Bellezza infinita e gioia di vivere:
anche così si può raffigurare quello
spicchio di territorio che è l’Aquitania.
La storia qui ha un passato di 25.000
anni. Ne sono testimonianza eccezionale
le grotte di Lascaux, situate in
prossimità di Montignac, piccolo borgo
posto lungo il corso del fiume Vézère.
Qui sono dipinte, sulle pareti rocciose
di una grotta, circa 1500 figure di
animali, tori e cavalli con un realismo
impressionante, sia per tratto grafico
sia per i colori vivacissimi rosso ed
ocra, che ne fanno una delle meraviglie
del mondo. La grotta originale è stata
chiusa al pubblico nel 1993 per
l’estrema delicatezza dei capolavori che
andavano degradandosi a causa
dell’anidride carbonica portata dai
visitatori; è possibile visitare Lascaux
II, una fedelissima riproduzione
ricreata poco lontano da quella
originale.
Un salto di molti millenni, qui tutto è
possibile, ed eccoci proiettati nel
nostro Medioevo. Attorno all’anno mille
e fino al milletrecento qui nascono i
primi villaggi fortificati: le bastides.
Le prime furono costruite
precipitosamente dai francesi e dagli
inglesi per favorire gli insediamenti in
aree spopolate, prima della guerra dei
100 anni. Presentano una pianta a
scacchiera con l’incrocio regolare delle
strade, circondate da mura e fossati:
all’interno, strade ad angolo retto,
torri di difesa, la piazza con al centro
il mercato coperto, dove si affacciavano
le chiese e le botteghe.
Sono oltre 200 le “bastides”presenti in
Aquitania e le più belle sono quelle di
Domme, Montpazier, Cadillac, Cologne,
Villefranche (la prima ad essere
costruita dai re di Francia), Vay,
Montflanquin, eccetera. Spesso collocate
in cima ad una collina, sono
affascinanti nella loro semplicità.
Il tempo passa, le fortificazioni si
evolvono ed eccoci agli stupendi
castelli che hanno fatto da cornice alla
lunghissima guerra che oppose i francesi
agli inglesi. Solo in Aquitania ve ne
sono
Centinaia. Un po’ a naso, un po’
seguendo la via verso il mare
costeggiando fiumi come la
Dordogna, il Tarn, il Lote, la Vézère,
ne andremo alla scoperta. |
Lungo i sentieri della “Dolce Francia”.
Alla scoperta della “Dolce Francia”
eccoci ad Albi. Ridente cittadina posta
sul fiume Tarn, deve la sua fama alla
crociata del 1200 contro gli Albigesi.
Monumentale vista dall’esterno,
bellissima all’interno la cattedrale di
Santa Cecilia: più che una chiesa
assomiglia ad una fortezza di mattoni
rossi. Notorietà e ricchezza le
derivarono qualche secolo dopo (XVI)
dalla lavorazione del “pastello”, pianta
che, triturata, produceva il colorante
azzurro oggi ancora famoso. Qui nacque
Toulouse-Loutrec. Nelle vicinanze Cordes
sur Ciel, luogo magico e pieno di storia
e tradizione. E’ un villaggio
fortificato da ben cinque ordini di
mura. Villefranche-de-Rouergue mostra un
piano urbanistico eccezionale; il ponte
des Consuls, gettato sull’Aveyron, la
unisce al centro della “bastide”. La
grande piazza di Notre-Dame è contornata
da stupendi portici coperti.
St. Cirq-Lapopie, riconosciuto come il
più bel villaggio di Francia, è uno
splendido esempio di urbanesimo
medioevale abbarbicato sopra un dirupo a
strapiombo sul fiume Lot.
Cahors, situata nella brulla regione del
Quercy, chiusa entro una stretta ansa
del fiume Lot, conserva nella parte
vecchia il pittoresco aspetto medioevale
che risalta con il ponte Valentré, una
magnifica costruzione trecentesca
gettata su sette arcate gotiche tutte
uguali, difeso alle estremità ed al
centro da tre snelle torri merlate.
Nei dintorni sorge il castello di
Bonaguil, splendido e superbo esempio di
architettura militare medioevale. Poco
più a nord, ecco Rocamadour, un gioiello
architettonico che attira turisti da
ogni parte, tanto che è la terza
località più visitata di Francia dopo
Parigi e Mont Saint Michel. Come sospeso
sulla falesia, lo straordinario borgo
medioevale s’allunga sulla sua unica
via, dominato dal santuario dedicato
appunto a S. Amadour ed alla Vergine
Nera.
Il nostro girovagare ci porta adesso a
Sarlat, dove vi è la più vasta
concentrazione di facciate medioevali di
tutta la Francia, e, seguendo la
Dordogna, in un crescendo senza fine, ci
vengono incontro La Roque Gageac, Beynac,
con il suo suggestivo castello
contrapposto a quello di Castelnaud, e
Milandes, autentici tesori
d’architettura militare e testimoni
partecipi alla guerra dei cent’anni;
oppure Marqueyssac, dove si possono
ammirare i seicenteschi giardini.
Il percorso prosegue fino a giungere a
Belgerac, patria di Cyrano; Perigueux,
dove si conservano vestigia di edifici
romani e la più grande cattedrale del
sud-ovest; Saint Front, in stile
bizantino con le caratteristiche cupole
a pinnacoli, circondata da un dedalo di
stradine tipiche dell’età medioevale.
Le località da vedere e visitare
sarebbero ancora infinite ma la voglia
di un po’ di riposo e di mare ci porta a
Bordeaux, non prima però di aver
visitato St. Emilion, patria dei vini
rossi più famosi e nel passato
importante tappa sulla via del Cammino
di Compostela. Mura duecentesche ne
chiudono la parte alta, notevole il
campanile della Collegiata sotto il
quale vi è una chiesa monolitica dell’XI
secolo tutta scavata nella roccia.
Visitata Bordeaux non si potevano
tralasciare Arcachon e le impareggiabili
dune di Pyla. Qui si può ammirare il più
imponente sistema di dune presenti in
Europa. Estese per circa tre chilometri,
sono alte fino a 110 metri e sono il
simbolo della Cote d’Argent, che con le
sue spiagge sabbiose si spinge
ininterrottamente fino al confine
spagnolo.
Per dovere di cronaca segnaliamo altre
località, che non staremo a descrivere
ma che meritano sicuramente una visita:
Moissac, con la abbazia di S. Pierre,
indiscusso tesoro; Figeac, patria di
Jean-François Champollion, che per primo
decifrò i geroglifici della stele di
rosetta ed a cui è dedicato place des
Ecritures, sul cui pavimento in granito
nero è riprodotta la celebre iscrizione,
ingrandita 200 volte.
Tutto questo è solo un piccolo spacccato
di questa incantevole regione di
Francia, che merita certamente di essere
percorsa e scoperta in lungo e in largo:
perché ovunque c’è qualcosa di
interessante da ammirare.
La patria del buongustaio
L’Aquitania non ha solo bellezze
naturali, storiche od architettoniche; è
anche la patria del buongustaio con le
sue straordinarie tradizioni
gastronomiche.
La cucina è molto varia e fa uso di
tutto quello che possiamo immaginare:
dai legumi alla carne, dal pesce alle
uova; ma quasi tutto si basa sullo
strutto, l’olio d’olivo, l’aglio, il
grasso d’oca.
Una specialità che ha superato i confini
regionali e nazionali è sicuramente il
“foie gras”(fegato d’oca) utilizzato e
gustato in tutti i modi: a freddo sulle
tartine come antipasto oppure scaldato
ed usato come guarnitura di altri
piatti. Molto apprezzato è anche il
“confit”. Polli, tacchini, anitre, oche,
vengono conservate nel grasso della loro
cottura e poi mangiati caldi con purè o
funghi, oppure consumati freddi in
associazione con mostarde, capperi ecc.
Il piatto locale più tradizionale è
certamente il “cassoulet” a base di
carne di maiale o di montone, fagioli
bianchi, cotenna di maiale, aglio e
grasso d’oca. Notevoli sono le zuppe,
sempre all’aglio e cipolla con uova e
verdure fresche.
Per bene accompagnare queste
prelibatezze non poteva che esserci un
vino eccezionale e di grande tradizione,
già conosciuto nell’epoca gallo-romana,
ricco di notevoli differenze e dai tanti
gusti a secondo del terreno, ma sempre
prestigioso: il Bordeaux.
L’Armagnac è invece uno dei più costosi
ed esclusivi super alcolici di Francia.
Derivato da uve prodotte nei vigneti che
si estendono fra le regioni del Gers,
Lot et Garonne e Landes, simile al
cognac, la sua distillazione è
gelosamente custodita. |