosegue
con Giovanni Foderaro, bottaio. Una
rassegna di arti e mestieri che dovrebbe
insegnare molto più dei libri ad una
attenta scolaresca.Tutti questi scampoli
di vita e lavoro del passato,valide però
tuttora, comprese feste, banchetti,
danze, gastronomia tipica ed artigianato
rivivono nell’area della grotta delle
meraviglie per buona parte dell’anno.
La brigata volontari
Le iniziative di recupero della
grotta-villaggio e l’utilizzo
praticamente continuo del “villaggio”
nonché l’organizzazione e gestione dei
programmi profani e religiosi hanno del
prodigioso. Ciò soprattutto se si
considera che tutti i membri
dell’Associazione culturale “Museo
Vivente” e Presepe Vivente di Custonaci,
a cominciare dal suo presidente, dottor
Antonino Battiato, titolare di una
farmacia di Custonaci, vi si dedicano a
titolo di volontariato… A parte
l’autorevolezza e il carisma personali,
e l’adesione entusiasta della sua
brigata di volontari d’ogni classe ed
esperienza e nonché delle forze locali,
é partito con un’esatta valutazione
delle future possibilità di sviluppo del
territorio e dell’adeguatezza del
comparto alberghiero. La caverna delle
meraviglie non é il solo richiamo,
storico, culturale e paesaggistico di
Custonaci. Fanno da attrazione intorno
al massiccio del Monte Cofano altre mete
eccezionali.
Verso nord oltre la montagna sono la
spiaggetta ed il limpido mare di Cala’mpiso
(la Cala dell’Impiccato). Oltre uno
sperone di roccia é San Vito lo Capo, il
cui territorio é ricco di altre grotte,
alcune abitate dall’Homo Sapiens tre
decenni prima ancora dell’uomo
preistorico della Mangiapane a Custonaci.
Pochi chilometri in là ed ecco un’altra
meta unica in Italia per numero di
cavità naturali e per la varietà della
sua fauna ittica: la stupenda Riserva
naturale dello Zingaro, invidiataci
anche all’estero, nel cui cuore, tra
altre minori, sono l’eccezionale Grotta
dell’Uzzo e le Grotte dell’Insulidda
(paleolitico superiore da 40 mila a 10
mila anni fa, con disegni e pitture
rupestri di cervi, figure umane, il
sole, un’imbarcazione, nonchè la Grotta
dei Cavalli.
I colori di Mario
Sironi
Altri stupendi scorci paesaggistici
fanno corona a Custonaci. Nelle
vicinanze è l’ Hotel Ristorante Cala
Buguto (una tipica costruzione rurale
siciliana trasformata in elegante
albergo moderno con camere ad ingresso
indipendente ed ogni moderno comfort.
Oltre alla cucina tipica ed una pace
assoluta, offre tutt’intorno un’
incantevole panoramica a tutto tondo. A
meridione é il mare di Cornino (bandiera
blu d’Europa per le sue acque
cristalline) e, issata su una cima,
spicca Erice, la città della Scienza. A
settentrione é la riserva naturale del
Monte Cofano, paradiso di piante, erbe,
fiori con e il suo imponente massiccio
montagnoso.
L’Hotel Buguto al tramonto ci riserva un
inatteso, eccezionale ed intrigante
spettacolo dal quale é impossibile
staccare l’occhio: una gigantesca
scenografia naturale degna in tutto di
un sipario teatrale dipinto da Mario
Sironi. Solo che qui é disegnato sulla
parete rocciosa del Cofano a pennellate
orizzontali parallele in diversi
colori...
In basso è il bianco del granito scavato
dall’uomo, a metà parete é il verde
della vegetazione ancora vergine e verso
la cima il rosso del sole calante. Unica
differenza: le tre “pennellate”,
rispetto ad una scenografia teatrale,
sono lunghe centinaia di metri e alte
almeno una decina ciascuna.
Nell’insieme, un’indimenticabile opera
d’arte naturale.
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