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L’isola segreta della natura

di A. M. Arnesano foto di G.Badini

 

Il Madagascar può essere sicuramente definito come uno dei paesi più straordinari della terra, per almeno due motivi: la natura, assolutamente unica, ed i suoi abitanti, un mèlange etnico davvero incredibile. Cominciamo dalla natura. Quarta isola, per superficie, del mondo (grande quasi il doppio dell’Italia), il Madagascar è un rettangolo di 1.600 km, largo 500, che si trova nell’oceano Indiano di fronte alle coste del Mozambico. Sebbene a separarlo dall’Africa sia un braccio di mare di appena 400 km, con il continente africano ha ben poco da spartire da tutti i punti di vista, presentandosi come un habitat decisamente a sé stante. Tutto nasce dal fatto che questo micro continente in mezzo all’oceano si staccò dall’Africa e dal supercontinente del Gondwana ben 160 milioni di anni or sono, quando la geografia del pianeta era ben diversa dall’attuale e sulla terra dominavano ancora incontrastati i dinosauri, per cui flora e fauna hanno subìto nel tempo un’evoluzione autonoma e differente da quella di tutti gli altri continenti, con il risultato che un elevato numero di piante e di animali malgasci costituiscono dei veri endemismi, cioè non si trovano in nessuna altra parte. Mentre sono assenti tutti i grandi animali africani, sono endemici ad esempio i lemuri, le curiose proscimmie, i tenrec, insettivori simili al porcospino, il fosa, carnivoro assimilabile al puma, la gigantesca testuggine radiata, la gran parte di camaleonti, manguste, mammiferi, rettili (tutti innocui), anfibi, farfalle e uccelli, così come la maggioranza delle 12 mila specie diverse di piante, molte ancora da scoprire. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Per tutta, o quasi, la loro lunga storia piante ed animali hanno vissuto sovrani in un incontaminato laboratorio dell’evoluzione, o se preferite in un vero Paradiso Terrestre (come accadde alle Galapagos), privo dell’unica specie davvero nefanda per tutti, l’uomo, che compare sulla scena soltanto 2 mila anni fa. L’altra grande valenza del Madagascar è infatti costituita dai suoi abitanti, che non provengono – come ci si potrebbe aspettare – dalla vicina Africa, bensì dalle lontane Indonesia e Malesia a bordo delle loro fragili canoe a bilanciere tuttora in uso. I caratteri somatici dei malgasci, divisi in 18 tribù, risultano assai indefinibili, mescolando su un substrato sud asiatico elementi indiani, arabi, africani ed europei, giunti questi ultimi solo nel 1500. Diciotto etnie ma quattro denominatori comuni: la lingua, con parole lunghissime, l’abbigliamento, un unico pareo per uomini e donne, il carattere, calmo e sereno, e la cultura che si basa sui tabù, il culto degli antenati, i sacrifici rituali, l’astrologia e la superstizione. I primi immigrati, che introdussero i metalli, il baco da seta, maiali, polli e zebù, riso, cocco e agrumi, trovarono un’isola interamente ricoperta da vegetazione intatta, un vero Giardino dell’Eden. Oggi, con l’uso dissennato dell’agricoltura che brucia le foreste, almeno l’ 80 per cento delle piante è scomparso e con esse anche gli animali; uno dei paesi ecologicamente più ricchi del pianeta, con essenze uniche, si sta trasformando in uno dei più poveri ed improduttivi, complice anche un folle sviluppo demografico: ogni donna malgascia genera non meno di sei figli. Il Madagascar dovrebbe fornire un’eloquente lezione di gestione del territorio.

NOSY BE, L’ISOLA DAI MILLE VOLTI
Si specchia nelle calde acque del Canale del Mozambico e si trova a nord del Madagascar, ad appena un’ora di volo dalla capitale. Parliamo di Nosy Be, una delle isole più rinomate in quanto a bellezza e unicità dell’omonimo arcipelago. E’ considerata il cuore del turismo malgascio non solo per la presenza di alcuni alberghi, di cui un paio gestiti da italiani, ma soprattutto per aver conservato e difeso la sua natura selvaggia e incontaminata. L’isola, dalle spiagge incantevoli e immacolate (non fatevi rapire dalle ore più calde del giorno) alternate a minuscole baie deserte, offre ospitalità ad una numerosa colonia di fetonti coda rossa (i cosiddetti uccelli marini tropicali o uccelli del sole o dell’oceano), oltre ai lemuri (le simpatiche proscimmie che esistono solo in Madagascar) dalla coda ad anello; questi ultimi, quando al tramonto i colori diventano caldi e le tinte si attenuano, si aggirano liberamente tra i bungalow e le bancarelle del piccolo mercato di conchiglie. Tuttavia, oltre al fascino delle spiagge e del mare, anche l’interno offre non poche attrattive: piccoli villaggi di pescatori con le caratteristiche barche a bilanciere e le reti stese al sole, laghi di origine vulcanica, cascate e una foresta primaria dove vivono farfalle multicolori e mimetici camaleonti. E che dire del minuscolo capoluogo Hell-Ville con il suo pittoresco mercato, i negozi di artigianato pregiato, il museo oceanografico e un paio di discoteche dove si suona una sfrenata musica etnica? In barca poi si possono compiere escursioni giornaliere e approdare a Nosy Sakatia, l’isola delle orchidee selvatiche, piuttosto che a Nosy Komba, riserva dei lemuri e dove le donne offrono ai turisti le loro tovaglie ricamate a mano, oppure a Nosy Tanikeli, riserva sottomarina, o a Nosy Iranja, l’isola dove le tartarughe marine depongono le loro uova, oppure spingersi fino allo sperduto arcipelago delle Mitsio, un vero paradiso terrestre.



 

 

 

NOTIZIE UTILI

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel.02 34 93 45 28,www.deserti.viaggilevi.it) nel proprio catalogo “Deserti” propone in Madagascar un itinerario di 15 giorni in fuoristrada che si sviluppa attraverso i diversi habitat climatici e botanici. Si parte dalla capitale Antananarivo, sede di un ricco mercato artigianale e di spezie, e si scende attraverso gli altipiani centrali tra risaie a terrazzo toccando Antisarbè, famosa per la lavorazione di minerali e pietre preziose, Ambositra, centro artigianale del legno, la foresta pluviale del parco di Ranomafana, l’antica capitale Fianarantsoa, Ambalavao, dove si produce un papiro con fiori secchi incorporati, e il Parco dell’Isalo con le sue incredibili rocce erose. Attraverso una savana punteggiata da termitai e enormi baobab si raggiunge il mare a Tulear, città coloniale famosa per le sue belle conchiglie. Percorrendo il suggestivo deserto spinoso del sud disseminato di cactus si arriva alla riserva di Berenty, la cui foresta primaria ospita varie specie di lemuri, e infine le spiagge di Fort Dauphin, primo insediamento europeo, circondate da esuberante vegetazione tropicale. Partenze per piccoli gruppi da Milano per tutto l’anno, pernottamenti in hotel a pensione completa, guida italiana, quote da 3.650 euro. Possibilità di estensioni mare nello stupendo arcipelago di Nosy Be, oppure nella solitaria isola di St. Marie.
 

 

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