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Rocche e Castelli nel Ducato di Parma e
Piacenza
Testo di Luciano Ferrari
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Due grandi figure storiche, sia pure a
distanza di sette secoli una dall’altra,
hanno lasciato un segno indelebile nelle
vicende e nelle tradizioni di due delle
più ricche province della Penisola,
Reggio nell’Emilia e Parma. Sono Matilde
di Canossa, prima regina d’Italia, e
Maria Teresa d’Austria, sovrana del
granducato di Parma, Piacenza e
Guastalla. La prima balzò ai fasti della
storia per l’umiliazione inflitta nel
1077 all’imperatore Enrico IV, costretto
a salire penitente da papa Gregorio VII,
d’inverno e nella neve, fino
all’impervio castello di Canossa,
baluardo del feudo matildico; la seconda
(una della quattro Maria Luisa che
ressero il ducato parmense) perché ancor
oggi è ricordata per il retaggio di
norme, istituzioni, opere e cultura
lasciato in eredità al Parmense. Sotto
di loro, i rispettivi domini si
arricchirono ulteriormente di dimore
regali e opere d’arte, ma soprattutto di
rocche, fortezze e castelli, oggi quasi
tutti recuperati grazie a rispettosi
restauri. Come sentinelle, a decine
fiancheggiano la via Emilia dalle
colline pedemontane o dalle vette
dell’Appennino. Da sole, le province di
Parma e Piacenza annoverano sul loro
territorio 19 di questi edifici
difensivi. Tra i manufatti difensivi del
Piacentino figurano: le fortificazioni
di Vigoleno, l’intatto borgo medievale
di Castell’Arquato, la rocca e il
castello di Agazzano, il Castello di
Grapparello. Poi la Rocca d’Olgisio,
difesa da sei muraglie di cinta; la
rocca d’Olgisio, in Val Tidone; il
castello di Paterna, caratterizzato
dalla massiccia torre quadrata e da due
ponti levatoi; sulle rive del Trebbia,
il Castello di Rivalta, meta di
soggiorno molto gradita a membri della
corte d’Inghilterra. In quel di Parma
sorgono il sito fortificato di Bardi
(con piazza d’armi e l’inquietante museo
degli strumenti di tortura) e, splendido
complesso a soli 12 km da Parma, la
capitale di Maria Luisa d’Austria, la
sua Reggia di Colorno. E’ come una
piccola Versailles del Ducato, dove
soggiornarono i Farnese, i Borboni e i
Napoleonidi, oggi completamente
restaurata, giardino all’italiana
compreso. Procedendo verso Reggio
Emilia, si incontra, collocato sulle
colline, il castello di Felino (18 km da
Parma), difeso da un fossato e quattro
torrioni angolari, grande cortile
quadrato e balconate a ballatoio. Felino
è sinonimo di uno dei più inarrivabili e
tipici salami italiani, preparato a
forma di filzetta.
Lo spazio tiranno ci impone di citare
solo i nomi degli altri manieri del
Parmense: la Rocca di Sanvitale (a
Fontanellato), l’imponente castello di
Montechiarucolo e quello di Roccabianca,
la Rocca di Sala Baganza, quella dei
Rossi di San Secondo (conserva tremila
mq di dipinti), la Rocca di Soragna e il
turrito complesso fortificato di
Torrechiara. |
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Prodotti di grande e antica tradizione
Storia, costumi, gastronomia e la quieta
bellezza dei luoghi si sono alleati per
fare del comprensorio parmense una meta
ideale per brevi o lunghe escursioni di
grande fascino e impegno economico, alla
portata però di tutte le borse. Merito
soprattutto di queste potenti strutture
che hanno difeso, tra alterne vicende,
nei secoli, le ubertose pianure padane
ed i loro insuperabili prodotti tipici,
oggi internazionalmente noti: il
Parmigiano Reggiano, il prosciutto di
Parma, il salame di Felino e il
culatello. E hanno anche assicurato la
sopravvivenza di una cucina regionale
tra le più quotate. Ma c’è anche
dell’altro perché di grande attualità: i
vari programmi che le istituzioni locali
ed i tour operator propongono (fra essi
“Chiariva DMC”), tra i quali si
distingue uno denominato “La Strada dei
Castelli” (iniziativa dell’Associazione
Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e
Guastalla). C’è anche “La strada dei
Vini “ e vi sono altri itinerari misti
che coinvolgono i più famosi prodotti
locali (esempio: ”La strada del
Prosciutto e dei Vini dei Colli”), ma
anche altri richiami locali (trattorie e
ristoranti raccomandati), così come sedi
storiche e luoghi di cultura. Sono stati
quindi disegnati diversi itinerari ad
hoc per il turista pigro che vuole
evitare il fai da te e opta invece per
il pacchetto che gli fa risparmiare
tempo e spesso anche denaro. Questo
chiarisce perché sono stati allestiti
programmi per così dire pret-à-porter,
comodi e affidabili, da organismi cui il
lettore, grazie alle coordinate che
troverà in calce a questo testo, può
rivolgersi per informazioni e materiale
illustrativo.
“Sapori”, ma anche arte e cultura
Questa corale, massiccia promozione
include altre iniziative, come la Card
del Ducato, una tessera sconto sui
biglietti d’ingresso e sul materiale
informativo (cartine, CD-rom), la
rassegna enogastronomica “Ricordanze di
Sapori”, manifestazione itinerante di
castello in castello, le ippovie
(percorsi a cavallo da un luogo storico
all’altro). Ma il clou, a parer nostro,
sarà un appuntamento, d’obbligo per
viaggiatori umanisti assetati di cultura
ma anche per i turisti senza paraocchi,
quelli che non si soffermano soltanto
sulle bellezze dei luoghi e sulle tavole
di trattorie e ristoranti. E’ una mostra
internazionale d’arte (Parma: 8 febbraio
–15 maggio 2003) che il capoluogo dedica
ad un suo illustre concittadino,
Francesco Mazzola (1503-1540), per
ricordare i 500 anni dalla sua nascita.
Presentato così, parafrasando don
Abbondio, qualcuno potrebbe esclamare:
”Mazzola! Chi era costui?”. Ma se lo si
chiama con il suo storico nome d’arte,
“il Parmigianino”, in tutti gli
appassionati di pittura si accenderà la
lampadina del ricordo di uno dei geni
del manierismo europeo, la cui fama é
pari a quella di Raffaello, Tiziano,
Michelangelo e del Correggio (Antonio
Allegri). Per dare un’idea della
grandiosità della mostra “Il
Parmigianino e il Manierismo Europeo”
basta dire che presenterà capolavori
prestati dai 16 maggiori musei del mondo
(citiamo qui soltanto il Metropolitan di
New York, il Louvre, l’Ermitage, il
Prado, gli Uffizi) e che, dopo Parma,
traslocherà in blocco a Vienna (Kunshistorisches
Museum: 4 giugno-14 settembre 2003).
Tutte le iniziative in atto hanno dato
vita ad un sistema intrecciato di
itinerari cittadini e provinciali
nell’ex granducato che da mesi impegnano
enti pubblici e privati, specialmente la
galassia dei promotori turistici, in
sedute di coordinamento e di redazione
di programmi. Attivissimi sono
naturalmente gli operatori del turismo
enogastronomico, perché se il
Parmigianino, le regge e i castelli
costituiscono i piatti più appetitosi
per il viaggiatore umanista, per le
grandi masse l’irresistibile canto delle
sirene sarà costituito dai ristoranti e
trattorie della ricca cucina parmense e
dai suoi prodotti tipici che hanno
conquistato il mondo: il prosciutto di
Langhirano, il culatello di Zibello, la
coppa di Parma e la spalla di San
Secondo. Che anche da soli valgono bene
una scorribanda nei domini di Maria
Luisa (alias Maria Luigia, come la
chiamava il popolino). |
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Informazioni Utili
Castelli e regge
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