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Zampogne e pastori lungo i tratturi del
Molise
di Franca Dell’Arciprete Scotti
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che l’imperatore Nerone fosse un
appassionato di zampogne. Tanto che
Svetonio lo definì “utricularius”. E gli
affreschi di Pompei confermano la
diffusione di questo strumento musicale
che probabilmente da tempi remotissimi
era diffuso e popolare in tutta l’area
del Mediterraneo. Costruita con un otre
di pelle di pecora e canne di legno, la
zampogna è il classico strumento a sacco
che consente di ottenere un suono
modulato e continuo per mezzo della
riserva d’aria accumulata. Passata
attraverso i secoli con innumerevoli
variazioni oggi la zampogna ha per noi
un suono stagionale, legato al mese di
dicembre, le prime nevi ed il Natale. E
infatti è questo il mese in cui i
crocicchi e le piazze delle città si
riempiono di zampognari con il loro
folkloristico costume fatto di mantello
nero, cioce ai piedi e cappellaccio a
nastri. Il loro viaggio invernale verso
le città parte da una regione poco nota,
il Molise e da un paesino, Scapoli, in
provincia di Isernia, tra il fiume
Volturno e la catena delle Mainarde. Qui
è aperto da una decina d’anni un Museo
della zampogna, piccolo e originale,
voluto con tenacia e gestito con
passione dall’ Associazione Culturale
Circolo della Zampogna (aperto tutti i
giorni 9-12; 16-19, per mezzo di
volontari e con offerta libera). Pive,
cornamuse, bombarde, ciaramelle sono
presenti qui, con circa 60 esemplari di
tutte le terre e di tutte le tradizioni.
Ma, come sostiene Anna Maria Caccia,
responsabile del Circolo della zampogna
“questo non è un museo completo, perché
questi strumenti musicali erano di
pastori e di gente semplice. Difficile
conservarli in buono stato: finché si
poteva, si accomodavano, poi erano
buttati via”. Nel museo sono presenti
pezzi regalati da strani donatori: una
signora russa sposata ad un molisano,
contadini pugliesi orgogliosi di un
modello originale, un nobile scozzese
che regala la cornamusa simbolo del
clan, legata al privilegio di suonare
alla presenza del re. Il 1600 ha segnato
l’epoca d’oro per la fortuna di zampogne
e zampognari: i bellissimi presepi
napoletani, veri capolavori dell’arte
popolare secentesca meritavano l’onore
dell’accompagnamento musicale. Otto
giorni prima dell’Immacolata e otto
giorni prima della vigilia di Natale,
gli zampognari partivano da quella che
era chiamata Terra di Lavoro, tra il
Molise, il Lazio e la Campania per
raggiungere i palazzi delle grandi
città, dove venivano ospitati davanti al
presepe. Il loro cammino rituale nel
mese di dicembre doveva ricordare il
cammino dei pastori verso la grotta al
seguito della cometa. Oggi partono da
Scapoli, da Castelnuovo, da
Fontecostanza, una piccola frazione dove
ancora rimangono poche botteghe di
artigiani costruttori di zampogne. Sono
piccoli ambienti ricavati dai granai o
dalle stalle dove lavorano i maestri
zampognari Luciano Di Fiore, Gerardo
Guatieri, Luigi Ricci: occorre una
settimana per avere una zampogna,
accordata perfettamente a orecchio, in
legno di ciliegio o di olivo e pelle di
capra rovesciata. Andare a visitare il
Museo della zampogna di Scapoli in
Molise vuol dire scoprire un mondo
ancora sconosciuto. Per esempio il
grande tratturo, “silente” fiume verde
di cui parla D’Annunzio che si può
vedere in tutta la sua ampiezza vicino a
Pietrabbondante, a Carovilli, a
Pescolanciano, a Nord di Isernia. Anche
il tratturo, come le zampogne, ricorda
il mondo della pastorizia e della
transumanza, che vedeva imponenti
spostamenti stagionali di uomini e
greggi su percorsi secolari tracciati
tra i monti e la pianura. Certo, non è
facile oggi immaginare quella cultura
errabonda della transumanza, con le sue
regole ferree, le soste obbligate,
belati e scampanii. Per farla rivivere è
meglio percorrere a cavallo questo mondo
che appare deserto e silenzioso. Due
aziende di agriturismo della zona
organizzano viaggi da due a sette giorni
per scoprire a cavallo il territorio
degli antichi tratturi, segnato da
taverne, cippi, chiese,
vecchie
dogane. Un mondo remoto affiora anche in
una bellissima chiesa isolata nella
campagna alle sorgenti del fiume
Volturno: è la secolare abbazia di San
Vincenzo di origine carolingia, posta
sotto la giurisdizione dell’abate di
Montecassino (orario 10-11,45; 15-17,30,
domenica 10-12,15-17 tel.0865/95100).
Suggestiva al tramonto, in fondo ad un
viale di cipressi, l’abbazia accoglie i
visitatori attraverso la voce gentile e
sorprendente delle suore benedettine
americane che oggi la abitano. Per
visitare la chiesa attuale e l’area
archeologica è bene farsi accompagnare.
Se si è fortunati ci si può imbattere in
un accompagnatore d’eccezione,
l’architetto Franco Valente, autore del
volume “San Vincenzo al Volturno.
Architettura e arte” e collaboratore ai
restauri. In sua compagnia si
scopriranno i misteri dell’abbazia,
dalle rovine coperte di vegetazione e
ora riportate alla luce, alla
incredibile cripta dell’abate Epifanio,
scoperta casualmente nel 1932 da un
contadino precipitato in una buca. Gli
affreschi della cripta sono di
straordinario interesse, ma conservano
un enigma che si spiega solo alla luce
del Chronicon Vulturnense,
dell’iconografia bizantina,
dell’Apocalisse di San Giovanni. Così si
può capire la complessa simbologia dei
papaveri, delle aquile, del libro,
dell’angelo, della luce. Un mondo
intero, che ha radici lontane nel
monachesimo orientale, è racchiuso in
questa cripta di un’abbazia isolata ai
piedi delle montagne. Il breve viaggio
in questa zona del Molise si deve
completare con una visita alla cittadina
di Venafro, importante nodo viario che
collega l’Abruzzo alla Campania. I poeti
latini Orazio e Marziale avevano
celebrato Venafro per la salubrità
dell’aria e l’incantevole ambiente
caratterizzato dagli olivi che davano un
olio finissimo. Oggi Venafro appare
arroccata in bella posizione intorno al
castello Pandone, di epoca longobarda,
con rimaneggiamenti successivi. Come
molti castelli del Molise, fu eretto
contro le invasioni saracene per decreto
dei principi longobardi che dominarono
nel 9° secolo sul territorio del Ducato
di Benevento. Dopo varie modifiche e
l’aggiunta di torrioni circolari,
feritoie e camminamenti, il castello di
Venafro assunse l’aspetto di un palazzo
rinascimentale sotto la potente famiglia
Pandone. Per assaporare al meglio
l’atmosfera di una cittadina abitata un
tempo da grandi famiglie feudali,
bisogna fare l’esperienza di sostare
qualche giorno nella Dimora del Prete di
Belmonte, un palazzo di origine
rinascimentale restaurato in stile
neoclassico intorno al 1860. I padroni
di casa accolgono gli ospiti nelle
stanze arredate con mobili d’epoca, i
salotti dalle preziose tappezzerie, gli
affreschi del “giardino d’inverno”, la
scalinata scenografica e monumentale e
soprattutto con la cordialità e la
tranquilla semplicità dei signori di una
volta.
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NOTIZIE UTILI
Dove dormire e mangiare
Dimora del Prete di Belmonte, via Cristo
49, Venafro tel.0865/900159, palazzo
nobile di origine rinascimentale, camere
arredate con mobili d’epoca, saloncini,
grande terrazza e giardino interno;
Hotel Dora, S.S. Venafrana, Km 24,6
Pozzilli, tel.0865/908006; hotel La
Tequila, Isernia, tel.0865/412345;
Ristorante La Canonica, Centro storico
di Colli a Volturno, tel. 0865/957367;
grande tradizione molisana conservata
dalle tre socie che gestiscono
direttamente il ristorante: gnocchi ai
funghi porcini, ravioli alle erbe,
tagliolini ai fiori di zucca, zuppa di
sagne e fagioli, agnello alla brace,
lombatina di maiale con le castagne,
“abbuoti (fagottini di agnello avvolti
nelle budelline), involtini di melanzane
e mozzarella, peperoni gratinati;
Agriturismo Costantini, via Provinciale
1, Rocchetta al Volturno, tel.
0865/955056; salumi e formaggi di
produzione propria;
Agriturismo Maranconi, loc. Maranconi,
Agnone, tel.0865/770361, zuppa di farro,
maccheroni alla chitarra, ricotta
salata, salame al tartufo;
Poker d’assi, via Mulino 6, Venafro, tel.0865/902198
maccheroni al lardo, pecorino e
peperoncino, treccia di mozzarella,
caciocavallo; Osteria “Ru Paravise”
Antica Porta Mercato, Isernia tel.
0865/414847, zuppa di fagioli, baccalà
in umido, agnello, panzerotti dolci.
Passeggiate a cavallo lungo il
tratturo:
Agriturismo Maranconi, loc. Maranconi,
Agnone, tel.0865/770361, cavallo, guida,
pernottamento in tenda o rifugi della
forestale o aziende agrituristiche;
spedizioni a cavallo per Capodanno;
Agriturismo Selvaggi Staffoli Horses,
S.P.Montesangrina, Km.1, Loc. Staffoli
Agnone tel.0865/77177, sette giorni a
cavallo in tenda, vitto e assistenza,
corsi specializzati di monta
all’americana
Per maggiori Informazioni:
www.regione.molise.it
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