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Levanto, porta delle Cinqueterre
Testo di Luciano Ferrari
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Di rado i turisti nordici arrivano
isolatamente o in piccoli gruppi
familiari a Levanto, che è anche
chiamata “ la porta delle Cinqueterre:
soprattutto i tedeschi, non è una
novità, prediligono l’intruppamento.
Giungono alla stazione in nutriti
plotoni, perfettamente armati e coperti
anche quando, soprattutto d’estate, la
Riviera di Levante, tutta esposta a sud,
sembra, per il caldo ed i bellissimi
colori, una succursale della Sicilia.
Sono armati di alpenstock d’ordinanza,
scarponi chiodati, indossano braghette o
sottane di cuoio, calzettoni di lana con
fiocchetto, berrettino d’ordinanza con
penne e piume. In breve sono discesi
dalle loro valli e pianure fino in
Liguria equipaggiati e attrezzati come
se dovessero scalare il Matterhorn (non
lo chiamano mai, anche quando sono in
Italia, Monte Cervino, così come il
nostro Garda è il loro Gardasee).
Così bardati e coperti, si accingono a
compiere una della più belle passeggiate
panoramiche vista mare della nostra
Penisola, quella che da Levanto conduce
a Monterosso, il primo dei gioielli
delle Cinqueterre.
Attraversano ordinatamente l’antico
borgo marinaro della riviera di Levante,
poi, sul lungomare, di fianco a Villa
Agnelli, imboccano il sentiero in salita
e superano la Casa di Guglielmo Marconi
(il cascinale con vigneto a picco sul
mare). Qui, da una terrazza, lo
scienziato-inventore effettuò i primi
esperimenti di trasmissione senza fili
tra il Golfo di Levanto e la Punta di
Portofino.
E’ trascorsa poco più di mezz’ora e la
formazione germanica, sempre in perfetto
ordine di marcia, superato il
ristorante-pensione panoramico “Giada
del Mesco”, finalmente lascia del tutto
l’asfalto e l’ambiente abitativo. Da qui
s’imbocca in altura il sinuoso sentiero
saliscendi di Punta Mesco, che separa
Levanto da Monterosso: i vigneti e
uliveti si fanno più radi, il terreno è
più impervio, in cima si è in piena
macchia mediterranea. Sotto il
promontorio, si scorgono scogli,
spiaggette e le limpide acque del Parco
marino.
I nostri audaci e attrezzati turisti
teutonici, saggiamente premunitisi di
borracce d’acqua come i loro antenati
nel deserto di El Alamein, imperterriti
iniziano la conquista della cima. Il
sentiero tra i boschi offre uno
splendido panorama: la vista spazia tra
cielo e mare. Gli escursionisti si
lanciano l’un l’altro una serie di “Wie
schön! Oh, ho! Wunderbar! (che bello! è
meraviglioso!). Specie quando, a occhio
nudo o con i binocoli, si intravedono
davanti le isole toscane e in certi
giorni la punta della Corsica e a
ponente il promontorio di Portofino e
verso la Francia le Alpi Marittime, gli
apparecchi foto-cinematografici lavorano
incessantemente. Dopo un’altra ora buona
inizia la discesa. Da dove, in piccole
tappe, l’amico treno, in cinque tappe,
porterà il drappello germanico a
visitare i borghi marinari delle
Cinqueterre e la celebre Via dell’Amore,
certamente romantica ma meno suggestiva
di quella dei sentieri del Mesco. |
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Retaggio medievale
Quella del Mesco è certamente la
passeggiata panoramica più bella tra le
decine che l’antico
borgo marinaro offre e forse la più
frequentata e nota più agli stranieri
che agli stessi italiani.
Anche l’Hinterland collinoso di Levanto
offre itinerari affascinanti e ricchi di
storia. E’ circondato, a varie
altitudini, da una ventina di cittadelle
di pietra, marmo, lavagna e ardesia,
sopravvissute ai secoli bui dopo la
caduta dell’Impero romano. Erano le
difese estreme dalle invasioni, dapprima
quelle delle popolazioni del Nord
Europa, poi gli sbarchi dal mare, più
devastanti e duraturi, dei Saraceni.
I villaggi-fortezza che fanno da corona
a Levanto sono una ventina. Allineati
sui crinali sono: Chiesanuova, Legnaro,
Montale, Lizza, Fossato, Groppo,
Casella, Sorlana, Pastine, Gallona,
Busco, Ridarolo e altre frazioni. Issato
invece su uno sperone roccioso a
triangolo, circondato da ulivi, é invece
il più singolare villaggio-fortezza,
Lavaggiorosso, che si presta da varie
angolature a splendide foto-cine
riprese.
Visto dalla valle, il borgo collinare
incute rispetto: impervio, tutto
stradine, passaggi coperti, archetti e
abitazioni in pietra, all’apparenza
imprendibile nei cosiddetti secoli bui.
L’abitato compatto, massiccio, cupo di
questo abitato del Mille, è dominato –
come quasi tutti i villaggi collinari
del Levante ligure - da una parrocchiale
enorme, sproporzionata, incombente
simbolo dell’allora strapotere della
Chiesa. La passeggiata Levanto-Foce di
Lavaggiorosso (489 mslm) dura meno di
quella del Mesco: un’ora e mezzo
soltanto.
Ci sono poi le escursioni d’interesse
storico-religioso-cultural-paesaggistico.
Tra queste, la più frequentata è la
Levanto-Madonna di Soviore, (2 ore e
mezzo, 15 minuti in automobile): porta
all’Abbazia di Soviore. Questo complesso
ecclesiastico aveva giurisdizione su
Liguria e Lunigiana ed era uno dei
centri di studio, meditazione e potere
religioso e temporale più importante nel
Nord Italia, come la certosa di Bobbio
(Parma) e quella di Nonantola (Modena).
Il suo spazioso pianoro domina da 465
metri d’altitudine l’abitato di
Monterosso. Il tempio abbaziale un tempo
custodiva i più bei ex-voto marinari di
Liguria; d’estate ospita concerti serali
di musica classica. Nel lungo fabbricato
abbaziale immerso nei boschi, così come
nel tempio, sono stati eseguiti grandi,
rispettosi restauri: la teoria di
cellette dei monaci, allineate sotto una
suggestiva fuga di archi e trasformate
in camerette, ognuna col suo ponticello
d’accesso, oggi offre ricetto ai
turisti, studenti o artisti d’ogni
nazione. In splendido isolamento,
lontana alcuni chilometri da ogni
villaggio, l’abbazia è pienamente
autonoma: oltre al refettorio dei
religiosi, ha un proprio ristorante,
gestito da suore, per i turisti di
passaggio o quelli stanziali.
Altri itinerari panoramici affascinanti
volgono ad occidente, alle antiche cave
del prezioso “marmo verde di Levanto”
(più richiesto, raro e costoso del
Carrara, roba da sceicchi arabi, da
abbinare ai rubinetti d’oro), scendono
al villaggio turistico “La Francesca”,
e, in saliscendi, raggiungono Bonassola.
Il borgo marinaro
Il centro di Levanto ha conservato il
blasone di antico borgo marinaro ed ha
un grande patrimonio di storiche
vestigia da esibire. La Loggia
ducentesca, in piazza Da Passano, è una
intatta struttura a porticato che
fronteggia la piazza principale, un po’
l’agorà cittadina, sede delle principali
manifestazioni pubbliche e ludiche. Di
fronte è Ca’ Restani (secolo XIII, tra
lo stile medievale e il rinascimentale).
Di fianco alla Loggia si trova il
restaurato Ospizio (dove un tempo
operavano il porto merci e i depositi
del sale); è a ridosso della possente
cinta muraria con camminamenti alternati
a torri di guardia. Una di queste, la
Torre dell’Orologio, svetta ancora
intatta nel paesaggio levantese. Di
fronte alla Loggia, s’imbocca la salita
verso la parrocchiale di Sant’Andrea,
iniziata nel 1225 e completata in stile
gotico-genovese con l’ imponente
facciata a fasce orizzontali bicrome,
bianco e verde. Sopra tutte queste e
altre vestigia, domina, aggrappato alla
roccia come un’aquila, il Castello dei
Malaspina. Fu eretto nell’XI e XII
secolo dai potenti signori della
Lunigiana e della Garfagnana e
completato dalla casata dei Da Passano
prima e dalla Repubblica Genovese poi.
Una passeggiata su e giù per vicoli e
stradine rivela ancora l’esistenza delle
tipiche facciate dipinte alla ligure,
con disegni e decorazioni trompe-oeil
che simulano finestre o cornici
inesistenti.
Attenzione, anche, alla cucina ligure
del Levante spezzino e di Levanto in
particolare. C’è quella locale, al
ristorante “La Loggia”, gestito dalla
Nerina e dai due figli. E’ un ampio
esercizio a volte crociate, ricavato in
parte negli antichi magazzini della
Loggia medievale, dotato di un terrazzo
vista piazza. Poi il Ristorante Carla
dell’Hotel Carla, gestito da Carla Tuvo
(grande cuoca, elogiata anni fa dalla
“Cucina Italiana” nella rubrica
“Itinerari Golosi” ) dal marito Franco,
navigatore di lungo corso, grande
esperto di beverage, e dal figlio
Saverio. Vi si gusta una grande cucina
che più ligure non si può. In altura, il
già citato Ristorante panoramico “La
Giada del Mesco”, recentemente acquisito
dall’Albergo Dora di Levanto bassa, poi
le già citate suore di Soviore e, a
Lavaggiorosso, la trattoria”Antiga
Ustaìa ZITA”, con veranda panoramica sui
sottostanti colli, uliveti, vigneti,
boschi e altri villaggi-fortezza. Cuoca
e factotum è la Nadia: a parere di
molti, ammannisce agli avventori il
miglior coniglio alla ligure di tutta la
riviera di Levante. |
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Informazioni Utili
Come arrivare - In auto, Autostrada
Genova-Livorno (uscita casello
Levanto-Carrodano), oppure Strada
Statale “Aurelia”.
Cosa mangiare- Tutto il pescato del
Golfo di Levanto, tutti i prodotti
locali:olio d’oliva, miele, frutta, uva.
Specialità: i gattafin (grossi ravioli
di verdure varie di campo e formaggio,
avvolti in pasta sottile e fritti
nell’olio), torta pasqualina, cima alla
genovese, coniglio alla ligure, pansotti
al sugo di noce, lasagne, trofie e
trofiette al pesto; anche i testaroli al
pesto, specialità della vicina
Lunigiana; la fugazza (focaccia ligure)
in tutte le sue versioni.
Dove dormire- 16 alberghi, 5 campeggi,
appartamenti in locazione, un villaggio
turistico.
Itinerari sicuri- Una ventina di
itinerari di varia durata e nessuna
difficoltà, omologati e segnati
dal Club Alpino Italiano.
Informazioni - Ufficio informazione e
accoglienza turistica: Levanto, piazza
Mazzini, tel/fax: 0187-808.125; ASL
Levanto, piazza Cavour, tel:
0187-807.175.
Il clima- Mite e temperato tutto l’anno,
ideale anche per svernare.
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