Baja California, un nome che in italiano
potrebbe risultare fuorviante. Non si
tratta infatti di una baia marina, e la
California statunitense c’entra quasi
nulla, trovandosi in territorio
messicano. La Bassa California è invece
una penisola lunga ben 1.200 km, quindi
più dell’Italia, ma larga tra 45 e 168,
che separa la costa occidentale del
Messico dall’oceano Pacifico mediante lo
stretto Mare di Cortès o golfo di
California. Questa lunga e stretta
striscia di terra offre un paesaggio
assai vario: una spina dorsale montuosa
– le Sierre – che al nord supera i 3.000
m, profondi canyon, antichi vulcani, un
enorme deserto sabbioso e roccioso che
ospita la maggiore e più spettacolare
concentrazione di cactus e piante grasse
del pianeta, ma anche oasi con palme da
dattero, agrumeti e coltivi, e poi 3.000
km di coste con rocce e spiagge
stupende, acque color verde smeraldo nel
golfo e blu scuro nel Pacifico, lagune e
una miriade di isole su uno dei mari più
pescosi del mondo, ricco di 800 specie
diverse. E’ un vero paradiso per
surfisti e pescatori, che qui incontrano
tartarughe, leoni marini, delfini, foche
elefanti, otarie, balenottere azzurre,
megattere, orche, pellicani, starne,
gabbiani e la maggior varietà di cetacei
degli oceani e, fino al 1940, anche i
più ricchi banchi di ostriche perlifere,
tra cui le preziosissime perle rosa e
nere.
Scoperta nel 1535 dai conquistadores di
Cortès, fino al 1700 si credeva
trattarsi di un’isola. Dei pochi indios
originari che vi fecero sorgere diverse
missioni di gesuiti oggi restano solo
stupende pitture rupestri in diverse
grotte. Resistono invece esponenti della
fauna autoctona, che annovera diversi
endemismi, come cervi, volpi, coyotes,
puma, lici, procioni, crotali e serpenti
a sonagli. I cactus offrono un vero
spettacolo: dalle agavi, da cui si
estrae la tequila, ai cardoni a forma di
candelabro alti fino a 18 m, ai cirio
con in cima fiori rossi e gialli. Fino
al 1973, alla costruzione della strada
che l’attraversa da nord a sud per 1700
km, costituiva uno degli ambienti
naturali più incontaminati del
continente nordamericano. Gli ospiti più
famosi sono tuttavia le balene grigie,
che tra dicembre e aprile migrano
dall’Alaska con un viaggio di 8 mila km
per venire a svernare, riprodursi,
partorire e svezzare i loro piccoli
nelle acque basse e calde delle lagune
sul Pacifico, ricche di plancton e
molluschi. Solo di recente si è scoperto
che questi animali, lunghi fino a 14 m e
del peso di 30-40 tonnellate, dispongono
di un’intelligenza complessa, possiedono
un linguaggio articolato basato su suoni
a bassa frequenza udibili anche a
ragguardevole distanza e un complesso
comportamento sociale; tra questi ultimi
rientra anche la fecondazione, che
avviene dopo poderosi balzi fuori
dall’acqua coinvolgendo fino ad una
ventina di esemplari che si accoppiano
per ore, scambiandosi allegramente i
partner.
Incontro con le balene
Il percorso parte dal capoluogo La Paz e
tocca una serie di minuscoli villaggi
sorti attorno alle antiche missioni.
Dopo la visita delle maggiori saline del
mondo, a Guerrero Negro e al museo delle
pitture rupestri di San Ignacio, e ai
minuscoli villaggi sorti attorno alle
antiche missioni, il primo contatto con
le balene avviene nella laguna Ojo de
Liebre, dove si concentrano fino a 2.000
esemplari, con due uscite in barca che
si avvicinano talmente da poterle quasi
toccare con mano, constatando quanto
siano mansuete a dispetto della loro
possente mole, e poi nella laguna di San
Ignacio, riserva naturale e base
biologica di studio. Altro incontro con
questi enormi mammiferi marini avverrà
nella spettacolare Bahìa Magdalena,
dove, in barca tra le isole, si potranno
osservare anche leoni marini, delfini,
cormorani, pellicani e falchi pescatori,
oltre ad immense distese di conchiglie
da fare la gioia di ogni collezionista.
Nelle acque turchesi Isla Espiritu Santo
si potrà infine nuotare assieme ai leoni
marini. |