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L’arcipelago di São Tomé
Testo e foto di Fiorenzo Barzaghi
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Così come è in bilico sull’equatore,
l’arcipelago di São Tomé e Principe è in
equilibrio tra l’Africa Nera e l’Europa.
Mille chilometri quadrati di foresta
primaria, banane, caffè e cacao per
140mila abitanti. Per vedere la
collocazione geografica basta una
cartina e guardare le due isole
principali, São Tomé e Principe nel
Golfo di Guinea. Per scoprire il
particolare mix tra cultura europea e
cultura africana bisogna proprio
andarci. Ed è un viaggio assolutamente
originale. Le due isole principali di
quel piccolo Stato che, con un retaggio
del periodo in cui è stato nell’orbita
dell’Urss, si chiama Repubblica
democratica di São Tomé e Principe, sono
ancora del tutto fuori del circuito
internazionale del turismo. Quello di
massa è ancora ben al di là da venire.
Anche se nella capitale São Tomé c’è chi
dice - da anni - che si è alla vigilia
di boom turistico. «Siete fortunati voi
che siete qui ora, perché entro cinque
anni - sostiene un operatore turistico -
sull’isola arriveranno migliaia e
migliaia di turisti. E niente sarà più
come adesso». Per la verità qualche
progetto per realizzare nuovi alberghi
esiste, ma la rapidità nel passare dalle
parole ai fatti non è per ora la
caratteristica più evidente degli
amministratori pubblici dell’arcipelago
equatoriale. Per ora, comunque, ci
vengono soprattutto ricchi americani che
si danno alla pesca del marlin, ma si
fermano in un’appendice dell’isola di
Principe e si guardano bene dall’andare
a São Tomé. Gli altri turisti sono
prevalentemente francofoni e portoghesi
(gli italiani sono rarissimi).
A São Tomé ci si va per le spiagge,
formate da tante piccole e piccolissime
baie, ognuna con i suoi colori; oppure
per ore e ore di camminata sui sentieri
della foresta primaria che qui
miracolosamente ancora sopravvive. E non
si corre di certo il rischio di trovare
frotte di italiani schiamazzanti, come
in certe isole del mar dei Caraibi o
dell’Oceano Indiano.
Nella città capitale São Tomé (lo stesso
nome dell’intera isola) per strada ci si
sente ancora chiamare «branco», «branca»
(bianco, bianca): un retaggio dei cinque
secoli di colonizzazione portoghese,
terminata solo un quarto di secolo fa,
nel 1975. Una ricca documentazione di
quegli anni la si può vedere nel piccolo
museo allestito nelle stanze del Forte
sulla strada litoranea. In quella
costruzione, che sembra uscire da un
film dei bucanieri, con terrazzamenti,
feritoie e cannoni, si possono vedere
importanti documenti e ricostruzioni con
materiale autentico degli anni della
colonizzazione, gli abiti degli schiavi
e gli strumenti di lavoro nelle
piantagioni. Una serie di fotografie
illustra la rivolta del 1953, soffocata
nel sangue, dove i portoghesi non ci
fanno certo una bella figura. Ma adesso
è tempo di pensare a ben altro: ai
cultori della pesca sportiva, ai
camminatori e agli studiosi, che a São
Tomé e Principe possono osservare specie
animali e vegetali introvabili altrove.
All’equatore ci si trova in una specie
di eterna estate, dove il giorno dura
esattamente come la notte: alle 6 di
sera comincia il buio. La giornata degli
abitanti di São Tomé, dunque, comincia
presto, una mezz’ora prima del sorgere
del sole, che alle 6 del mattino è già
brillante in cielo.
Per le donne il primo rito della
giornata è quello dell’acqua: con
vestiti multicolori, con i figli più
piccoli legati sulla schiena e con
grandi contenitori in testa, raggiungono
le fontanelle per strada. Aspettano con
pazienza il loro turno e dopo, aver
meticolosamente lavato e riempito i
contenitori d’acqua, con passo lento se
ne vanno. Intanto inizia anche il
via-vai di chi si reca al mercato nel
centro città. Un edificio dove per tutta
la giornata stazionano dentro e fuori
centinaia e centinaia di venditori e vi
passano migliaia di acquirenti. Appena
si entra nel mercato si viene colpiti da
un forte odore e vien quasi voglia di
uscire rapidamente. Ma ci si abitua
presto. Ed è quasi un peccato non poter
catturare quell’odore che - come le
madeleine di Proust - forse più di ogni
altra cosa ricorderà l’Africa una volta
tornati in Italia. In quello scatolone
che sembra una fabbrica dismessa ,
proprio nel centro della città, si vende
anche il pesce essiccato e fresco. Le
venditrici, per tutta la giornata, oltre
a vendere, svolgono la loro vita:
cucinano, mangiano, dormono, allattano i
bambini... La merce viene posta per
terra o su piccoli sgangherati
tavolacci. La cura per la disposizione è
quasi maniacale: allineamento e
abbinamento dei colori ricordano dipinti
di impressionisti francesi. Si va avanti
fino alle 17.30, quando una sirena
decreta la fine della giornata
commerciale.
I mercati si svuotano e le strade si
animano. Incomincia anche qui il rito
dello struscio; come nel centro delle
nostre città, La giornata sta per
chiudersi, ma prima c’è tempo per una
“canna”. Quella da zucchero. Che si
mangia rigorosamente per strada, come
tutto si fa a São Tomé. Dopo aver
strappato con i denti l’interno morbido
lo si succhia. Poi lo si sputa. Certe
strade sono letteralmente coperte di
filamenti bianchi con i segni dei denti. |
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Le tipiche case
Costano attorno ai 7-8mila euro. Una
cifra enorme per chi ne guadagna - la
maggioranza - meno di 50 al mese. Sono
le tipiche case degli abitanti di São
Tomé e Principe. Fatte in legno, si
sostengono su palafitte in modo che il
sotto della casa sia utilizzabile per la
vita all’aperto: dalla preparazione del
cibo alla vita sociale, alla piccola
coltivazione e a ricovero degli animali.
Bisogna considerare che soprattutto per
quattro mesi l’anno - da ottobre a fine
febbraio - c’è la stagione delle piogge.
Ma anche durante il resto dell’anno
all’equatore piove e non manca
l’umidità. E’ per questo che le case più
resistenti alla fine sono quelle in
legno. Fino a quando c’erano i
portoghesi le abitazioni in muratura,
nelle piantagioni (le roças) e in città,
erano adeguatamente conservate e
mantenute. Da quando se ne sono andati,
tutto sta andando in malora. I muri sono
marci di umidità perché dal tetto sono
stati tolti o sono caduti i coppi.
Due cooperatori di Canonica
Dopo quasi dieci anni di permanenza a
São Tomé, spesi nella cooperazione,
Tiziano e Mari Pisoni, marito e moglie
della provincia di Bergamo, sono
considerati un po’ gli ambasciatori
italiani nel mondo della cooperazione
nell’Africa occidentale. Lavorando per
l’Organizzazione non governativa
Alisei-Nuova Frontiera, sono diventati
un punto di riferimento per i
cooperatori degli altri Paesi europei.
Ma soprattutto per i saotomensi che
hanno capito il loro amore e la loro
passione per gli abitanti di quella
terra a cavallo dell’equatore. Questa
estate avevano trascorso qualche
settimana a Canonica nel Bergamasco,
dove stanno ristrutturando la loro casa.
Che, comunque, non sanno ancora quando
la potranno abitare in maniera stabile.
«Per quello c’è tempo - dicono- qui e
altrove c’è ancora molto da fare. E noi
abbiamo intenzione di continuare a dare
il nostro contributo». Tiziano, è un
veterinario e a Sao Tomé è diventato
anche un esperto in costruzioni rurali;
Mari in Italia lavorava nel settore
sanitario ed ha continuato, realizzando
uno speciale archivio a uso dei medici
per gli studi sulle malattie equatoriali
e tropicali. Inoltre si occupa della
promozione della cultura locale.
Villaggi
La vita nei villaggi è assai somigliante
a quella della città. Ovviamente
cambiano le dimensioni, ma anche lì
l’anima è il mercato. Che si tiene sulla
strada, l’unica che vi arriva e che
l’attraversa. Ai lati, in prima fila vi
sono le piccole baracche di legno
dipinte che sono i negozi. Subito dopo
vi sono le abitazioni. La strada che
collega i villaggi, spesso assai
distanti l’uno dall’altro, diventa il
corso e la passeggiata principale. Non
solo per uomini, donne e bambini. Ma
anche per maialini, polli, cani. Tanto
che all’arrivo delle poche jeep, tutti
si spostano rapidamente, senza
protestare per l’imprudenza degli
autisti che sfrecciano veloci.Molti
villaggi non hanno corrente elettrica e
dopo il tramonto diventano ancora più
caratteristici con i lumini di petrolio
o di olio di palma posti su banchetti ai
bordi della strada o nel fitto del bosco
e che segnalano una presenza umana.
Navetour
Ci si può aspettare di tutto, ma non di
trovare un’agenzia di viaggio a São
Tomé. E invece c’è. Si chiama Navetur
(navequatur@cstome.net -
www.navetur-equatour.st) I titolari, Luís e Bibi - marito e moglie - la
mandano avanti con quattro o cinque
dipendenti. Ovviamente il grosso del
lavoro non lo fanno con i rari turisti
che arrivano dall’Europa; lo fanno con i
cooperatori, gli uomini d’affari e gli
studiosi. Ma intanto hanno messo un
segnaposto per eventuali voli charter
che tutti si aspettano imminenti.
L’agenzia, grazie alle guide
specializzate, è in grado di fornire
“pacchetti turistici” per i tour
dell’isola alla scoperta dei villaggi,
delle piantagioni, delle roças e della
foresta primaria. Il tutto, ovviamente,
«leve-leve», che in gergo saotomense
vuol dire dolcemente, lentamente. «Del
resto, queste isole non si possono
aggredire, - spiega Luis - bisogna
scoprirle con gradualità per apprezzarne
interamente l’armonia e la vita». |
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