Una
volta tanto l’Italia l’ha spuntata in
seno alla Unione Europea sconfiggendo
l’ultimo temibile concorrente, la
Finlandia. Pertanto Parma è diventata la
capitale dell’euro-food con
l’assegnazione, nonostante le vicende
Parmalat , della Authority
agro-alimentare dell’Unione Europea.
Il capoluogo emiliano ne ha tutti i
numeri: tradizione agricola e
gastronomica di fama mondiale, prodotti
la cui eccellenza é universalmente
riconosciuta (grana parmigiano-reggiano,
la pasta, i salumi tra i quali
l’inimitabile culatello) e un’offerta
turistica a 360 gradi mare escluso.
Oltre ai suggestivi luoghi verdiani,
offre al turista d’ogni ceto e
provenienza decine di antichi castelli,
città d’arte, pinacoteche, teatri
storici, centri termali, itinerari
fluviali, abbazie, suggestive mete
appenniniche, e una enogastronomia
eccezionale.
Parma eccelle anche nel settore della
didattica e produzione alimentare. Nella
vicina Colorno hanno sede Alma
(l’Istituto che sforna chef di cucina
con rettore Gualtiero Marchesi e
presidente Albino Ivardi Canapini) e la
neonata Università di Scienze
Gastronomiche, che fa capo all’analogo
ateneo di Pollenzo Bra (Cuneo) di Slow
Food. Non lungi da Parma, a San
Pedrignano, domina il paesaggio uno dei
più grandi e moderni pastifici della
holding mondiale Barilla,
all’avanguardia per tecnica produttiva e
controlli di qualità.
Siamo in piena Food Valley italiana,
quindi, come testimoniano anche le
strutture del “Cibus” (la grande fiera
dell’alimentazione), ben visibili
dall’autostrada del Sole.
A dir di Parma altre virtù: chi, fra
tante famose città europee, può offrire
per grandi eventi o istituzioni di
livello internazionale (come la già
citata Authority UE) ben due superbe e
immense regge secolari con grandi
parchi, distanti tra loro una manciata
di chilometri?
La neo-capitale agroalimentare europea
ha infatti messo a disposizione di
ambiziosi progetti due gioielli di
architettura regale: per la UE, in
centro città, il Palazzo Ducale, ex
reggia dei Farnese (una specie di
galleria d’arte ricca di inestimabili
affreschi e arredi). Per l’ateneo
internazionale del gusto, la Reggia di
Colorno, residenza preferita di Maria
Luigia d’Austria (a soli 12 km da
Parma), un fastoso complesso con uno dei
più bei giardini principeschi d’Europa.
L’assegnazione a Parma dell’Agenzia
Europea della Authority alimentare e la
nascita dell’Università del Gusto hanno
suscitato l’interesse della Stampa
Estera Alta Italia. Per la stampa
internazionale, la Mager-Maack & Partner
di Milano, in collaborazione con le
istituzioni del Parmense (Presidenza
della Provincia, Comune, Confcommercio,
APT e operatori turistici) ha disegnato
un ricco itinerario di visite di lavoro
e aggiornamentl stimolanti anche per il
turismo artistico, storico ed
enogastronomico.
Su questa falsariga, vale la pena di
suggerire alla generalità dei turisti
una analoga incursione nel Parmense in
luoghi che possono ampliare il bagaglio
conoscitivo e culturale di ognuno e nel
contempo fargli gustare, l dulcis in
fundo, i piaceri della ricca tavola
parmense.
Il
Palazzo Ducale
Prima tappa della visita il Palazzo
Ducale, già reggia dei Farnese, dinastia
insediatasi in Emilia nel 1545 con Pier
Luigi Farnese, figlio prediletto di Papa
Paolo III, casata estintasi quasi due
secoli più tardi con la morte di Antonio
Farnese. La famiglia papale ha
arricchito il capoluogo emiliano di
altre sedi insigni, tra le quali il
Teatro Farnese, all’interno del Palazzo
della Pilotta, altra meta d’obbligo
nella capitale del formaggio grana.
Il Palazzo Ducale, sede designata della
Authority alimentare, è circondato da un
parco di 20 ettari (uno dei più grandi
spazi a verde in Italia inseriti nel
tessuto urbano). Oltre al corpo centrale
della gigantesca reggia e al Palazzetto
Sanvitale, l’area a verde ospita altri
edifici, attualmente adibiti a sede del
Comando dei Carabinieri. Imponente la
facciata della reggia, splendido il
parco principesco con giardino
all’italiana e peschiera ovale con
isoletta artificiale e fontana.
All’interno del palazzo, un grande
scalone conduce di sorpresa in sorpresa
ai piani superiori, dove si possono
ammirare una ricchissima dotazione di
arredi d’epoca, dipinti e affreschi
esposti quasi in ogni sala. Citiamo fra
tutte la Sala degli Uccelli, con le
immagini di 224 diversi volatili, poi le
stanze di Alcina, del Bacio, la sala
alcova di Erminia e quella dell’Amore,
in parte affrescata da Agostino Carracci.
Attualmente è ’visitabile nei giorni
feriali, dalle 9 alle 12. Resta da
sapere quando, come, in quale misura e
locali il pubblico dei turisti sarà
ammesso dopo l’insediamento dei 700
funzionari UE provenienti da ogni parte
d’Europa.
La reggia di Colorno
Non meno impressionante per bellezza e
fastosità è la reggia di Colorno,
prediletta da Maria Luigia d’Austria,
sorta sull’area di una rocca matildica
del 1337 e del successivo castello dei
Sanseverino, ingrandita e trasformata
nuovamente in reggia dai Farnese.
Al pari di Palazzo Ducale a Parma, è
abbellita da uno dei più intatti
giardini principeschi, forse il più
singolare d’Italia per le metamorfosi
subite nei secoli. Infatti esso ha
“cambiato pelle”, ossia disegno e tipo
di vegetazione, più volte a seconda dei
capricci dei successivi potentati: per i
Farnese il famoso architetto Bibiena
l’aveva realizzato alla italo-francese;
l’arciduchessa Maria Luigia d’Austria lo
volle modificato alla inglese.
Danneggiato nell’ultima guerra, è stato
ricostruito in stile francese dalla
Provincia di Parma, ripristinando
l’originale parterre centrale, compresi
i giochi d’acqua e i berceaux laterali.
Per vastità e bellezza, la Reggia di
Colorno è impressionante: le quattro
torri spiccano sul piatto paesaggio
padano, alla confluenza del Canale Lorno
con il torrente Parma.Per visite singole
o di gruppo è meglio informarsi in
anticipo e prenotarsi (colorno@tin.it -
Tel.052.1313545 - Fax 052.1312546).
Altre mete in Colorno sono la Chiesa di
San Liborio, il Duomo di S.Margherita,
la Venaria (ex casino di caccia), la
Torre delle Acque (che alimentava le
fontane dei giardini reali) e l’Aranciaia
(era la serra della vicina reggia).
I santuari del gusto
L’area della reggia di Colorno, come
accennato, ospita già due istituzioni di
livello internazionale. Nota e
apprezzata anche all’estero é ALMA,
Scuola Internazionale di Cucina
Italiana, pilotata dal duo
Marchesi-Ganapini. Dotazione
d’avanguardia, agguerriti docenti, ricca
specializzazione. Sforna da anni cuochi
professionali e maestri pasticcieri.
Merita senz’altro una visita.
L’altra é l’ Università di Scienze
Gastronomiche, in fase d’avvio.
Titolo d’ammissione licenza superiore o
precedente laurea. Non crea cuochi,
bensì dottori in Food&Beverage, cioè i
futuri manager per tutto il settore
alimentare anche alberghiero.
Su 380 domande, previa severa
scrematura, ammessi soltanto 138
allievi. Nazionalità? Moltissimi
stranieri:dal Brasile, Messico, Stati
Uniti, Canada, Costarica. Europei a
gruppi:Germania 6, Gran Bretagna 5,
Austria 4, Ukraina, Svizzera, Austria.
Anche alcuni asiatici. Massicce lezioni
in loco e educational nei santuari
esteri dell’agroalimentare.
Il Fort Knox del culatello
L’ultima visita suggerisce il titolo
”Dalle stelle alle stalle”, perché ci
porta dalle regge di Parma e Colorno ai
grandi allevamenti di maiali neri,
anatre e oche dell’Antica Corte
Pallavicina, in località Polesine
Parmense (i Pallavicino sono stati una
secolare dinastia feudale con domini dal
fiume Po fino al Mar Ligure).
I proprietari, Massimo e Luciano
Spigaroli, hanno redento terreni
alluvionali creandovi un attrezzato
recinto per migliaia di scrofe e i loro
piccoli, tutti dell’antica “razza mora”,
che vi sono nutriti a maggengo e erba
medica. Poi hanno riattato turrita
”Corte dei Pallavicino”, nelle cui
cantine hanno creato il Fort Knox del
culatello di Zibello, il più nobile dei
salumi.
L’aurea riserva di migliaia di
culatelli, appesi a stagionare nelle
cantine, costituisce uno spettacolo
unico. Coadiuvati da una ventina tra
familiari e dipendenti, i fratelli
Spigaroli gestiscono anche il Ristorante
"Al Cavallino Bianco" della Catena del
Buon Ricordo, dove domina la cucina
locale: in primis culatello, portate
d’anatra e d’oca e vino Lambrusco. |