Amman vale poco, magari qualche moschea,
il teatro romano e niente più, troppo
ingolfata di automobili, pochi gli
spunti fotografici. Molto meglio Madaba,
più tranquilla, raccolta, ci si ritrova
sempre tutti nelle pittoresche strade e
nei simpatici bar. Belle le sue botteghe
degli artigiani, specialmente quelle
dove vengono tessuti i tappeti che l’
hanno resa celebre, preziosi ed
interessanti i suoi storici mosaici,
piacevole la gita al Monte Nebo, ottimi
gli alberghi e terribilmente fotogenica
nei mille angoli di King Hussein Street,
per non parlare del piacere della messa
cattolica nella chiesa di S. Giovanni
Battista, con tanta gente attorno da non
crederlo possibile in un regno islamico.
Il piatto forte di un viaggio in terra
hashemita è comunque Petra. Petra non si
discute, come non si discute la severità
ciclistica della King’s Highway in tutto
il tratto Madaba, Kerak, Tafila, Wadi
Mousa, con il superamento del muro del
Wadi-Mujib che sa di tappone dolomitico.
Non si discute per i giochi di luce che
accompagnano non appena entrati nel “siq”,
per l’emozione che si prova quando le
pareti iniziano a fare spazio alla
facciata del “tesoro” e ci si ritrova in
anni di films e documentari visti in TV.
La finezza, la precisione, la quantità
impressionante di lavori portati a
compimento coi mezzi di allora, le
variazioni cromatiche dell’arenaria a
tratti rossa a tratti striata col mutare
d’intensità ed inclinazione della luce
solare. La vastità e l’ubicazione del
luogo, incollato a queste alte falesie
celate da imponenti altipiani ed
accessibile dall’anzidetto budello del “siq”,
tanto preciso e coreograficamente
perfetto da sembrare una montatura
hollywoodiana. Linee verticali talmente
belle e quasi sovrannaturali da tentare
continuamente il mio occhio di alpinista
nel cercarne impossibili passaggi.
Due giorni di tappe
lunghe e dure
Due giorni come minimo, ma il terzo
sarebbe ottimo per lasciare un attimo da
parte i templi e dedicarsi alla
escursione degli altipiani sovrastanti,
altro mondo tutto da scoprire. Tappe
lunghe, dure, a strappi, e noi abili a
dosare e recuperare le forze. Le abbiamo
dovute escogitare tutte. Ci ha dato una
grossa mano la ben nota ospitalità
giordana: militari, beduini, soggetti
qualsiasi che, tra la curiosità e
l’ammirazione per questi due arditi
Italiani, hanno sempre offerto la
classica tazza di tè con cui loro
ingannano il tempo e noi accumuliamo
preziosi liquidi. Nel deserto orientale
i paesaggi sono stati terribilmente
monotoni, piatti e scoloriti. Marciando
fino al confine siro-israeliano ci si
confonde volentieri con la nostra
Umbria. Boschi, coltivazioni di fiori ed
ortaggi e soprattutto oliveti si
susseguono ininterrottamente spesso su
curati terrazzamenti di calcarei muretti
a secco. Ed in direzione sud non sono
stati particolarmente ingaggianti fino a
Kerak e da qui a Wadi-Mousa, con il
ricordo più bello rappresentato dall’
accoglienza della gente nei villaggi che
via via andavamo attraversando, salendo
subito di intensità già dai primi
tornanti della “Scenic Route”, dalla
quale si saluta il vallone che conduce
al “siq” di Petra e la catena montuosa
che come un vero scrigno racchiude
l’antica perla nabatea.
Il sole del mattino dipinge qui
l’orizzonte di variazioni cromatiche che
non saranno magari del calibro di quelle
che il giorno dopo si contempleranno
sulle dune di Wadi-Rum, ma vi assicuro
non dimenticherete tanto facilmente i 20
chilometri tondi tondi in cui la strada
sale sempre. E più si sale più
l’ambiente si espande tra verdi prati ed
orizzonti di cangianti colori sul
deserto sempre più prossimo.
Architetture belle e
imponenti
L’incrocio con la “Desert Highway” ed il
suo frastuono di camions all’impazzata
rompono il piacevole silenzio di cui si
godeva sull’altipiano; il bivio per Rum,
46 velocissimi chilometri dopo, suona
come un disco new-age dopo un’ora e
mezza di heavy-metal. Da qui in poi
ammirerete alcune delle architetture più
belle ed imponenti che si possano
immaginare, inframmezzate da sfondi dai
toni forti e soprattutto cangianti,
fantasiosi. Si comprende come il famoso
colonnello T. E. Lawrence, passato alla
gloria come Lawrence d’Arabia, fosse
rimasto conquistato dal paesaggio del
Wadi Rum. E non succederà di meno a
chiunque, sul dromedario o su uno
scassatissimo Toyota Land Cruiser anni
’70, si concederà per almeno un giorno
alle sue piste. Da non mancare le città
della Decapoli romana, Jerash ed Umm
Qais, che nella mia ignoranza non avrei
mai immaginato così interessanti. La
prima è veramente fotogenica, completa e
nel complesso molto ben conservata. La
seconda è qualcosa di minore in tutti i
sensi , soprattutto come estensione; ma
l ‘ubicazione , con lo splendido
panorama di cui si gode sul lago di
Tiberiade, il Monte Tabor ed il
Giordano, ne compensano il viaggio.
Questi salti indietro nel tempo, questo
fotografare immaginando nell ‘obiettivo
le scene di una giornata qualsiasi di
allora, questi ambienti legati alla vita
di Gesù Cristo ed a tante lezioni che
carpivano il mio interesse sui banchi
delle elementari hanno poi da sempre un
fascino particolare sul mio stato
emotivo. Andate dunque in Giordania. E
pedalate per credere! |
NOTIZIE UTILI
Come arrivare - Il prezzo
migliore è offerto da AIR FRANCE ( Tel.
848.884466) che collega più volte al
giorno dodici scali italiani con Parigi,
da dove si raggiungerà Amman senza
sovrapprezzi nel trasporto al seguito
della bicicletta.
Cosa portare - Vestiario da
uscita estivo più un pile. Vestiario da
ciclista estivo più un giacchettino
antiacqua /antivento magari in gore-tex.
Usare scarpe MTB/Trekking, ottime per
pedalare e camminare allo stesso tempo.
Noi avevamo le “Runaway”: ci abbiamo
camminato dieci ore al giorno per due
giorni nella visita di Petra. Gli
occhiali da sole sono fondamentali
specie nei deserti. Validi quelli in
policarbonato polarizzato. Non
dimenticare le soluzioni
salino-vitaminiche, come il FIT-AKTIV
MULTIPOWER. Munirsi di una buona polizza
assicurativa.
Dove dormire - Il livello degli
alberghi è buono, anche se vanno evitati
quelli esageratamente economici. Amman
vale quasi niente, meglio fare base a
Madaba, al Black Iris Hotel, in Al
Mouhafada Circle, fx 00962 05 3241959;
costa 20 JD con una corposa colazione e
bagno privato.
Dove mangiare - Ovunque si
trovano ottimi ristoranti: non si
spendono oltre i 6JD per un buon pasto
con birra. Superenergetici i dolci con
pistacchi, noci, nocciole, datteri
immersi nel miele. Molto buoni per un
pasto veloce i kebab, con verdure e
carne di agnello o pollo nel tipico pane
khobz, la versione più grande e pesante
della nostra piadina.
Visti ed altro - Il visto si
riceve in arrivo all’ aeroporto; costa
10 JD ed è valido 15 g. La moneta è il
Dinaro Giordano, con cambio intorno a: 1
JD = 1,20 €. Prelievo di contante dai
bancomat con il circuito “ CIRRUS”,
diverse le case di cambio per il cambio
del contante.
Per maggiori informazioni:
www.see-jordan.com
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