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L’Aquila: non solo zafferano
testo di Luciano Ferrari
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Per la serie “gli Italiani non conoscono
l’Italia” (ma le palmette esotiche sì),
proponiamo una meta turistica di casa
nostra non molto gettonata ma che ha
moltissimo da offrire:
L’Aquila, capoluogo dell’Abruzzo, e i
suoi dintorni. La meravigliosa città
medievale non è soltanto sinonimo di
zafferano (anche se il suo è senza tema
di smentite il migliore del mondo). Ha
un superbo passato storico e artistico
alle spalle e uno spettacolare scenario
panoramico all’ombra del Gran Sasso, che
rendono questa città e il suo
circondario meritevoli di un grande
futuro turistico.
Qualche parola introduttiva sulla sua
singolare genesi e le sue vicende
storiche: costruita ex novo nel 1254 per
aggregazione di decine dei villaggi
fortificati circostanti, quindi
sconfitta e distrutta da re Manfredi,
risorse come Araba Fenice dalle sue
rovine nel 1266 con Carlo d’Angiò.
Grazie all’industriosità delle sue genti
(agricoltura, pastorizia, artigianato,
arte della carta, della stampa e del
merletto ) due secoli dopo L’Aquila, con
una popolazione di 60 mila abitanti, era
la più vivace e produttiva città del
Regno di Napoli. |
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Celestino V e Fortebraccio
Le sue vicissitudini sono legate a due
personaggi , al tempo stesso attori e
vittime di grandi eventi storici: in
ordine di tempo, papa Celestino V e
Fortebraccio da Montone.
Il primo fu Celestino V (all’anagrafe
Pietro da Morrone), che Dante Alighieri
bistrattò non poco nella Divina Commedia
liquidandolo come colui “che fece per
viltate il gran rifiuto” (Inf.III,60).
Mite e benvoluto eremita, fu incoronato
papa nel 1294 nella splendida chiesa di
S. Maria di Collemaggio, appena fuori le
mura dell’Aquila; al termine della
cerimonia il neo pontefice emise la
Bolla della Perdonanza (sanatoria dei
peccati ancor oggi valida e vigente).
Cinque mesi dopo Celestino V abdicò e fu
addirittura imprigionato, fino a
morirne, dal suo sbrigativo successore,
Bonifacio V , della potente casata dei
Caetani. Per la storia e per i credenti
ricordiamo che la Perdonanza
Celestiniana si rinnova ogni anno il 28
e 29 agosto. Può usufruire di questa
indulgenza plenaria chiunque in quei due
giorni entri, confessato e pentito,
all’ora dei Vespri, nella splendida
basilica di S. Maria di Collemaggio.
Il secondo personaggio è passato alla
storia come Braccio Fortebraccio da
Montone (al secolo Andrea Fortebracci,
di nobile famiglia perugina). Fu
capostipite della scuola militare detta
dei bracceschi per i quali aveva
inventato la strategia d’attacco in
campo aperto detta “a corna “. Gli
riuscì invece male e fatale, dopo tante
vittorie, l’assedio del capoluogo
aquilano, sotto le cui mura, sconfitto e
gravemente ferito, morì il 4 giugno 1424
in quella che passò agli annali come “la
Battaglia dell’Aquila”. |
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Il fascino discreto del”99”
L’Aquila è sta giudicata dagli storici e
dai grandi architetti una delle più
grandi imprese urbanistiche del
Medioevo. La sua nascita pare essere
stata propiziata da un numero magico, il
99. Esso ha per gli Aquilani una
connotazione magica e certo fa parte
della memoria storica dell’intera
provincia, la più grande dell’Abruzzo.
Perché proprio il 99? Si tramanda,
chiaramente per eccesso, che 99 fossero
i borghi fortificati del circondario
aquilano che, per sopravvivere,
accettarono di trasferire i loro Lari in
massa all’Aquila, inglobati nell’attuale
area urbana, opportunamente difesa da
una possente cinta di mura e secoli dopo
da un massiccio Castello Spagnolo. Il
fascino discreto del numero 99 ha
comunque diritto di cittadinanza grazie
alla fontana civica di Aquila, la
”Fontana delle 99 cannelle, famosa quasi
quanto la Fontana di Trevi. E’
certamente unica al mondo per la sua
singolare architettura e soprattutto per
la lunga teoria di 99 teste in marmo
dalla cui bocca sgorgano ormai da secoli
99 zampilli di acqua fresca proveniente
dalle falde carsiche del Gran Sasso.
L’Aquila gode certamente di un’aria
decisamente salubre e di un panorama tra
i più affascinanti d’Italia, grazie alla
sua altitudine (721 m.s.l.m ) e alla
corona delle più alte vette
appenniniche: il massiccio del Gran
Sasso e del Monte d’Ocre. Issata su uno
sperone montuoso alla sinistra del fiume
Aterno, la industre città domina una
grande conca coltiva ricca di acque che
scendono copiose a valle alimentando
anche laghi naturali e artificiali e
grandi estensioni di terre bonificate e
irrigue. |
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Urbanistica razionale
L’attuale assetto cittadino nasce per
necessità difensive nel 300, dopo
decenni di invasioni dell’Abruzzo da
ogni parte e da diversi popoli italioti
o stranieri, Saraceni compresi, nonché
di guerre tra le fazioni guelfe e
ghibelline, che avevano semidistrutto e
quasi spopolato la miriade di villaggi
fortezza della vallata. L’Aquila così
nasce “razionalmente”, con un disegno
unico, per aggregazione in un solo
territorio delle comunità viciniore
minacciate d’estinzione. Il piano urbano
prevedeva la nascita dei “quarti “
(quartieri), tanti quante le frazioni
urbane esterne accolte in L’Aquila. Nel
proprio quarto, ogni comunità ha avuto
facoltà di ricostruire la propria
chiesa, piazza centrale e fontana
poligonale nonché le abitazioni, secondo
lotti e capienza uguali.
Il visitatore oggi può identificare
questi quartieri già dai nomi dei santi:
Quarto San Marciano, Quarto Santa Giusta
e così di seguito: Santa Maria Paganica,
San Pietro, San Silvestro, eccetera come
una litania. Soltanto l’attuale Piazza
Duomo (ex Piazza del Mercato) non
rappresenta alcun Quartiere o Santo
perché ha funzione di rappresentanza
unitaria dell’autorità cittadina. E’
cioè il simbolo della città crogiolo,
creata ex nuovo per le ex comunità
minori indipendenti minacciate e
decimate da forze esterne e quasi
cancellate dalla storia.
Sin dalla nascita della nuova metropoli
la popolazione ha fatto a gara per
arricchire il proprio quartiere di
splendidi templi del culto e abitazioni
patrizie in prevalente stile
romanico-gotico, resistendo anche
all’inquinamento del barocchismo. |
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Vade retro,barocco!
Il barocco, ad esempio, è stato
sconfitto e respinto nel più bel tempio
aquilano, la basilica che ha visto
Celestino V assurgere al soglio papale,
Santa Maria in Collemaggio, risalente al
1287. Il suo interno, secoli dopo, era
stato rifatto con vistosi inserimenti
barocchi, eliminati saggiamente più
tardi con il fedele ripristino delle
linee romano-gotiche.
Il tempio, così come molte altre chiese
dei “quarti”, stupisce il visitatore per
la bellezza della sua facciata, a
coronamento orizzontale, decorata con
masselli bianchi e rossi, completata da
bei rosoni centrali e laterali, il
portale e le porte laterali con
l’elegante arco tutto tondo. Oltre alle
sedi cittadine del culto e alla
celeberrima fontana, è suggerita una
visita ai palazzi patrizi, come il
settecentesco Palazzo Franchi-Cappelli,
che ospita ora la Pretura, nonché
all’antica cinta difensiva e al già
citato imponente Forte Spagnolo.
Altrettanto affascinante è il
circondario del capoluogo, specie sotto
l’aspetto storico-archeologico. Visita
d’obbligo sono le rovine di centri
strategici sabino-romani, di cui si
possono ammirare le vestigia di una
passata grandezza: ad Albe, la zona
archeologica di
Alba Fucens , antica capitale degli Equi
e dal IV secolo a.C. urbe romana di ben
30 mila abitanti (resti visitabili:
Foro, Basilica, Terme, Anfiteatro, eatro,
il Mercato e Botteghe).
Altre storiche testimonianze si hanno
nell’area dell’antica Amiternum, potente
insediamento logistico latino, dove si
trovano gli imponenti resti
dell’anfiteatro.
Dall’Aquila, a prescindere dalle gite e
le mete sciistiche alle piste del Gran
Sasso e di Campo Imperatore, dove fu
imprigionato Benito Mussolini, poi
liberato da un blitz dei Tedeschi, si
dipartono almeno cinque fondamentali
itinerari di uno o più giorni che
consentono di visitare le principali
realtà e bellezze della Marca Aquilana.
L’ideale minimo sarebbe un soggiorno
d’una settimana: due giorni nel
capoluogo aquilano e gli altri alla
scoperta dell’hinterland, e dei suoi
costumi di vita nonché della sua
gastronomia, i cui cardini derivano dai
generosi prodotti della terra,
dell’allevamento e soprattutto della
pastorizia.Vale conto ricordare che
dall’Aquila si dipartiva il più lungo
tratturo italiano per la transumanza
degli armenti. Il rigido inverno
abruzzese spingeva mandrie e greggi a
svernare lontano, fino in Puglia. |
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Cucina dai prodotti genuini
Per questo motivo nel XV secolo, auspice
re Alfonso II d’Aragona, l’Aquila
divenne la capitale della pastorizia,
con il miglioramento della ”via d’erba”
(cioè un tratturo largo 111,11 metri)
che dai territori aquilani arrivava per
centinaia di chilometri fino a Foggia,
portando greggi e mandrie a svernare
alle più miti temperature del Tavoliere
d’Italia.
Con queste premesse, non stupisce che
anche la cucina aquilana sia ben
radicata nei prodotti del suo agro e dei
suoi stalli, con largo impiego delle
carni di produzione locale (bovine,
equine, ovine e suine). Perciò tutta una
ricca tavolozza di salumi (coppa,
mortadella di Campotosto, lonza,
prosciutto con prevalente utilizzo di
animali a carne magra, perché allevati
all’altitudine di ben 1700 metri,
salsicce di carne o fegato, poi piatti
particolari e saporite pietanze a base
di carne d’agnello o di castrato di
pecorone. Ricchissima è la madia
aquilana dei formaggi, in particolare
pecorino, caciotte, giuncate. Tra i caci
vaccini spicca la scamorza non salata di
Rivisondoli.
Tra i legumi utilizzati per vari tipi di
minestre contadine: i fagioli di
Paganica, ceci, lenticchie. Grande e
dominante è la varietà di minestre fatte
con pasta casalinga, fettuccine,
taccozzelle, pappardelle, maltagliati, e
di zuppe di ceci e castagne, lenticchie
e patate, panzerotti alla paesana.
Nelle trattorie si gustano soprattutto
piatti locali come strangolapreti alla
chitarra con sugo di castrato, polenta
al sugo di salsiccia, agnello cacio e
uova, gran castrato alla brace, scaloppa
al tartufo locale, fagioli con le
cotiche, agnello con acciughe e
peperoncino. |
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I neutrini nel Gran Sasso
Se l’ideale tempo minimo per cominciare
a conoscere l’Aquilano è una settimana,
ne occorre almeno un’altra per
incontrare altre affascinanti realtà del
suo comprensorio. Ci riferiamo in
particolare all’immenso Parco Nazionale
dell’Abruzzo, con la sua splendida fauna
e flora e il grande centro ricerche
dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare), situato nel ventre del Gran
Sasso, un’immensa cittadella sotterranea
della scienza.
Qui si catturano e si studiano i fasci
di neutrini che, partendo dal CERN di
Ginevra, dopo avere attraversato le
viscere delle Alpi e, sempre sottoterra,
la Pianura Padana e l’Appennino
Centrale, vengono catturati nelle
caverne del Gran Sasso. Quale
l’obiettivo della Scienza? Scoprire
anche gli ultimi e più insondabili
misteri della materia. |
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Informazioni Utili
Come arrivare – Se tutte le strade
portano a Roma almeno tre sono le grandi
direttrici che portano all’Aquila: la
A25 Roma-Pescara, la A24 Roma-Teramo, la
verticale Bari-Ancona. Queste sono le
tre vie nazionali che portano al
capoluogo aquilano, integrate dalla rete
di strade provinciali dell’Abruzzo.
Cosa mangiare - Scegliere ristoranti e
trattorie di cucina locale, basata su
una enorme gamma di specialità legate ai
prodotti genuini del territorio,
pietanze per sani appetiti. Idem per i
vini locali.
Dove dormire - L’Aquila offre una gamma
di alberghi e pensioni per tutte le
borse e i gusti; altrettanto dicasi per
le vicine località d’interesse
storico-turistico. Per il turista della
neve e d’altura sono a disposizione due
alberghi “3 stelle”: l’Hotel Cristallo,
a 10 minuti dall’Aquila, in località
Forte Cerreto, altitudine 1118 s.l.m
(base Funivia del Gran Sasso d’Italia),
tel.0862-606 678, fax 0862-606 688.
l’Hotel Campo Imperatore”, a quota 2117
m.l.m, località Gran Sasso d’Italia, tel
0862-400 000, fax 0862-400 004.
Per Informazioni: Provincia dell’Aquila,
Sede Centrale, via S.Agostino 7 , 67100,
L’Aquila -
www.laquila.com -
www.laquila.biz -
www.provincia.laquila.it
Ufficio I
Portici del Liceo, 67100 L’Aquila
(dottor Paolo Collacciani), tel.
0862-2992 262. Consorzio Promotour SSGRR,
via G:Falcone 25, 67100 L’Aquila -
www.ssgrr.it.
APTR, Piazza S:Maria
Paganica, tel.0862-410 808. Ufficio: via
XX Settembre, tel 0862-22306.
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