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Nel Parco del Cilento tra passato e
presente
Testo e foto di Germano Rossi
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Per
definizione dei suoi stessi abitanti, il
Cilento è bello, aspro e duro. Dopo
averlo percorso in lungo ed in largo ed
aver vissuto e discusso con gli indigeni
che regolarmente lo abitano, a ragion
veduta desidererei aggiungere altri due
aggettivi: sereno e laborioso.
Nel corso di questo personale "stage",
ho verificato le condizioni di vita che
caratterizzano questa fetta di
territorio italiano o meglio ancora
campano che sta rivivendo anche grazie
alla fondazione del Parco: un viaggio
fra il passato ed il presente. Dalla
quasi certezza di centri abitati in via
di estinzione, si stanno creando oggi le
giuste condizioni per la rinascita di
borghi che, per il loro basso tasso
demografico, sembravano a rischio.
Questa inversione di tendenza ha
certamente avuto una spinta dai progetti
in corso, che tendono a rivalorizzare un
patrimonio culturale, storico-artistico
e gastronomico, avviato dopo la
creazione del parco del Cilento e del
Vallo di Diano per merito della regione
Campania e dalla provincia di Salerno.
Ne è conferma il superamento
dell'isolamento ancestrale che porta a
confrontarsi ed a mettere a punto
strategie di sviluppo in stretta
sinergia con i comuni limitrofi. Fare di
questi "centri minori", ricchi di storia
e di tradizioni, di beni culturali e di
prodotti enogastronomici di nicchia, il
volano per il rilancio anche economico
della zona e della regione è certamente
l'impegno che le istituzioni hanno
saputo cogliere e rilanciare. La
valorizzazione dell'ambiente e
dell'habitat naturale, tramite il
coinvolgimento attivo delle persone che
lo abitano, è certamente un altro fatto
di rilevanza significativa, in cui i
comuni e le rispettive amministrazioni
sono i principali attori delle strategie
di sviluppo e cura del territorio.
Elemento fondamentale per lo sviluppo ed
ampliamento dei progetti è certamente la
consapevolezza della volontà di
difendere i valori ancestrali, il
passato rurale, i centri storici, la
fauna e la flora, le tradizioni che
rappresentano i muri portanti di una
realtà multistratificata che può
concretizzarsi solo nella salvaguardia
del territorio, fra cui spiccano il
recupero degli edifici rurali e delle
zone agricole dismesse oltre lo sviluppo
turistico con particolare attenzione
alla salvaguardia delle zone costiere e
non dall'inquinamento inteso in senso
lato. In questo contesto, l'antico entra
in contatto con il moderno più dinamico,
mantenendo però quelle caratteristiche
peculiari che hanno generato un
equilibrio armonico che in questa
regione dura da millenni. I frutti di
questa programmazione sono comunque ed
inequivocabilmente davanti agli occhi di
tutti e la rinascita è in pieno
svolgimento, tanto che ognuno la può
cogliere visitando il Parco. |
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Un'isola verde sul Mar Tirreno.
Il Parco del Cilento e del Vallo di
Diano è localizzato nella regione
Campania e occupa tutta la parte
meridionale della provincia di Salerno,
all'incontro di quest'ultima con la
Basilicata. Il Parco si affaccia sul mar
Tirreno ed occupa una posizione
baricentrica rispetto all'intero bacino
mediterraneo. Ha un'estensione di ben
181.048 ha. ed è il secondo in Italia
per superficie. Interessa 80 comuni e
circa 230.000 abitanti. Questo
territorio è un vero tesoro a cielo
aperto che ha saputo conservare
inalterato nel tempo l'armonia e la sua
storia millenaria. E' costituito da un
ambiente costiero, montano e vallivo
inserito entro limiti geografici ben
determinati dal Mar Tirreno e dalla rete
idrografica del Sele e dal Tanagro. Il
tratto del Mar Tirreno compreso tra il
golfo di Salerno ed il golfo di
Policastro lo contorna da ovest a sud,
il corso del fiume Sele lo limita a nord
e l'ampia depressione del Vallo di
Diano, attraversato dal fiume Tanagro
affluente del Sele, lo chiude a est. La
morfologia è caratterizzata da rilievi
montuosi digradanti verso il mare, dove
la costa è formata da una successione di
falesie, spiagge, insenature e
promontori interessati da fenomeni
carsici e ricche di grotte marine.
All'interno, numerosi massicci si
elevano oltre i 1500 metri ed i versanti
presentano lunghe incisioni percorse da
corsi d'acqua a carattere sporadici.
Il parco del Cilento, grazie alle
particolari condizioni geomorfologiche,
è caratterizzato da una ricchezza
eccezionale di habitat e di vegetazione
fra cui spicca la "primula Palinuri" di
carattere ancestrale, dai delicati
fiorellini giallo-dorati, il pino
d'Aleppo, il cisto, l'olivo spontaneo,
il carrubo, il ginepro e macchie ad
euforbia arborea lungo la costa. Nelle
valli interne sono presenti boschi di
leccio, cerro e querce mentre numerosi
sono i siti dove si conservano intatti
habitat naturali della flora e della
fauna. Questa ricchezza non è il
risultato di soli fattori naturali in
quanto l'azione dell'uomo ha saputo
interagire nel tempo con il quadro
naturale, a volte condizionandolo fino
ad ottenere quell'armonioso connubio che
oggi si presenta davanti ai nostri
sguardi. Le opportunità offerte dalla
natura all'uomo hanno inoltre permesso a
quest'ultimo di trovarvi ricovero,
sostentamento e vita. Dai ripari offerti
dalle rocce e dalle grotte agli uomini
del neolitico si è giunti alla
realizzazione di notevoli centri urbani
dell'antichità quali Paestum ed Elea, a
conferma dell'utilizzazione della terra
in stretta correlazione con la forte
carica culturale e spirituale dei suoi
abitanti. In epoca medioevale, il
sistema di percorsi posti lungo i
crinali montuosi, al di fuori dalle vie
di penetrazione romana, si è tramutato
in una fitta trama di paesi, villaggi,
chiese che ancora oggi sono ben visibili
ed inalterati.
La creazione del Parco mira a conservare
questi valori storici, archeologici ed
antropologici salvaguardando questo
paesaggio unico. |
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Un
viaggio tra la gente.
Cercheremo di descrivere brevemente i
maggiori luoghi del Parco che ci
tramandano i loro valori e le loro
bellezze. Iniziamo il nostro viaggio da
Paestum, ove si trovano i resti di una
delle più importanti colonie della Magna
Grecia, fondata nel VI secolo A.C.:
Poseidonia. La zona archeologica è
indimenticabile, con le sue mura ben
conservate, lunghe cinque chilometri ed
interrotte da 4 porte. Oltrepassata la
porta della Giustizia, lungo la via
sacra, si possono ammirare i monumenti
più grandiosi dell'antica città: la
Basilica, il tempio di Nettuno e quello
di Cerere. La visita al museo
archeologico permette di conoscere i
reperti recuperati nella città e nel
santuario di Hera Argiva. Da non perdere
le Metope, lastre di pietra scolpita che
ornavano i templi, e soprattutto i
famosi affreschi fra cui quello della
tomba del tuffatore, incontro della
spiritualità greca con la cultura
etrusca.
A pochi chilometri da Paestum, il borgo
medioevale di Agropoli segna l'ingresso
nel Parco del Cilento ed offre dal suo
castello una splendida vista sul golfo
di Salerno. Un'altra importante area
archeologica è quella di Velia, fondata
dai greci con il nome di Elea nel 540
A.C., che fu sede di una scuola
filosofica. Un giro degli scavi darà
l'idea dell'antica grandezza. Notevole è
la Porta rosa, così come le sue terme ed
i suoi mosaici. In cima ad una collina
che domina gli scavi, resistono una
grandiosa torre angioina ed i resti di
un castello. Bella la lunga spiaggia di
Marina di Velia, lambita da un mare
cristallino.
Esaurita la visita dell'antica Elea, la
strada costiera, adornata da splendidi
ulivi, ci conduce a Pisciotta, arroccata
in bella posizione a strapiombo sul
mare. Immerso in un mare dagli splendidi
colori, dove la leggenda narra che vi
annegò il fido nocchiero di Enea e di
cui conserva il mitico nome, ecco
Palinuro. Il capo si protende verso il
mare, selvaggio e solitario. E' questo
il luogo ideale per diverse escursioni
sia verso l'interno sia per tutte le
località naturalistiche della costiera,
ricca di grotte marine ed alte falesie
fra cui spicca un bell'arco naturale. A
pochi minuti sorge Marina di Camerata,
separata da Palinuro da bellissime
spiagge e deliziose calette, centro
peschereccio e notevole località
balneare, situata in un punto molto
pittoresco della frastagliata costa.
A malincuore, chi vuole scoprire il
Cilento vero deve voltare le spalle al
mare dalle acque limpidissime ed
inoltrasi verso l'interno, dove bianchi
paesi si affacciano in direzione del
Tirreno. Subito si incontra Camerata con
l'intrigo delle sue stradine, dominata
dai resti del castello, che mostra tutta
la suggestione dell'antico borgo
medioevale fondato nell'antichità da
coloni greci fra l'VIII e VII sec. A.C.
Famosa è la maestria dei suoi ceramisti
che ricalca l'arcaica tecnica ellenica.
Lentiscos, arroccata alle pendici del
monte Croce del Calvario, sorge lungo
l'antico sentiero che, attraverso
terrazzamenti risalenti all'epoca
romana, regala l'atmosfera perduta di
un'epoca vetusta. Così come Massicelle,
dove ancora è possibile trovare, nella
serenità del luogo, tracce di un passato
legato alla terra e di cui si
conservano, negli angoli più nascosti
delle case rurali, gli strumenti di
lavoro del quotidiano passato. Non è
stato facile ritrovare quegli strumenti
legati all'attività manuale che
tramandano ai nostri giorni antiche fasi
di lavorazione; grazie alla
collaborazione attiva della gente del
luogo, sempre cordiale e disponibile, ho
potuto rintracciare e fotografare vecchi
aratri in legno, attrezzi usati per la
filatura della lana e, soprattutto, un
vecchio frantoio ad acqua del 1700 e le
relative presse a torchio, tutto in
perfetto stato, anche se in abbandono,
come a Licusati e Rofrano.
In questi borghi ho riscoperto l'aspetto
perduto legato alla manualità del lavoro
quotidiano di un tempo, come la
lavorazione dei cesti in vimini ed i
lavori all'uncinetto o la pigiatura
dell'uva eseguita con l'aiuto di vecchi
torchi a mano. A Centola, altro
splendido borgo, ho assistito alla
fabbricazione di pipe in radica,
ottenute dalla lavorazione dei ciocchi
di erica. Testimonianze di un passato
medioevale sono presenti a S. Severino,
dove un intatto borgo, ormai
abbandonato, sorge in cima ad un colle a
strapiombo sul fiume Mingardo. A Montano
Antilia, esiste una bella fontana a più
cannelle ornate da mascheroni; a Cuccaro
Vetere e San Giovanni a Piro, resistono
al degrado del tempo chiese e conventi
di struggente bellezza, a testimonianza
della religiosità del territorio. Futani,
Alfano, Laurito, Roccagloriosa, immersi
nei boschi di castagni e circondati da
un mare argenteo di ulivi, sono uno
spettacolo naturale impareggiabile dove
la pace regna sovrana.
La descrizione dei luoghi che occupano
questo stupendo territorio, immerso
nella solitudine selvaggia e profumata
di lentisco del suo "interno" o lungo la
sua gioiosa, frastagliata costa
incontaminata, cosparsa da spiagge
incantevoli, esclusive baie e grotte
marine, potrebbe continuare ancora a
lungo, ma preferiamo lasciare ad un
turista attento la gioia di riscoprirli.
Vogliamo solo ribadire che, grazie alla
creazione del Parco, la via per
salvaguardare ed incentivare lo sviluppo
di questi luoghi è stata intrapresa. Sta
a noi tutti saperli rivivere e
rivalorizzare. |
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Informazioni utili
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