A
Siracusa come in tutta questa Sicilia
incantata, realtà e mito si fondono,
come miraggi agli occhi del viaggiatori.
Chiudi gli occhi e vedi ninfe, eroi,
semidei, li riapri e scopri fonti,
vigneti, spiagge assolate. Una terra che
racconta le sue stratificazioni a chi sa
ascoltare. E sa intravedere le radici
greche e poi gli insediamenti cristiani,
le chiese medievali, il trionfo
prepotente del barocco, il piacere di
vivere del nostro tempo. A Siracusa il
Duomo si apre nella splendida piazza
oblunga disposta scenograficamente:
colonne doriche del VI secolo sostengono
mura e capitelli medievali rimaneggiati
continuamente fino al 1700.
Nell’atmosfera particolarmente
suggestiva del tramonto e al calare
della notte la piazza illuminata fa
risaltare le superfici mosse di palazzi
sontuosi. Palazzo Beneventano del Bosco
rivela i fasti di epoche passate, ma
ancora attuali. Il barone Pietro Beneventano riceve con antica
signorilità: “Siamo amici dei principi
Ruffo di Calabria, che abbiamo ospitato
in un resort de charme appena aperto in
una nostra casa di campagna”. L’enoteca
invece é ospitata nei locali al piano
terra del palazzo di città, dove si
vende il Moscato di Siracusa prodotto
nel nostro feudo di Frescura” (info@casedelfeudo.it)
Al piano nobile i balconi sontuosamente
decorati hanno visto passare tutti gli
artisti del Grand Tour che dipingevano
da questi spazi la perfetta proporzione
della piazza. Di notte Ortigia,
illuminata da lampioni gialli su volute
di ferro battuto e mostri scolpiti nella
pietra, si anima con i nuovi locali
recuperati dalle modeste botteghe di
pescatori e macellai che offrono
esperienze luculliane. Come da Don
Camillo: gamberi rossi marinati con olio
di mandarino, gamberi di nassa e pomodorini di Pachino, fagottino nero
con scampi e salsa di ricci, tagliata di
tonno con marmellata di peperoni (doncamillo@estranet.it).
Un turismo più intrigante cerca
esperienze nuove: cultura, sapori,
ricordi in un territorio antico che ha
prodotto intelligenze e gusti. Un modo
per assaporare tutto ciò: enogastronomia
di eccellenza che coniuga cultura,
piacere, storia e sapori. A pochi
chilometri da Siracusa, in contrada La
Targia, il barone Pupillo, anche lui
produttore di un grande moscato di
Siracusa, accoglie in un’oasi di
campagna, vero solacium per il riposo
dello spirito. La tenuta appartiene alla
sua famiglia dal 1908, ma ha una lunga
storia che risale a Federico II: tra
glicini viola, alberi di arance, fichi
d’India e agavi si alza anche un mirto
antichissimo prezioso per la falconeria,
che risale all’epoca dell’imperatore.
Qui bere vino con fave fresche, torta di
scarola e pecorino é un rito per l’ora
della siesta (solacium@tin.it). Invece
al mercato mattutino di Siracusa si
passeggia tra ceste di polipi e di
peperoni arrostiti, fasci di cipollotti
e carciofi tenerissimi, ricotta fresca e
arance dorate. Tutta la Sicilia sta
vivendo un rilancio della sua
gastronomia di eccellenza. Nessuno
stupore in una terra che vanta cassate,
cannoli, primi piatti celebri, pasce
spada e verdure in gran varietà.
Eccellenza vuol dire oggi ad esempio
vino e cioccolato, secondo una moda che
invita agli abbinamenti insoliti.
Prodotti di nicchia entrambi, vengono
proposti come novità da scoprire. I vini
siciliani, Moscato di Siracusa, Moscato
di Noto, Cerasuolo di Vittoria ed Eloro,
che, per effetto congiunto di un
meraviglioso terroir e dell’intelligenza
di alcuni vignaioli, raggiungono la loro
massima espressione, hanno scelto la
strada della qualità, ricerca di Doc e
diminuzione della produzione. Con
l’organizzazione di Sicily Wine Travels
di Palermo, sotto l’egida
dell’Assessorato regionale
all’Agricoltura, a Siracusa è stata
appena presentata la Guida dei Vini
della Provincia di Siracusa, curata da
Salvatore d’Agostino e realizzata
dall’Istituto Vite e Vino della Regione
Siciliana. Una pubblicazione che ha il
merito di far conoscere il territorio
attraverso le produzioni vitivinicole,
offrendo due itinerari diversi (il
bianco e il rosso) che racchiudono la
complessità di un territorio unico nel
suo genere. Il vino ci porta al
territorio limitrofo di Ragusa e
all’altra golosità della zona, il
cioccolato di Modica. Cioccobarocco. Il
gioco di parole è più che invitante e
riesce ad esprimere il senso di una
città che progetta il suo futuro
conservando il proprio passato. Che ha
radici lontane nel tempo, quando gli
spagnoli arrivarono nell’isola portando
con sé anche i meravigliosi prodotti del
nuovo mondo, primo fra tutti i semi
della pianta del cacao, da cui si
ottiene quello che gli Aztechi
chiamarono Xocoàtl. L’introduzione della
lavorazione del cacao in Sicilia ebbe
modo di integrarsi e fondersi con le
culture precedenti (araba e bizantina),
che avevano nell’utilizzo delle spezie
la peculiarità più evidente. Il
cioccolato modicano è così l’alimento
che meglio può esprimere questo incontro
tra mondi diversi e culture lontane,
definendo un gusto che non trova
confronti. Ancora oggi i semi del cacao,
importati dal Sud America, vengono
accuratamente lavorati a Modica. Il
processo è interamente artigianale:
dalla tostatura dei semi sino
all’impasto con lo zucchero semolato che
ne accentua la granulosità. Secondo la
lavorazione originale azteca del XV
secolo, fatta a freddo, il cioccolato
non raggiunge mai lo stato liquido, per
cui la sua consistenza rimane grumosa.
Nel morderlo sembra si sfaldi, in realtà
ci si accorge soltanto della sua
solidità. La pasta di cioccolato
ottenuta viene aromatizzata con le
spezie tradizionali come cannella,
vaniglia e peperoncino. Ovviamente
divieto assoluto di aggiunta di grassi
vegetali o di lecitine. Puro cacao,
genuino, frutto di un gusto antico e
immutato nel tempo, che ha fatto dire a
Leonardo Sciascia “di inarrivabile
sapore ... che sfiora l’assoluto”.
Una
recente testimonianza del rinnovato
interesse per il Cioccolato di Modica è
la nascita nel 2003 di un Consorzio dì
Tutela attivo per ottenere il
riconoscimento dell’IGP, al quale
aderiscono ben 17 realtà produttive. Tra
tutte ricordiamo almeno l’Antica Dolceria Bonajuto che recentemente,
durante Eurochocolate, ha festeggiato i
suoi 125 anni di attività in abbinamento
con un’altra azienda coeva e storica
dell’isola: la Cantina Pellegrino di
Marsala con il suo famoso marsala rubino
dal profumo intenso, fruttato e dal
sapore delicato, perfetto da sposare con
il cioccolato (www.bonajuto.it
www.carlopellegrino.it
compagnia@cioccolato.net
www.cioccolato.it)
Un intrigante appuntamento culturale
La mostra Futurismo in Sicilia mette in
luce gli intriganti rapporti che
legarono il Futurismo siciliano, pur
caratterizzato da una sua cifra
inconfondibile di solarità e cromatismi
mediterranei, alle altre espressioni del
Futurismo nazionale. Appaiono così
ancora di più la sua originalità e il
significato portante nella
modernizzazione dei processi culturali
della Sicilia e dell’Italia negli anni
tra le due guerre. Numerose sono le
sorprese riguardanti le opere in mostra,
come le gouches del 1927 di Renato
Guttuso. Catalogo di Silvana Editoriale.
“Futurismo in Sicilia (1914 -1935)”
Taormina - Chiesa del Carmine fino al 16
ottobre. Informazioni:
www.taormina-arte.com/futurismo
info@gate2taormina.com
Un’idea in più
Il Tour delle Eolie in caicco con
Ventaglio. A bordo di una “Goletta
Turca” di 24 metri, costruita
interamente in legno, dotata di 8 cabine
matrimoniali con servizi privati si
navigherà per 7 notti tra le
meravigliose acque che avvolgono le
isole Eolie raggiungendo Salina, Filicudi, Stromboli, Panarea e Lipari.
Al termine della crociera sarà possibile
prolungare il soggiorno presso i
VentaClub Capo Calavà o Fontane Bianche
sulla costa della Sicilia
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