Il
viaggio da Quito via isole Galapagos è
stato semplicemente stupendo; bomba o
non bomba, siamo arrivati anche a Baños,
1800 m. Ande ecuadoriane, porta per la
torrida Amazzonia, dove saltano subito
agli occhi le innumerevoli agenzie per
sportivi ed avventurosi di tutti i
calibri e di tutte le tasche: alpinismo,
rafting, parapendio, escursioni, jungle
trips, mountain bike. Mentre i miei
intrepidi soci battono agenzia su
agenzia, passo in rassegna gli annunci
delle escursioni in MTB, e la più
gettonata è proprio quella che da qui
porta a Puyo, prima città della selva
amazzonica; 950 m., 70 Km. di percorso.
Di primo acchito non dovrebbe essere
niente di faticoso, aggiungendo il fatto
che, a quanto si legge e si racconta, si
sviluppa in un ambiente grande e
scenico: la Valle del Rio Pastaza.
Avanzo la proposta e, per la modica
cifra di 4$ pro-capite eccoci consegnati
tre scintillanti velocipedi marca
pistola che in tutto e per tutto
somigliano a tre mountain-bikes, assieme
ad uno schizzo fotocopiato del percorso
che se vanno le bici può andare pure
lui. E’ considerata da tutti la strada
del bacino amazzonico superiore che
offre le vedute migliori e, già dai
primi tornanti (in discesa), ci cala in
un ambiente non indifferente. Dopo pochi
chilometri si incrocia la “Presa di
Agoyàn”, uno sbarramento che serve
l’omonima centrale idroelettrica, e da
qui si entra nella vera e propria gola
scavata dal fiume. A circa 8 Km. da
Baños incontriamo la cascata di Agoyan.
La copertura della carreggiata, dopo i
primi 4 Km. di asfalto modello
terzomondiale andante, è diventata
sterrata. Malgrado crei qualche problema
di polvere incrociando i coloratissimi
autobus locali, dal punto di vista della
guida è senz’altro migliore: ottimamente
livellata e con poche buche. Una
piazzola permette di fare sosta in un
bel punto panoramico per la foto di
rito, ed un paio di chioschi hanno in
vendita bibite e frutta per chi fosse
già a secco.
La pista supera una galleria lunga un
centinaio di metri, non illuminata ed a
senso unico. Per chi non se la sente di
pedalare al buio, consiglio di attendere
l’arrivo di un mezzo che con piacere e
divertimento seguirà illuminando il
percorso: ci sono abituati. A questo
punto inizierete sicuramente a
fotografare in ogni angolo la gola, con
il fiume che scorre a circa 200 m. più
in basso, con ai lati montagne d’erba
che superano i 3000 m. Una piccola
cascata, ma grande quanto basta per
coprire tutta la carreggiata, obbliga ad
una veloce doccia. A 12 Km. da Baños si
arriva a Rio Blanco, dove incontriamo la
cascata “Manto de la Novia”, visibile
sempre sul lato destro. I gestori dei
chioschi custodiranno dietro una mancia
volontaria le biciclette mentre
scenderete alla cascata per un sentiero
che porta ad un ponte sospeso a pochi
minuti dalla strada.
Sospesi
sul fiume come un io-io
Altri 3 Km. ci portano a San Jorge, dove
una rudimentale teleferica a fune, per
il modico costo di 1$ andata e ritorno,
porta al cospetto della cascata Chamana,
niente al confronto della sensazione di
essere appesi come uno jo-jo sopra il
fiume. Chiedete al macchinista di
fermare la corsa ai vostri cenni per
poter meglio fotografare. Nuovamente in
sella per altri 5 Km. per arrivare al
villaggio di Rio Verde dove, lasciati in
custodia i mezzi, un sentiero di
quindici minuti conduce al “Paillòn del
Diablo”, l’ultima e forse la più
imponente delle quattro cascate, con
tanto di ponte sospeso che permette di
avere visioni ancora migliori.
Lasciato Rio Verde, la vegetazione si fa
rapidamente tropicale: orchidee, felci
giganti, bromeliacee ricoprono le pareti
della gola che via via si fanno meno
ripide aprendosi verso il bacino
amazzonico. Rio Negro è circa a metà
percorso. Il clima si fa decisamente
afoso e un piccolo e fornito emporio è
un buon punto di sosta per rifornirci di
liquidi e solidi. Molti attendono qui la
corriera di ritorno per Baños, ma a
torto: d’accordo che il paesaggio perda
di imponenza, ma non certo di interesse
e fascino. Dpo il meritato rifocillo
eccoci nuovamente in sella. Circa 20 Km.
tra la foresta e si giunge a Mera, 50
Km. da Baños; qui le pareti si allargano
completamente offrendo una vista
mozzafiato sul Rio Pastaza. Incontriamo
un laboratorio di falegnameria. Il padre
con i tre figli, di cui il maggiore
forse avrà 14 anni, ci danno dentro. Il
raccolto dei pomodori è vicino, e le
cassette per contenerli sono un buon
affare. Come tutti coloro i quali sono
reduci da un’educazione scolastica
approssimativa, ci coprono di domande
relative al nostro paese: dove si trova,
quanto sta lontano, se si attraversa “il
mare”, se vi esistono i pomodori, come
si vive e soprattutto quanto guadagna
chi fa il loro stesso mestiere. Scene da
America Latina, utili ed importanti come
e forse più della Valle del Rio Pastaza.
Dopo pochi chilometri eccoci al
villaggio di Shell, posto di controllo
militare, dove registriamo i nomi su di
un registro che è tutto un programma e
presentiamo i passaporti per un timbro
ricordo. Salutiamo e via; Puyo è ormai a
tiro di sputo. Foto ricordo al cartello
di benvenuto alle porte della cittadina
e rapido scorrazzare per le sue strade,
compiaciuti di essere arrivati fino al
capolinea: per me ogni arrivo è sempre
un traguardo. C’è ancora spazio per una
visita alla “Casa de la Balsa”, un
grosso emporio/laboratorio dove vengono
eseguiti artigianalmente stupendi e
coloratissimi animali in legno omonimo.
I proprietari ci accompagnano volentieri
in una visita ai laboratori e
sicuramente un oggetto aggiungerà un
ricordo alla stupenda giornata. 30 cents
di biglietto per un’asfittica corriera:
le bici sul tetto e noi su polverosi e
scoppiati sedili per quasi due ore per
coprire i 70 Km.del ritorno. Niente in
confronto a quanto sta nelle macchine
fotografiche e, soprattutto, nei nostri
ricordi. |