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Azzorre, giardino tropicale tra i
vulcani
di A. M. Arnesano - foto di G. Badini
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Forse non sono in molti a sapere che
l’estremo lembo occidentale del
continente europeo è costituito
dall’arcipelago portoghese delle
Azzorre, situate in pieno Atlantico a
metà strada tra il Portogallo e
l’America. Se non fosse per le
previsioni del tempo, che ci comunicano
ogni tanto l’arrivo di una perturbazione
dovuta all’anticiclone delle Azzorre, di
queste isole non ne conosceremmo
probabilmente nemmeno l’esistenza. La
loro presenza ha portato qualcuno a
vedervi un residuo di Atlantide,
l’antico e mitico continente posto oltre
le Colonne d’Ercole e distrutto da un
immane cataclisma in epoca protostorica.
In realtà si tratta delle terre di più
recente formazione del pianeta,
catapultate alla superficie dell’oceano
da un’intensa attività vulcanica
sottomarina. La loro natura vulcanica
risulta evidente un po’ ovunque, dalla
soffice sabbia scura delle spiagge alle
innumerevoli colate di lava, dai crateri
ai laghi, dai geyser alle sorgenti
termali, tutti elementi che determinano
il peculiare aspetto ambientale e
paesaggistico dell’arcipelago. Una
curiosità singolare: a Vale das Furnas,
uno dei luoghi più suggestivi di tutta
Sao Miguel, per cucinare un pollo non
occorre il fuoco; basta seppellirlo per
qualche ora nelle sabbie termali attorno
alle fumarole per ritrovarselo bello
cotto. Nella prima metà del Quattrocento
queste isole erano totalmente disabitate
e presentavano una ricca flora e
un’abbondante fauna in cui spiccavano
uccelli rapaci chiamati astores. Poi
arrivarono i portoghesi e le
battezzarono Acores (Azzorre), che
significa ‘le isole degli avvoltoi’.
Un Arcipelago di 20 Isole
L’arcipelago, comprendente nove isole
grandi in tutto come un decimo della
Sardegna, ha sempre vissuto una vita
tranquilla e appartata, totalmente
estraneo agli eventi del mondo,
riuscendo a conservare intatte nel tempo
le vecchie abitudini e le tradizioni del
passato. L’unica novità per questo
popolo di contadini, di pastori e di
pescatori è rappresentata dall’approdo
di qualche nave o yacht in rotta
transoceanica; più di recente anche dal
turismo, che ha scoperto un angolo di
terra primordiale con un clima di eterna
primavera: le temperature, infatti,
oscillano perennemente tra i 14 ed i 21
gradi, con la conseguenza che qui, oltre
ad esistere un suolo estremamente
fertile, il territorio è un vero
giardino botanico. La vegetazione è
fondamentalmente europea, a cui si
mischiano però essenze di tutti gli
altri continenti, ma con una densità e
un rigoglìo decisamente tropicali, come
attesta l’abbondanza di fiori selvatici
che spesso offrono immensi tappeti di
ortensie azzurre, azalee, agaphantes,
camelie, ibischi e magnolie. Nel
famosissimo ed indimenticabile
capolavoro di Herman Melville, Moby
Dick, ambientato tra i cacciatori di
balene del New England, il capitano
Achab si spinse fino a queste acque
infide e misteriose a caccia della
balena bianca, che proprio qui incontrò.
Infatti le Azzorre sono state in passato
terra di balenieri, considerati anzi tra
i migliori del mondo per l’abilità e il
coraggio che sapevano dimostrare a bordo
delle loro esili imbarcazioni, e anche
da questo il turista viene conquistato.
Un apposito museo a Lajes, capoluogo
dell’isola di Pico, e un artigianato di
piccoli monili in osso di balena,
testimoniano i fasti di quell’epoca
gloriosa e ormai irripetibile. |
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Piccoli mondi diversi
Queste meravigliose isole presentano
caratteristiche geografiche, climatiche
e ambientali assai diverse e possono
essere raggruppate in tre distinti
gruppi: Santa Maria e Sao Miguel ad est;
Terceira, Graciosa, Sao Jorge, Pico e
Faial, vicine tra loro, al centro;
Flores e Corvo, isolate, ad occidente.
Santa Maria, la più orientale e la prima
ad essere scoperta, offre colline
boscose punteggiate da campi e frutteti;
l’elevata temperatura e la presenza di
numerose spiaggette riparate che la
fanno la più adatta alla balneazione. Vi
approdò Colombo di ritorno dal suo
glorioso viaggio nelle Americhe nel
1493, e qui fu tenuto prigioniero,
assieme al suo equipaggio, nella chiesa
di Anjos, per aver violato le acque
territoriali portoghesi con una nave
battente bandiera spagnola. La più vasta
(circa tre volte l’Elba) Sao Miguel si
distingue per la lussureggiante
vegetazione e per le intense
manifestazioni endogene come crateri,
geyser, sorgenti termali di acque e
fanghi; oltretutto, possiede anche
l’unica sorgente di acque ferruginose
calde del mondo. Al suo interno due
incantevoli laghi: uno azzurro, che
riflette il cielo, e un altro che sembra
verde perché assimila il colore della
vegetazione. Improntata quasi su modelli
europei è invece la vita a Ponta Delgada,
il capoluogo dell’isola e
dell’arcipelago, con oltre 140 mila
abitanti, che offre insigni costruzioni
storiche e pregevoli giardini. Il gruppo
centrale si apre con Terceira, la più
popolata, caratterizzata da fertili
campi separati da muretti a secco o da
siepi d’ortensie. Custodisce gelosamente
in una baia il capoluogo Angra do
Heroismo, che significa “baia
dell’eroismo”, dominato da un castello
cinquecentesco ed impreziosito da
innumerevoli monumenti.
L’isola delle corride
Terceira è conosciuta anche come l’isola
delle corride, ma le tourada che si
svolgono qui non hanno nulla a che
vedere con quelle spagnole: si tratta
solo di un gioco, di una prova di
coraggio, di una sfida; i tranquilli
abitanti, permeati da un radicato senso
religioso, non si sognerebbero infatti
mai di uccidere un toro per
divertimento. Segue la minuscola
Graciosa, la più piatta e la più secca
dell’arcipelago; coperta di vigneti (qui
si produce un ottimo vino, famoso anche
nel continente) e di mulini a vento,
racchiude numerose grotte vulcaniche. La
selvaggia e rocciosa Sao Jorge si
presenta invece coperta da un fitto
tappeto di campi coltivati e di ortensie
azzurre, punteggiati da case
bianchissime; infine Pico, l’isola dei
capodogli, aspra e scoscesa, con una
costa molto frastagliata costellata da
isolotti, grotte e insenature.
Vicinissima a Pico è Faial, isola
fertilissima disseminata di ortensie e
di camelie. Le intense attività
vulcaniche del passato si confondono con
quelle del vulcano Capelhinos, la cui
eruzione del 1957, durata un anno
intero, ha sommerso sotto cenere e lava
un tratto di isola. Il capoluogo Horta,
famoso per i coloratissimi murales,
rappresenta il maggior porto delle
Azzorre; possiede un interessante museo
di vulcanologia e un prestigioso
giardino botanico. All’estremo
occidente, assai distanti dalle
precedenti, si trovano infine Corvo e
Flores, quest’ultima un vero giardino
tropicale ricco di tutte le essenze
possibili, di graziosi laghetti al fondo
di crateri vulcanici e di cascate che
precipitano direttamente in mare. |
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Informazioni Utili
Lingua: la lingua ufficiale è il
portoghese.
Moneta: l’escudo portoghese.
Documenti: per entrare nelle Azzorre,
territorio portoghese, basta la carta
d’identità valida per l’espatrio.
Clima: l’arcipelago gode di un clima
perennemente mite, grazie anche
all’influsso della corrente del Golfo,
ma decisamente mutevole e instabile:
nell’arco della stessa giornata si
possono alternare nebbia, pioggia e sole
splendente.
Viaggi organizzati: uno dei pochi a
programmare viaggi alle Azzorre è il
tour operator milanese “Drive Out
Viaggi” (tel. 02.48519445 -
www.driveout.it), specialista in turismo
di scoperta, che nell’arcipelago propone
due diversi itinerari. Il primo, della
durata di una settimana, tocca Sao
Miguel, l’isola maggiore, poi Faial,
disseminata di ortensie e camelie e
dominata dalla mole del vulcano
Capelhinos, e infine l’aspra e scoscesa
Pico, antico importante centro
baleniero, ai piedi di una montagna di
2.537 metri, massima altitudine del
Portogallo. Quote da 1.168 euro. Il
secondo richiede 11 giorni e, oltre le
precedenti, tocca anche Terceira,
l’isola più popolata, con palesi
manifestazioni vulcaniche e fertili
campi separati da siepi di ortensie.
Quota da 1.337 euro. Per entrambi
soluzioni, partenze individuali (minimo
due persone), con voli di linea da ogni
aeroporto italiano via Lisbona ogni
settimana, pernottamenti in hotel a 3 e
4 stelle, pranzi inclusi, con guida
multilingue franco-inglese.
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