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Nel Paese delle palme e delle dune
Testo e foto di Anna Celesti
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Quando
si parla della Tunisia, al giorno
d’oggi, vengono in mente per lo più due
destinazioni turistiche, Hammamet e
Djerba, particolarmente care alle
agenzie di viaggio che tempestano di
offerte le loro vetrine e ai turisti più
pigri che vogliono fare una vacanza
economica in una località che,
probabilmente, ritengono molto esotica.
In realtà, senza nulla togliere a queste
mete turistiche, il vero fascino della
Tunisia sta altrove.
A pochissimi chilometri dall’isola di
Djerba comincia ad aprirsi un mondo così
diverso e affascinante da farti
dimenticare nel giro di poche ore i
villaggi turistici e la vita notturna
dell’isola; un mondo autentico e
selvaggio, in cui la chiarezza vibrante
e luminosa del cielo annuncia paesaggi
dalla potenza senza artifici. Venire a
rigenerarsi in questi luoghi è davvero
un privilegio.
Siamo in Africa, alle porte del deserto
più grande del mondo, e nemmeno in
questi luoghi si è dispensati da quel
male di cui tanti viaggiatori parlano
con un misto di amore e malinconia: il
Mal d’Africa. |
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La
zona degli Ksar e dei Villaggi Berberi
Lasciando Djerba, dal ponte romano che
collega il sud dell’isola alla
terraferma, rigorosamente su
fuoristrada, se si vogliono raggiungere
gli angoli più inaccessibili e
affascinanti, in poco tempo si arriva in
una zona disseminata da costruzioni
strane e misteriose chiamate ksar
(granai), costituite da un insieme di
alveoli sovrapposti, spesso collegati
tra loro da scale in pietra, che un
tempo servivano per nascondere i
raccolti o, in tempo di guerra, per
mettersi al riparo dalle razzie.
Dispersi sulle montagne o situati nelle
pianure, si possono visitare, a Jebel
Abiodh, lo Ksar Oulad Soltane; sul Jebel
Demer, lo Ksar Jouamaà, lo Ksar
Khérafcha e lo Ksar Hallouf. Uno di
quelli conservati meglio, e che vale
assolutamente la pena di vedere, è lo
Ksar Haddada. Altri sono raggruppati a
Medenine e a Metameur o sorgono isolati,
come lo Ksar Oulad Debbab e lo Ksar
Kirchaoua.
Non molto lontano da Medenine, si
incontra un altro spettacolare esempio
di architettura berbera, il villaggio
troglodita di Matmata. L’aspetto del
paesaggio è irreale, quasi lunare: nel
vasto e nudo altopiano sono scavate
decine di crateri che nascondono al loro
interno le case sotterranee delle ultime
popolazioni berbere, veri e propri
pozzi, profondi da 8 a 10 metri, con un
diametro di circa 15 metri; all’interno
di questi pozzi, nella terra color ocra,
sono scavate le stanze, immerse in una
piacevole frescura.
Matmata è senza dubbio il più famoso dei
villaggi trogloditi, ma a molti
chilometri di distanza sono situati
altri villaggi dello stesso tipo, forse
ancora più “veri”, poiché meno
frequentati, come Beni Aissa, Ch’emboli,
Techine e Hedege.
Altre tribù berbere si nascondono invece
nei cosiddetti “villaggi di creta”.
Discreti e schivi nel mostrare la loro
bellezza, non si rivelano che a poco a
poco: gli elementi che li compongono, in
un primo momento mimetizzati dal colore
ocra della montagna, man mano che ci si
avvicina diventano sempre più precisi
finché, quando ci si trova davanti alle
grotte delle abitazioni, che da lontano
sembravano tanti piccoli sacelli di un
alveare, ci si sente parte integrante di
quel paesaggio, come se magicamente si
fosse entrati all’interno di un quadro
che fino a pochi minuti prima si
contemplava dall’esterno. Fra i più
caratteristici: Cheninni, Douiret e
Guermassa. |
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Lo Chott el Jerid da Douza a Tozeur
Nonostante il grande fascino delle
località appena descritte, man mano che
si procede verso l’interno della
Tunisia, verso cioè il confine con
l’Algeria, i paesaggi e le sensazioni si
fanno sempre più forti e insoliti. Con
una natura così forte non si può barare,
quello che c’è dentro l’anima salta
fuori, come l’acqua dalle sorgenti di
un’oasi.
Appena giunti a Douz, la cosiddetta
“porta del deserto”, ci sono due
possibilità: addentrarsi a dorso di
dromedario tra le dune del deserto
sabbioso o raggiungere l’oasi di Tozeur
attraversando lo Chott el Jerid, il
grande lago salato, sull’unica strada
asfaltata che taglia a metà la
superficie del lago; in entrambi i casi
il deserto è là, attorno a voi, vi
avvolge e vi ammalia; il silenzio è
grande e l’immensità è un appello alla
partenza. Lo spazio non rivela nulla,
eccetto l’immensità del vuoto e il vuoto
diventa sensazione. Qui ci si scopre.
La traversata dello Chott el Jerid non è
un semplice viaggio, è anche
un’esperienza mistica; anche perché il
lago non è sempre uguale, cambia a
seconda delle stagioni: in quelle più
secche si presenta come una sconfinata
distesa di terra, che a tratti si fa
biancastra per l’affiorare del sale; in
quelle più umide, ha ampie zone con
l’acqua e assume riflessi color argento,
viola, rosso.
Franco Battiato, in una delle sue
canzoni più belle, “I treni di Tozeur”,
parlando di questi paesaggi, fa
riferimento a “distese di sale e un
ricordo di me, come un incantesimo...e
per un istante ritorna la voglia di
vivere a un’altra velocità…”.
E davvero la sensazione è quella di
vivere secondo logiche spazio-temporali
diverse da quelle a cui siamo abituati
nella nostra vita civile, come se ci si
trovasse all’interno di un mondo sospeso
nello spazio, del quale, una volta
tornati a casa, se ne conserva un
ricordo confuso, come dopo un bellissimo
sogno, o, ancora meglio, come dopo un
incantesimo. |
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Informazioni Utili
Molti Tour Operator organizzano Tour in
fuoristrada nel Sud della Tunisia, con
partenza da Djerba. Con Alpitour: una
settimana nel Sud della Tunisia, in
fuoristrada e con trattamento di
pensione completa in alberghi di tre e
quattro stelle, da 661 a 860 €. È
previsto un pernottamento
nell’accampamento tendato dell’Oasi di
Ksar Ghilane.
Curiosità: i paesaggi del Sud della
Tunisia hanno da sempre colpito
l’immaginazione dei viaggiatori per
l’atmosfera talvolta irreale che si
respira, al punto da essere divenuti
ultimamente tra i più ricercati per le
riprese di film e spot pubblicitari. A
tal proposito non si possono non citare
i due capolavori cinematografici che
hanno contribuito alla notorietà di
questi luoghi: “Guerre Stellari”, di Georges Lucas (Matmata), e il più
recente “Il paziente inglese” (Oung Jmel,
nei pressi di Tozeur).
Per ulteriori informazioni: Ente
Nazionale Tunisino per il Turismo, via
Baracchini 10, 20123, Milano – Tel.
02/86453026 - 02/86453044 -
tunisia.turismo@libero.it
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www.tunisiaonline.com
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