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In bicicletta sulla strada dei Re

di Carlo Ferrari

 

Amman vale poco, magari qualche moschea, il teatro romano e niente più, troppo ingolfata di automobili, pochi gli spunti fotografici. Molto meglio Madaba, più tranquilla, raccolta, ci si ritrova sempre tutti nelle pittoresche strade e nei simpatici bar. Belle le sue botteghe degli artigiani, specialmente quelle dove vengono tessuti i tappeti che l’ hanno resa celebre, preziosi ed interessanti i suoi storici mosaici, piacevole la gita al Monte Nebo, ottimi gli alberghi e terribilmente fotogenica nei mille angoli di King Hussein Street, per non parlare del piacere della messa cattolica nella chiesa di S. Giovanni Battista, con tanta gente attorno da non crederlo possibile in un regno islamico.
Il piatto forte di un viaggio in terra hashemita è comunque Petra. Petra non si discute, come non si discute la severità ciclistica della King’s Highway in tutto il tratto Madaba, Kerak, Tafila, Wadi Mousa, con il superamento del muro del Wadi-Mujib che sa di tappone dolomitico. Non si discute per i giochi di luce che accompagnano non appena entrati nel “siq”, per l’emozione che si prova quando le pareti iniziano a fare spazio alla facciata del “tesoro” e ci si ritrova in anni di films e documentari visti in TV. La finezza, la precisione, la quantità impressionante di lavori portati a compimento coi mezzi di allora, le variazioni cromatiche dell’arenaria a tratti rossa a tratti striata col mutare d’intensità ed inclinazione della luce solare. La vastità e l’ubicazione del luogo, incollato a queste alte falesie celate da imponenti altipiani ed accessibile dall’anzidetto budello del “siq”, tanto preciso e coreograficamente perfetto da sembrare una montatura hollywoodiana. Linee verticali talmente belle e quasi sovrannaturali da tentare continuamente il mio occhio di alpinista nel cercarne impossibili passaggi.

Due giorni di tappe lunghe e dure
Due giorni come minimo, ma il terzo sarebbe ottimo per lasciare un attimo da parte i templi e dedicarsi alla escursione degli altipiani sovrastanti, altro mondo tutto da scoprire. Tappe lunghe, dure, a strappi, e noi abili a dosare e recuperare le forze. Le abbiamo dovute escogitare tutte. Ci ha dato una grossa mano la ben nota ospitalità giordana: militari, beduini, soggetti qualsiasi che, tra la curiosità e l’ammirazione per questi due arditi Italiani, hanno sempre offerto la classica tazza di tè con cui loro ingannano il tempo e noi accumuliamo preziosi liquidi. Nel deserto orientale i paesaggi sono stati terribilmente monotoni, piatti e scoloriti. Marciando fino al confine siro-israeliano ci si confonde volentieri con la nostra Umbria. Boschi, coltivazioni di fiori ed ortaggi e soprattutto oliveti si susseguono ininterrottamente spesso su curati terrazzamenti di calcarei muretti a secco. Ed in direzione sud non sono stati particolarmente ingaggianti fino a Kerak e da qui a Wadi-Mousa, con il ricordo più bello rappresentato dall’ accoglienza della gente nei villaggi che via via andavamo attraversando, salendo subito di intensità già dai primi tornanti della “Scenic Route”, dalla quale si saluta il vallone che conduce al “siq” di Petra e la catena montuosa che come un vero scrigno racchiude l’antica perla nabatea.
Il sole del mattino dipinge qui l’orizzonte di variazioni cromatiche che non saranno magari del calibro di quelle che il giorno dopo si contempleranno sulle dune di Wadi-Rum, ma vi assicuro non dimenticherete tanto facilmente i 20 chilometri tondi tondi in cui la strada sale sempre. E più si sale più l’ambiente si espande tra verdi prati ed orizzonti di cangianti colori sul deserto sempre più prossimo.

Architetture belle e imponenti
L’incrocio con la “Desert Highway” ed il suo frastuono di camions all’impazzata rompono il piacevole silenzio di cui si godeva sull’altipiano; il bivio per Rum, 46 velocissimi chilometri dopo, suona come un disco new-age dopo un’ora e mezza di heavy-metal. Da qui in poi ammirerete alcune delle architetture più belle ed imponenti che si possano immaginare, inframmezzate da sfondi dai toni forti e soprattutto cangianti, fantasiosi. Si comprende come il famoso colonnello T. E. Lawrence, passato alla gloria come Lawrence d’Arabia, fosse rimasto conquistato dal paesaggio del Wadi Rum. E non succederà di meno a chiunque, sul dromedario o su uno scassatissimo Toyota Land Cruiser anni ’70, si concederà per almeno un giorno alle sue piste. Da non mancare le città della Decapoli romana, Jerash ed Umm Qais, che nella mia ignoranza non avrei mai immaginato così interessanti. La prima è veramente fotogenica, completa e nel complesso molto ben conservata. La seconda è qualcosa di minore in tutti i sensi , soprattutto come estensione; ma l ‘ubicazione , con lo splendido panorama di cui si gode sul lago di Tiberiade, il Monte Tabor ed il Giordano, ne compensano il viaggio. Questi salti indietro nel tempo, questo fotografare immaginando nell ‘obiettivo le scene di una giornata qualsiasi di allora, questi ambienti legati alla vita di Gesù Cristo ed a tante lezioni che carpivano il mio interesse sui banchi delle elementari hanno poi da sempre un fascino particolare sul mio stato emotivo. Andate dunque in Giordania. E pedalate per credere!

 

 

NOTIZIE UTILI

Come arrivare - Il prezzo migliore è offerto da AIR FRANCE ( Tel. 848.884466) che collega più volte al giorno dodici scali italiani con Parigi, da dove si raggiungerà Amman senza sovrapprezzi nel trasporto al seguito della bicicletta.
Cosa portare - Vestiario da uscita estivo più un pile. Vestiario da ciclista estivo più un giacchettino antiacqua /antivento magari in gore-tex. Usare scarpe MTB/Trekking, ottime per pedalare e camminare allo stesso tempo. Noi avevamo le “Runaway”: ci abbiamo camminato dieci ore al giorno per due giorni nella visita di Petra. Gli occhiali da sole sono fondamentali specie nei deserti. Validi quelli in policarbonato polarizzato. Non dimenticare le soluzioni salino-vitaminiche, come il FIT-AKTIV MULTIPOWER. Munirsi di una buona polizza assicurativa.
Dove dormire - Il livello degli alberghi è buono, anche se vanno evitati quelli esageratamente economici. Amman vale quasi niente, meglio fare base a Madaba, al Black Iris Hotel, in Al Mouhafada Circle, fx 00962 05 3241959; costa 20 JD con una corposa colazione e bagno privato.
Dove mangiare - Ovunque si trovano ottimi ristoranti: non si spendono oltre i 6JD per un buon pasto con birra. Superenergetici i dolci con pistacchi, noci, nocciole, datteri immersi nel miele. Molto buoni per un pasto veloce i kebab, con verdure e carne di agnello o pollo nel tipico pane khobz, la versione più grande e pesante della nostra piadina.
Visti ed altro - Il visto si riceve in arrivo all’ aeroporto; costa 10 JD ed è valido 15 g. La moneta è il Dinaro Giordano, con cambio intorno a: 1 JD = 1,20 €. Prelievo di contante dai bancomat con il circuito “ CIRRUS”, diverse le case di cambio per il cambio del contante.
Per maggiori informazioni: www.see-jordan.com
 

 

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