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Stregati dalle dune del Sahara

Testo di AnnaM. Arnesano-Foto di Giulio Badini

 

Il deserto non si racconta, si vive, come scrive nel suo libro “Sono nato con la sabbia negli occhi” Mano Dayak, un tuareg originario dell’Air, ai bordi del Ténéré (Niger). Grande verità, perchè non è davvero possibile esprimere – né con le parole, né con le immagini - la somma dei sentimenti che il deserto è in grado di suscitare. Sarebbe troppo riduttivo parlare di un paesaggio fatto di dune e di cielo; ci si trova di fronte ad un cosmo straordinario ed unico, una realtà intrisa di mistero e di poesia dove l’uomo non può che sentirsi un essere piccolo piccolo. Un viaggio nel deserto corrisponde ad un viaggio interiore, lungo il quale un turbinio di emozioni e sensazioni ti danno la percezione di quello che hai di fronte. Sconvolgente e magico al tempo stesso, soprattutto per chi vi si reca per la prima volta, quando bastano pochi attimi per essere consapevoli che si ritornerà ancora. E’ incredibile, ma ti cattura, ti rapisce e non si riesce ad opporre una qualsiasi resistenza: le sue dune alte, morbide e sinuose, si offrono a te e ti accolgono; se poi queste dune sono quelle dell’edeyen di Murzuq, l’ultimo deserto inesplorato del Sahara, allora la scenografia diventa un’altra e le emozioni ancora più forti, se si considera che questo erg in tempi storici non è mai stato attraversato perché non c’è acqua, non ci sono pozzi né sorgenti, e quindi nemmeno un filo d’erba, e nella sabbia si sprofonda facilmente.
L’edeyen di Murzuq si trova nel Fezzan, l’estremo sud-ovest della Libia, ed è un’enorme distesa di dune (alte fino a 200 metri) di 60 mila chilometri quadrati, grande oltre due volte la Sicilia, al confine con l’Algeria e il Niger. Non si tratta del maggior erg sahariano, ma è certamente il più arido: per questa ragione nessuno ha mai avuto interesse a penetrarvi e le piste carovaniere hanno sempre evitato di attraversarlo, preferendo compiere un lungo periplo per aggirarlo sui lati. I grandi appassionati di raid sahariani hanno cominciato a penetrarvi solo in questi ultimissimi anni, tenendosi però spesso sui bordi. Ma a Murzuq si va solo dopo aver già fatto altri viaggi nel deserto e se si possiede un forte spirito d’avventura. Si tratta infatti di una chicca che possono apprezzare solo i veri esperti del deserto, per il fatto di essere ancora inesplorato.
Chi non è mai stato nel Sahara e desidera fare il suo primo viaggio può iniziare in modo molto più soft, assicurandosi elementari comfort ma garantendosi al tempo stesso altrettante emozioni. Dune altissime, altipiani rocciosi, canyon, pitture e incisioni rupestri e laghi salati li troviamo nel cuore del Fezzan. Da Tripoli a Sebha, il capoluogo del Fezzan, o a Gath, la capitale dei tuareg libici al confine con l’Algeria, si arriva comodamente in aereo. Qui inizia il viaggio nel Sahara libico. Fuori dall’aeroporto ad aspettare con le loro Toyota ci sono i tuareg, i mitici “uomini blu”, diventati ormai i più abili ed esperti autisti del deserto.

 

L’Itinerario

La prima tappa è Germa, la capitale dei Garamanti, una tribù berbera già celebre nell’antichità perché percorreva il deserto in largo e in lungo a bordo di velocissime bighe trainate da cavalli. Erano gli antenati dei tuareg? Forse. La cosa certa è che furono nemici dei Romani e alleati dei Cartaginesi. Per circa quattro secoli i Romani mantennero il dominio sul Fezzan, soppiantati poi dagli Arabi, dai Turchi e dagli Italiani nel 1913. Storie travagliate fatte di continue lotte e dominazioni, ben conservate nelle rovine dell’antica Garama. A Germa, proprio di fronte al museo, si fa base a Dar Germa, casa Germa, un buon albergo di standar europeo gestito dal veneziano Sergio Scarpa. Da questa postazione ideale si può andare, sempre in fuoristrada, alla scoperta del Fezzan: le incisioni rupestri nel Messak Mellet (altopiano bianco), i laghi salati di Mandara, Oum El Ma e Gabroun, e ancora le altissime dune dell’Erg di Ubari.
La seconda tappa è l’attraversamento del deserto pietroso del Messak Settafet (altopiano nero), per poi raggiungere il Parco Nazionale del Tadrart Acacus, protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità per le sue peculiarità geologiche e storiche. I suoi fiumi fossili, le piatte distese che spaziano all’infinito, le rocce dalle curiose e fantasiose erosioni, le dune policromatiche dalle creste sinuose e sensuali, le splendide pitture preistoriche celate in grotte e ripari tramandateci dagli artisti dell’epoca, che rappresentano scene di caccia, di vita quotidiana e battaglie, e le molteplici tracce dell’antica presenza umana, quando il Sahara - 10.000 anni fa - era ancora una savana verde solcata da fiumi, laghi e paludi, abitato da una ricca fauna equatoriale come giraffe, elefanti, struzzi e rinoceronti, fanno da sfondo a questo bellissimo paesaggio mozzafiato. La visita ai vari siti è facilitata dalla presenza di un campo tendato fisso, dotato di tutti i comfort, nella località di Dar Auis, realizzato anch’esso da Sergio Scarpa nel 1998. Situato nella suggestiva cornice dell’Auis, nel cuore del parco dell’Acacus, attorniato da imponenti falesie, il campo è stato il primo a sorgere in tutto il Sahara. Una ventina di grandi tende a due posti consentono di dormire in comodi letti con materassi e piumoni, luce elettrica, lavandino, mobiletti, salottino esterno. Ad ogni tenda corrisponde un bagno e doccia con 50 litri di acqua al giorno. La sera, al rientro dopo una giornata intensa, si cena nella sala del campo, per raggiungere dopo due passi l’incantevole sottostante ‘Valle della luna’. Che si sia da soli o in compagnia, l’effetto che produce quest’altro angolo dell’Auis è intenso e dirompente: spiritualità, emozioni e sentimenti si scatenano. Intorno a te il silenzio più assoluto! Quel silenzio che permette di ascoltare se stessi. Il giorno dopo si riparte, pronti per catapultarsi in altre emozionanti avventure.

 

Un veneziano in Libia

Ex professore di liceo, ex sindacalista, Sergio Scarpa, oggi cinquantaseienne, è viaggiatore ed imprenditore turistico. Percorre il Sahara da oltre vent’anni ed è stato tra i primi a tornare in Libia dopo la riapertura delle frontiere. Uomo dotato di forte personalità, carisma e di grande cultura, fin dai tempi dell’embargo, ha sempre creduto che in quegli angoli sperduti dell’immenso Sahara dovesse realizzare i suoi progetti di vita e metterli a disposizione di quanti come lui amano il deserto. Dar Sahara, la sua organizzazione, dà lavoro ad una quarantina di persone, in gran parte tuareg.


“Gli uomini blu”.

Singolari ed affascinanti i tuareg, noti anche come ‘uomini blu’ a causa del color indaco dei loro abiti (che finisce per colorare anche la pelle) e dello cheche , la tradizionale striscia di cotone usata come copricapo, rappresentano uno dei gruppi etnici più diffusi nel Sahara. Una volta erano leggendari carovanieri, adesso sono diventati autisti esperti, accompagnatori turistici e camionisti. Ma i tuareg, qualunque sia la loro attività attuale, hanno sempre nel cuore, negli occhi e nella testa il deserto. Abilissimi ieri con i cammelli, altrettanto lo sono oggi con i fuoristrada, a riprova del fatto che il deserto costituisce per loro la vita. Al tramonto, quando la giornata è terminata, si stendono sulla cresta delle dune, guardano il cielo, bevono il tè. Ebbene si, il famoso rito del tè nel deserto. Essi hanno conservato immutata questa bella tradizione, diventata il simbolo delle relazioni sociali.


Per saperne di più

Clima: da giugno ad agosto proibitivo per il caldo, maggio e settembre caldi, da dicembre a gennaio freddo di notte, ottimi i restanti mesi.
Visti: per entrare in Libia occorrono un invito locale, visto e passaporto tradotto in arabo, formalità a cui possono provvedere gli operatori italiani.
Dogana: in Libia, paese di stretta sorveglianza islamica, è assolutamente vietato introdurre alcolici e carni di maiale.
Lingua: nel Fezzan si parla arabo e tamachek, la lingua dei tuareg; qualcuno parla anche il francese, quasi nessuno l’inglese.
Moneta: il dinaro libico vale circa 1.500 lire. Ben accettati i dollari USA, non altre monete e carte di
Disposizioni sanitarie: non sono richieste vaccinazioni o profilassi.
Bibliografia: appena uscita Libia della Giunti – Guide del Gabbiano di Giulio Badini e Claudia Farina generica sul paese l’esauriente guida Clup di Andrea Semplici; specifica sul Fezzan la Libia del sud-ovest di Jacques Gandini, edizioni Polaris.

 

 

Informazioni Utili

Viaggi organizzati:
Gli operatori milanesi “Aviomar” tel. 02 58 39 41, www.aviomar.it e “Drive Out” tel. 02 48 51 94 45, www.driveout.it, specialisti sulla destinazione Libia a cui dedicano appositi cataloghi, propongono un viaggio di 8 giorni che facendo base all’albergo Dar Germa e al campo tendato di Dar Auis tocca tutti i luoghi del Fezzan, oltre a consentire una visita della capitale Tripoli. Voli di linea Libyan Arab Airlines da Roma, trasferimenti e escursioni in fuoristrada con guide parlanti italiano costano da 1.648 euro in pensione completa, oltre a 150 dollari per il volo interno. Partenze di gruppo garantite ogni settimana fino a maggio. Prolungando il viaggio di 3 giorni è possibile compiere la visita accurata ai due antichi capisaldi della Tripolitania romana, vale a dire Sabrata, con il suo scenografico teatro in gran parte ricostruito, e Leptis Magna, la più consistente e opulenta città romana d’Africa. In questo caso il prezzo è di 2.095 euro, con le stesse modalità.

 

 

 

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